Brexit, cosa cambia per l’automotive?

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“In ambito automotive, le relazioni commerciali tra Italia e UK sono importanti, visto che il Regno Unito è al terzo posto come Paese di destinazione dell’export della componentistica italiana, per un valore di 1,74 miliardi di euro nel 2018 (+16% rispetto al 2017) e con un saldo positivo di 1,38 miliardi di Euro, il più alto tra tutti i mercati di destinazione. Nonostante il periodo di transizione grazie
al quale, dal 1° febbraio al 31 dicembre 2020, resteranno in vigore le regole attuali sul
mercato unico, l’uscita ufficiale del Regno Unito dall’UE pone già oggi grossi
interrogativi e apre nuove opportunità. In primis, auspichiamo che dalla prossima
negoziazione dei nuovi parametri delle relazioni future sul commercio, emergano
condizioni favorevoli all’interscambio delle merci, anche sul fronte doganale.
Essenziale anche che le omologazioni degli autoveicoli in UK rimangano allineate
all’omologazione UE del veicolo completo.
Nel nuovo scenario che si sta profilando, pensando alle molte aziende che si accingono a
lasciare il Regno Unito, l’Italia può giocare un ruolo chiave nell’attrazione di
investimenti sul territorio. L’insieme delle misure nazionali di supporto agli
investimenti e quelle ulteriormente previste per il Mezzogiorno, coniugate con le
misure europee di coesione per le regioni meno sviluppate e in transizione, offrono
un’attrattività di investimento che non ha nulla da invidiare agli altri Paesi europei.
Per valorizzare appieno quest’occasione, è opportuno mettere in campo, nell’attuale
momento storico di transizione per il settore automotive, una politica industriale
strutturata, che oltre ad agevolare l’insediamento di nuove realtà produttive, punti a
consolidarne la presenza nel tessuto industriale nazionale”.

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