E’ stata inaugurata con grande successo di pubblico lo scorso 10 ottobre, al Museo Nori De’ Nobili di Trecastelli, la mostra collettiva delle giovani artiste selezionate per il Premio di Arti Visive Nori De’ Nobili. L’esposizione, curata da Annalisa Filonzi e Federica Mariani, presenta le opere di otto giovanissime artiste: Bianca Senigalliesi, Claudia Zanaga, Elena Leone, Giorgia Razzetta, Lisa Gelli, Maria Steinmetz, Maria Vittoria Castaldello e Serena Laborante, valutate tra oltre sessanta partecipanti al premio, provenienti dalle Marche ma anche da diverse regioni d’Italia e dall’estero. La presentazione della mostra, tenutasi davanti a un numeroso e partecipe pubblico, è iniziata con i saluti dell’Assessore alla Cultura Valentina Marinelli, la quale ha sottolineato l’importanza di portare avanti un progetto che possa offrire l’opportunità alle nuove generazioni di artiste che, con la loro creatività, si apprestano a entrare nel mondo delle arti. Subito dopo è intervenuto il Direttore del Museo, Prof. Carlo Emanuele Bugatti, che si è espresso in modo positivo riguardo alle giovani artiste selezionate e ai linguaggi artistici con cui si sono approcciate a una figura così complessa e sfaccettata come Nori De’ Nobili. Ha preso poi la parola una delle due curatrici, Annalisa Filonzi, che ha introdotto le opere in esposizione, spiegandone i contenuti e le motivazioni con grande professionalità. La presentazione si è conclusa con la proclamazione della vincitrice del premio, Giorgia Razzetta, e con l’augurio che questa mostra possa essere di buon auspicio per il futuro lavoro delle otto artiste, quasi tutte presenti all’inaugurazione. In tale occasione il Museo “tutto al femminile” ha aderito alla Giornata del Contemporaneo e nel contempo ha celebrato i suoi tre anni di apertura, scegliendo, in questa particolare circostanza, di dare spazio a nuove leve nell’ambito delle arti visive contemporanee. Il Premio di Arti Visive Nori De’ Nobili è stato ideato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trecastelli, dall’Associazione Artistico Culturale Nuvolepiatte Onlus, dal Museo Nori De’ Nobili, dal Centro Giovanile di Trecastelli ed è stato cofinanziato dalla Regione Marche e dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, all’interno del progetto Artigiani del Domani. La mostra è a ingresso libero e sarà visitabile fino al 29 novembre martedì e sabato mattina dalle 10.30 alle 12.30, giovedì dalle 15.00 alle 17.00, sabato e domenica pomeriggio dalle 17 alle 19.30.
Un premio di arti visive per giovani donne
Il Premio di Arti Visive Nori De’ Nobili è nato dalla volontà di offrire un’opportunità alle giovani donne che, con la loro creatività, si avvicinano alle arti avvalendosi dei molteplici linguaggi che offre l’immaginario artistico contemporaneo. Una partecipazione sentita, quasi inaspettata, di molte giovani e giovanissime artiste. Le candidature sono pervenute sia dalle Marche che da tutto il territorio nazionale, ma non sono mancati i progetti giunti da artiste italiane residenti all’estero e straniere.
Il territorio di Trecastelli ha voluto cogliere l’opportunità, grazie al Premio di Arti Visive Nori De’ Nobili, di poter entrare nel mondo creativo di giovani generazioni e favorire loro un’occasione in cui potersi confrontare. La cultura visiva, rappresentata in questo contesto da svariate discipline e molteplici linguaggi, è stata il nutrimento di tante partecipanti per maturare un confronto sulla tematica femminile, universo complesso e molto spesso enigmatico, in cui la ricerca dell’unicità ha creato la sfida artistica, lasciando spazio a un immaginario ricco di emozioni.
Consentire a giovani generazioni di riflettere sul significato profondo delle arti in ambito femminile è stata l’intenzione di questa nuova esperienza che il Museo Nori De’ Nobili ha ideato assieme all’Assessorato alla Cultura del Comune di Trecastelli, all’Associazione Artistico Culturale Nuvolepiatte Onlus e al Centro Giovanile di Trecastelli grazie a un cofinanziamento della Regione Marche e dell’Assessorato alle Politiche Giovanili all’interno del progetto Artigiani del Domani. Le opere delle otto giovani artiste selezionate sono state ospitate al Museo Nori De’ Nobili in un’esposizione loro dedicata che, non a caso, si è inaugurata il 10 ottobre 2015, in occasione dell’Undicesima Giornata del Contemporaneo.
L’affascinante e sfaccettata figura di Eleonora De’ Nobili, donna e pittrice legata al territorio di Trecastelli, è stata, in questa singolare occasione, fonte d’ispirazione per queste giovani, che hanno analizzato la condizione sia emotiva che sociale della donna nelle arti ispirandosi, come punto di partenza, a una frase delle stessa Nori: “Tragica donna che non fu mai doma”.
Assessore alla Cultura Comune di Trecastelli Valentina Marinelli
La donna nelle arti visive contemporanee
Quella allestita al Museo Nori de' Nobili per la giornata del Contemporaneo 2015, indetta a livello nazionale dall'Associazione dei Musei italiani d'arte è una mostra assai interessante. Infatti, per il Premio di arti visive, intitolato a Nori de' Nobili, sono state scelte e ammesse alla finale otto giovani artiste di evidente talento, sul filo di un meccanismo concorsuale, cofinanziato dalla Regione Marche. Un meccanismo, che nasce dall'autonomo ed autentico entusiasmo dell'Associazione Nuvole Piatte, dell'equipe museale e del Centro giovanile di Trecastelli. Un meccanismo che, secondo gli usi correnti, ha persino un suo ritmo coinvolgente attraverso la suspense del fatto che la vincitrice del Premio verrà decretata proprio in occasione dell’inaugurazione della mostra delle finaliste. Francamente devo confessare che mi pare difficile coniugare una commissione giudicatrice con la vicenda di Nori de' Nobili, che ebbe, come si sa, scarsa fortuna critica. Però, tutto è bene quel che finisce bene e le opere in mostra di Maria Vittoria Castaldello, Lisa Gelli, Serena Laborante, Elena Leone, Giorgia Razzetta, Bianca Senigalliesi, Valentina Steinmetz, Claudia Zanaga mi avvincono e convincono assai più del meccanismo concorsuale. Aggiungerei che al di là del procedimento burocratico, il Premio è culturalmente motivato da una buona intenzione, che condivido e che rientra perfettamente negli scopi del Museo e del centro documentazione sulla donna nell'arte contemporanea. Infatti inizia ad indagare e valorizzare le giovani generazioni di artiste, le loro sperimentazioni, le loro modalità creative, la loro capacità di interagire con i luoghi e le loro persone. Ciò senza confini di nazionalità. Mi fa piacere costatare che, ben interpretando il messaggio umano e poetico di Nori de' Nobili, la tragica donna che non fu mai doma, le artiste in mostra raccontano di sé, del loro interagire con il circostante. Lo fanno con sincerità, linguaggio personale e pure coraggio. Incontrarsi con le loro opere è davvero un'emozione intensa.
Carlo Emanuele Bugatti direttore del Museo Nori de' Nobili
Premio Nori de’ Nobili: nuovi linguaggi per uno sguardo sulla nuova arte
Video, disegno e scultura sono i linguaggi vincitori del Premio intitolato alla pittrice Nori de’ Nobili. Curare una mostra con opere selezionate da un concorso è sempre un po' una sfida. Diversi sono, infatti, i criteri per cui si decide di premiare un'opera rispetto a quelli con cui si scelgono temi, stili, poetiche di una mostra collettiva. Le opere del premio sono lì per sorprenderti, le accogli come un dono che quasi sempre sposta le tue aspettative. Sorprendente in questo senso appare la quasi totale assenza, nelle proposte delle candidate, della fotografia, quanto contemporaneo l’utilizzo delle tecniche del disegno e della scultura, in varie declinazioni. Il video si reinventa come linguaggio artistico grazie all’uso dei social network, ma soprattutto è la multidisciplinarietà e la capacità di passare da un mezzo espressivo all’altro con estrema naturalezza ciò che maggiormente ci ha colpito.
Una delle finalità del premio, infatti, era quella di indagare la ricerca e la sperimentazione di giovani artiste nelle più svariate discipline, al fine anche di avviare una delle attività del Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee che affianca il museo. Per questo motivo, particolare spazio si è dato a quelle artiste che hanno utilizzato i mezzi anche tecnologici oggi a disposizione o hanno rinnovato le discipline artistiche più tradizionali per esprimere la loro sensibilità contemporanea. La soddisfazione è stata vedere quante giovani artiste – provenienti dal territorio ma anche dalle altre regioni d’Italia o italiane residenti all'estero o addirittura straniere da diversi Paesi – abbiano accettato questa sfida.
Ha vinto la visione di un mondo non facile, per le donne, ancora oggi. Anche se poi esse sono capaci di trasformare in poesia i grandi dolori della vita, e anche di vivere con ironia la propria condizione, mi ha colpito lo sguardo profondo di donne e artiste così giovani sulla realtà e sulle proprie esistenze. Una realtà che non è mai esclusivamente soggettiva, ma allarga lo sguardo tutto intorno.
La mia riflessione sui linguaggi parte da Woman in cam, il video di Bianca Senigalliesi, che indaga il rapporto delle donne con il proprio corpo, la cui accettazione, oggi, è spesso sottomessa al giudizio di un pubblico sconosciuto, attraverso la rete. Bianca unisce danza, web, musica, social network, webcam in un’opera che esprime perfettamente, attraverso la multimedialità, la schizofrenia e il disagio con la propria femminilità di una generazione che sembra esistere non concretamente, ma solo in rapporto ad un’immagine di se stessa, ulteriormente smaterializzata dalla tecnologia.
Lisa Gelli in Mia nonna era bella riflette sulla pulsione inconscia all’arte e alla bellezza attraverso l’automatismo del disegno dei diari della nonna malata di Alzheimer, e trasforma in un poeticissimo gesto di conservazione di senso di sé un’immagine che diventa sempre più labile e sfuggente. Il disegno diventa così gesto e memoria, ma anche reinvenzione di un’opera d’arte inconsapevole, quella espressa nell’oggetto diario, che come un ready made non sarebbe esistita in mancanza di uno sguardo, d’amore, che l’avesse resa riconoscibile come tale.
I colori dell’illustrazione fanno da vivace cornice all’ironia dell’opera Depilation’s feelings di Elena Leone/Desna Tural che sembra scivolare con profonda leggerezza su uno dei dolori fisici che ogni donna deve comunemente sopportare, quello della depilazione, quasi a voler fare dimenticare tutti gli altri. Elena utilizza le stesse tinte comunicative della pubblicità, per ricordare anche un quotidiano che pretende dalle donne un’estetica e un comportamento stereotipati e in qualche modo “artificiali”.
Il gesso della scultura Memorie tattili di Giorgia Razzetta è la materia più adatta ad accogliere uno dei temi più attuali che riguardano la donna, quello della violenza: l’artista lo articola in tre possibilità: violenza subita per mano di un uomo, quando un amore mal riposto può lasciare un segno sul proprio animo e sul proprio corpo; violenza impressa dalla società che ci vuole conformate nell'aspetto a certe estetiche; ma anche violenza autoimposta da chi, da sola, si “lega le mani” e non trova la propria strada. La forma delle schiene è morbida, e contrasta con i graffi impressi sulla superficie.
Il filo, che unisce uomo e donna in amore fin dal mito, costruisce la Minuscola pulsazione di Maria Vittoria Castaldello, che pulsa di sentimenti scoperti, passioni non trattenute, tensioni tra desiderio di purezza e slancio irrazionale, ma racchiude in sé anche il senso più profondo della vita, come una melagrana simbolo di fertilità.
La tecnica plastica più anticamente femminile, quella della ceramica, non poteva mancare in questo omaggio alla donna in quanto artista. Ritorno di forma di Claudia Zanaga ci propone cinque sculture dalle forme tondeggianti, di una donna agli albori della civiltà e in armonia con se stessa e con la natura, simbolo di un'era in cui il mondo era rotondo ed accogliente come il ventre di una donna e non aspro e tagliente come la spada di un uomo. Forse un invito dell'artista a riprenderci la nostra armoniosa femminilità?
Il disegno, su carta in dimensioni naturali, Sposa di Serena Laborante, ritorna in rapporto con la memoria e con il mito, con un tratto di matita che si fa ostinato, per preservare il ricordo di un sogno e di una tradizione. L’artista, attraverso il segno “sporco” a carboncino, ci parla anche di una religiosità vissuta come costrizione, di una società che contrappone il sogno collettivo di ordine al desiderio personale; l’abito da sposa stropicciato è una metafora di un'individualità spesso forte ma che si arrende di fronte alla visione comunitaria collettiva.
Ancora il disegno, infine, si unisce al linguaggio contemporaneo del video nell’animazione dell’artista russa Maria Steinmetz dal titolo Macramé. Una storia che intreccia uomini e donne, amore e violenza, felicità e solitudine, pienezza della vita e abbandono, pesantezza e levità, annodando tutti fili così complessi di cui si compone l’esistenza di una donna e trasformandoli, tramite la qualità femminile dell'accettazione e della pazienza, in un poetico ricamo.
Tante ancora le opere a cui nella selezione abbiamo dovuto rinunciare e cui oggi, scrivendo, va il mio pensiero. Perché infiniti sono i sentieri che le donne hanno percorso e i sentimenti che hanno scavato, e infinita, come quella di Nori de’ Nobili, è la loro forza nell'affrontare le situazioni tristi o gioiose della vita, attraverso una creatività che non appartiene solo all’essere artiste, ma all’essere donne e creatrici di vita.
Annalisa Filonzi
La cultura tra scultura e web cam: la donna del terzo millennio
“Tragica donna che non fu mai doma”La frase estrapolata da una delle poesie di Nori De’ Nobili ha lasciato il giusto spazio alle artiste che dai 18 ai 35 anni hanno partecipato al Premio a lei dedicato.
Che cosa emerge dal lavoro delle artiste selezionate per la mostra collettiva? Il risultato non è una risposta univoca e sterile sulla produzione artistica contemporanea, ma è un’indagine sfaccettata sulla donna, sul suo sentire visivo ed emozionale del presente.
Video, sculture, illustrazioni e disegni toccano molteplici aspetti della percezione femminile in rapporto alla società contemporanea, alle costrizioni che la donna stessa si auto impone, alla malattia, ai canoni della bellezza esteriore e ai nuovi mezzi di comunicazione.
Segni tangibili e psicologici sul corpo di donna sono rappresentati in Memorie tattili da Giorgia Razzetta che ha realizzato un trittico in gesso composto da tre schiene femminili. Ognuna di esse subisce una differente “pressione”. Le mani maschili imprimono il loro potere lasciando graffi; gli stereotipi contemporanei sono rappresentati dai segni della biancheria intima; la volontà incatenata è raccontata dal calco di mani legate dietro la schiena. In quest’opera colpisce la rappresentazione originale di tre differenti tipologie di violenza: fisica, sociale e psicologica che provengono sia dall’ambiente esterno sia dalle considerazioni intime tipiche di ogni donna.
Un linguaggio scultoreo completamente differente è quello di Claudia Zanaga, l’opera Ritorno di forma, propone una riflessione dalle linee di un vaso che, sinuoso e morbido, ricorda il corpo di una donna. L’artista utilizza la ceramica, enfatizzando con questa tecnica primitiva ed arcaica, il rimando al ruolo centrale della donna-creatrice di vita. Le forme curve e pronunciate di queste sculture contrastano con lo stereotipo attuale che impone figure amorfe e lontane dal concetto primordiale di fecondità.
Dalle forme che descrivono l’aspetto esteriore e il ruolo della donna nella società, si passa a Minuscola pulsazione, l’opera intimista di Maria Vittoria Castaldello che racchiude la passione per la vita e la libertà. La scultura è composta da un nocciolo centrale rosso che, esplodendo, spezza l’involucro di catene, metafora delle imposizioni sociali. Dal cuore dell’opera fuoriesce un filo rosso che forma un nuovo nido più morbido e accogliente, simbolo di una vita libera da costrizioni.
La fragilità della donna sotto il peso della malattia e delle tradizioni è rappresentata in mostra da due artiste che affrontano due sfaccettature differenti utilizzando lo stesso mezzo espressivo: il disegno.
Serena Laborante espone in mostra l’opera “Sposa”, un vestito nuziale disegnato a carboncino che ricorda l’usanza nel santuario della Magna Mater Cibele di Napoli di offrire queste vesti come dono per un matrimonio fecondo. Ricordando le tre figure di vergine, sposa e madre incarnate da Maria, l’abito è carico di rimandi religiosi, obblighi coniugali ed aspettative sociali che diventano un pesante fardello per la donna, spesso legata e soffocata dalla tradizione.
L’aspetto della malattia, tristemente legato anche alla figura di Nori De’ Nobili, viene trattato in chiave generazionale da Lisa Gelli. Mia nonna era bella è un diario che raccontata il progredire dell’Alzheimer, di cui era affetta la persona cara all’artista. Le campiture di colore e i segni tracciati dalla nonna sull’agenda, diminuiscono con l’avanzare della malattia: l’artista sottolinea la progressiva perdita di definizione e il successivo distacco dalla realtà, seguendo questi tratti sempre più radi e leggeri.
Oltre al disegno la mostra spazia anche nel campo dell’illustrazione: Depilation’s feelings di Elena Leone è un dittico che rappresenta la depilazione, scelta dall’artista come esempio metaforico dei condizionamenti sociali: l’azione quotidiana ed estetica si contrappone ai turbamenti artistici. Questi due aspetti sono raffigurati nell’illustrazione tramite l’espediente delle stagioni: l’estate, quando la donna è più predisposta alla cura esteriore e l’inverno, il momento dedicato alla riflessione interiore. L’artista si interroga su due aspetti della femminilità: la donna riuscirà mai a trovare un equilibrio tra l’ossessione per la cura dell’immagine e la sua introspezione?
Da un interrogativo senza risposta si passa ad un paradosso con Macramé di Maria Steinmetz, un video animato, dove una donna vittima di violenza, dà alla luce un bambino da proteggere e curare, diventando l’oggetto d’amore. Il bambino crescendo si distacca dalla madre e manifesta la volontà di conoscere il padre; questa scelta rinnova nella donna-madre il suo dolore provocando un senso di tradimento, perdita e solitudine. Questo video, privo di dialoghi, parla un linguaggio universale ponendo l’accento sui sentimenti contrastanti dell’animo umano, interpretando con delicatezza narrativa un argomento globale.
Di tutt’altro genere è il video Woman in cam di Bianca Senigalliesi, dove la femminilità, tra fragilità e voglia di mostrarsi, viene filtrata da una webcam che rimanda immagini a bassa risoluzione. La ragazza danza, posa ed esplora il suo corpo, rimanendo agganciata al computer da un paio di cuffie, non rivelando allo spettatore se ascolta musica o sta dialogando con qualcuno al di là dello schermo. In questo video, il limite fisico dell’ambientazione domestica è contrapposto allo spazio illimitato della rete virtuale, dove si può proiettare la propria immagine e farla arrivare a milioni di utenti. Passi di danza si alternano a gesti voluttuosi e movimenti indecisi, nell’era dei social network cambia il modo di comunicare e di conoscere la propria femminilità, confrontandosi con un mezzo tecnologico che la fa diventare più virtuale che reale.
Partendo dalla figura tormenta e dall’arte di Nori De’ Nobili, tramite il video, la scultura, il disegno e l’illustrazione, le otto artiste selezionate per la mostra hanno saputo analizzare e mettere a fuoco la donna del presente, tutt’altro che priva di disagio e libera dalle costrizioni sociali.
Federica Mariani
Schede delle opere
Titolo: ”Minuscola pulsazione”
Autrice: Maria Vittoria Castaldello
Dimensioni: larghezza14cm, altezza15cm, profondità15cm.
Descrizione dell’opera:
“Minuscola pulsazione” è composta da differenti materiali ognuno con una valenza specifica che si armonizza con il tutto. Il fulcro centrale è nel nocciolo dipinto in acrilico rosso che esce dall’involucro composto da carta e catene: una pulsazione diventa passione che esplode e lacera le costrizioni imposte della società. Il fil rouge lega le due estremità, fuoriuscendo lentamente dal nocciolo interiore fino ad arrivare a comporre l’involucro esteriore che rappresenta simbolicamente una nuova vita, libera e al di là di ogni imposizione.
Titolo: “Woman in cam”, video low-fi 2015
Autrice: Bianca Senigalliesi
Dimensioni: video della durata di 6’18’’, formato mp4
Descrizione dell’opera:
In questo video muto realizzato tramite webcam, una ragazza danza, posa ed esplora se stessa. Nessuno può sapere chi c’è dall’altra parte del computer. Lo spazio potenzialmente illimitato della rete è contrapposto al limite fisico dell’ambientazione domestica, dove si trova la protagonista, che si muove e danza trattenuta dal limite-catena rappresentato dalle cuffie legate con un filo al computer. I movimenti si alternano tra il “mostrarsi” e il “sentirsi”, tra un ipotetico ascolto di parole o musiche (che non possiamo sapere) e un’esposizione di sé. La femminilità si mostra tra fragilità e narcisismo nell’era dei social network e delle skypecall, filtrata da un medium tecnologico che si frappone tra la realtà e la rete virtuale.
Titolo: Depilation’s feelings
Autrice: Desna Tural / Leone Elena
Dimensioni: due illustrazioni ciascuna di 30×40 cm.
Descrizione dell’opera:
Il dittico rappresenta la depilazione, scelta dall’artista come esempio di condizionamento della società. Etichette, apparenza, conformismo sono racchiuse in un’azione quotidiana che viene trattata metaforicamente dall’artista e contrapposta al turbamento delle azioni antisociali, come il seguire le proprie inclinazioni artistiche. Le illustrazioni rappresentano due momenti diversi: la stagione dell’estate dove la cura e l’assecondamento a compromessi è più evidente e la stagione dell’inverno, considerato il momento più introspettivo. L’artista si interroga con ironia e delicatezza sul possibile equilibrio tra i due stati d’animo.
Titolo: Macramé
Autrice: Maria Steinmetz
Dimensioni: 6:34 min (24 fps) | 6:51 min (25 fps)
Descrizione dell’opera:
Questo video animato racconta di una giovane donna violentata, da questo atto nasce un bambino. Il paradosso è insito in questa storia: il frutto della violenza diventa l’oggetto d’amore, la donna impara con il tempo ad accettare e curare questa piccola creatura. Crescendo il bambino manifesta la volontà di conoscere il padre, così facendo il dolore della madre si rinnova, mascherato da un nuovo senso di tradimento e di perdita. Il video senza dialoghi e con una forte caratterizzazione dei personaggi, tocca un tema globale che si trova in tutte le culture.
GIORGIA RAZZETTA
MEMORIE TATTILI
Scultura
Gesso, cm 50x45x10 ognuna
Un trittico in gesso che invita le donne a ricercare la propria dignità e a lottare in ogni ambito per ottenerla. Le tre schiene femminili recano l’impronta di altrettante azioni o modi di essere che possono con il tempo lasciare un segno sulla nostra esistenza: le mani maschili indicano una presenza fisica molto forte che anziché proteggere può risultare a volte eccessiva anche psicologicamente; i segni lasciati dalle cuciture di un completo intimo rimandano ai condizionamenti degli stereotipi della società contemporanea, che vuole la donna sempre in ordine e perfetta; i segni delle due mani legate dalla corda si riferiscono, oltre che alla violenza in sé, all’espressione “avere le mani legate” che indica l’impossibilità di poter agire secondo la propria volontà, spesso anche come auto condizionamento.
LISA GELLI
MIA NONNA ERA BELLA
Disegni + diari originali + vecchie fotografie di vario formato + appunti e scritti significativi della ricerca
12 tavole cm 30×40
Da quando la nonna di Lisa, dopo una vita occupata solo dal lavoro, ad 82 anni è stata colpita dall’Alzheimer, ha iniziato a colorare intere agende in cui il riempimento delle pagine andava progressivamente diminuendo con l’avanzare della malattia: una similitudine con la conformazione del cervello di una persona affetta da questo morbo. L’artista ha realizzato dei ritratti seguendo l’andamento e il cromatismo dei segni lasciati dalla nonna, cercando di trasmettere il senso della graduale perdita di definizione sia nella forma, sia nel contenuto.
CLAUDIA ZANAGA
RITORNO DI FORMA
5 Sculture
Ceramica, altezza cm 30-50, diametro cm 20
La donna diventa vaso, contiene e crea. La forma è donna, una forma morbida ed elegante che rimanda ad un significato primitivo ed arcaico che restituisce alla donna il suo ruolo di primaria importanza, nella tribù come nella società contemporanea. Le cinque figure sono realizzate in ceramica, tecnica antica utilizzata proprio dalle donne nei villaggi preistorici, perché il ruolo della donna, nella società come nell’arte, si è modificato nel corso del tempo, ma le forme e i significati primi rimangono invariati.
SERENA LABORANTE
SPOSA
Disegno
Carboncino su carta, cm 200×100
L’opera richiama il tessuto culturale tradizionale che vuole le donne costrette a passare attraverso tre condizioni fondamentali: vergine, sposa e madre. Il vestito da sposa è anche un richiamo all'immagine cristiana di Maria che incarna queste tre figure, e rievoca la tradizione in uso nel santuario della Magna Mater Cibele di Napoli, dove in un angolo si conservano centinaia di abiti nuziali indossati, offerti alla Vergine come auspicio di un matrimonio fertile. L’abito è stropicciato e solo, come riferimento a questa concezione di donna.