Premiato in Europa un modello tutto italiano di innovazione in sanità

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Tra le eccellenze selezionate dall’associazione europea di farmacia ospedaliera c’è il progetto nato dal laboratorio dell’innovazione dell’Ospedale di Ancona che rende più sicure le cure oncologiche. Anche in tempi di spendig review può capitare che un ospedale italiano riceva un riconoscimento internazionale per il modo innovativo in cui ha migliorato la qualità delle cure offerte ai pazienti. Si chiama “Percorso onco-ematologico integrato e sicuro” il progetto dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona premiato durante il congresso annuale EAHP (European Association of Hospital Pharmacists) nella sessione Good Practice Initiatives. L’iniziativa annulla i rischi connessi alla preparazione e somministrazione delle chemioterapie riducendo al contempo i tempi di attesa dei pazienti perché integra e digitalizza il flusso dei dati tra medici, farmacia e reparti e rende automatiche le operazioni di allestimento delle terapie oncologiche.
«Abbiamo avviato questo progetto per impattare positivamente su una delle filiere di cura più
delicate come quella oncologica», dice Paolo Galassi, Direttore Generale del polo ospedaliero
anconetano. «Abbiamo messo al centro il paziente e la sua necessità di una cura più sicura ed
efficiente, ed abbiamo provato ad immaginare un flusso di dati, persone e materiali che potesse
rispondere a queste esigenze essendo contemporaneamente sostenibile per l’organizzazione
ospedaliera. Questo riconoscimento dimostra che è possibile fare innovazione in sanità anche in
tempi di crisi, puntando su nuovi modelli di collaborazione».
La collaborazione è un ingrediente chiave del successo di questa iniziativa: il progetto del percorso
oncologico integrato e sicuro è stato infatti sviluppato dall’Ospedale di Ancona (AOR) insieme a
Loccioni all’interno del Lab@AOR. «Si tratta di un laboratorio per l’innovazione in sanità al cui
interno pubblico e privato, clinici ospedalieri ed ingegneri industriali mescolano le rispettive
competenze per dare vita a soluzioni o processi innovativi che abbiano un impatto positivo sulla
vita dei pazienti», afferma Claudio Loccioni, direttore di Loccioni humancare, la linea di business
del gruppo che sviluppa soluzioni tecnologiche per il mondo medicale integrando competenze
scientifiche e tecniche.
Grazie a questa collaborazione, oggi tutte le fasi del processo di cura oncologico – prescrizione,
preparazione e somministrazione della terapia – rientrano in un flusso integrato e controllato di
dati, medicinali e persone.
Le cartelle cliniche all’interno dei reparti di Oncologia, Ematologia ed Onco-ematologia pediatrica
dell’ospedale marchigiano sono tutte elettroniche, la validazione delle terapie avviene in
automatico e senza rischio di errore umano. Un software dedicato fa comunicare il PC
dell’oncologo che prescrive la terapia con quello del farmacista che ha il compito di prepararla,
supportando i professionisti nel controllo dell’appropriatezza dei dosaggi.
L’informatizzazione della documentazione medica ha inoltre permesso di bypassare alcune fasi a
basso valore aggiunto, come la trascrizione manuale delle prescrizioni da parte del farmacista
ospedaliero, accorciando i tempi di attesa del 20%.
«A questo si aggiunge che nella nostra farmacia il processo di produzione delle chemioterapie
viene gestito dalla piattaforma APOTECA, che automatizza ed integra il processo garantendo
l’assoluta accuratezza del dosaggio, la tracciabilità delle soluzioni per i pazienti e la sicurezza degli
operatori, che non sono più esposti ai farmaci citotossici che compongono le chemioterapie»,
afferma Celestino Bufarini, responsabile delle preparazioni oncologiche.
Infine, a chiusura del ciclo, la somministrazione delle terapie presso il letto del paziente si avvale di
sistemi di riconoscimento tramite codice a barre che verificano la corrispondenza assoluta della
terapia alla persona a cui è riservata incrociando i dati del barcode stampato sul medicinale, la
tessera sanitaria del paziente ed il cartellino identificativo dell’infermiere che somministra. In
questo modo, l’incidenza degli errori in fase di prescrizione e somministrazione è scesa del 50%.
Oltre ai benefici per i pazienti, il percorso oncologico integrato e sicuro rappresenta anche un
esempio di come il settore pubblico e quello privato possano collaborare per innovare il modo di
fare sanità. Il riconoscimento Good Practice Initiatives è stato infatti pensato con l’obiettivo di
raccogliere e diffondere le buone pratiche attraverso l’Europa, e permettere ad altri di imparare come superare simili barriere all’innovazione.
Il Lab@AOR è il laboratorio di innovazione in sanità dentro cui collaborano AOU Ospedali Riuniti di Ancona e Loccioni. Il laboratorio nasce nel 2006, quando l’ospedale e l’impresa firmano un accordo di collaborazione in base al quale il pubblico mette a disposizione le proprie conoscenze cliniche e scientifiche ed il privato la cultura d’impresa e la
conoscenza tecnologica. L’obiettivo è di creare un incubatore di metodo ed conoscenza dentro cui clinici ed ingegneri si scambiano idee per riorganizzare i processi di cura, sviluppare tecnologie innovative e formare il personale ospedaliero ad un nuovo modo di lavorare. Dal Lab@AOR è stata sviluppata, testata e si è evoluta APOTECAchemo, la piattaforma tecnologica per la farmacia ospedaliera che ha cambiato in meglio il modo di produrre le chemioterapie in molti centri di riferimento in tutto il mondo (Cleveland Clinic, Ospedale Universitario di Mainz, IEO di Milano, OspedaleUniversitario di Mie in Giappone). La produzione controllata e sicura delle terapie oncologiche è solo uno degli ambitidi applicazione del laboratorio, che negli anni ha allargato i propri interessi a tutto il percorso oncologico, con il solitometodo di dialogo multidisciplinare e sviluppo tecnologico. Da qui nascono i progetti del Percorso onco-ematologicointegrato e sicuro e del Green@Hospital, il progetto europeo che riduce il consumo energetico delle struttureospedaliere. Il Lab@AOR è stato citato come esempio di innovazione in sanità da Henry Chesbrough, padre dellateoria dell’open innovation, nel suo libro Open services innovation.

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