iSwiss lancia “share securitization”, la cartolarizzazione alla portata di tutti

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La cartolarizzazione è un’ottima alternativa al ricorso al credito ed è ampiamente utilizzata, in tutto il mondo, dalle aziende ed istituti finanziari quale alternativa al prestito bancario o obbligazionario. In Italia, la cartolarizzazione è utilizzata quale esclusivamente dalle banche quale mezzo di finanziamento e smobilizzo dei crediti, per aumentare il proprio circolante.

Ma che cos’è la cartolarizzazione in parole semplici? La cartolarizzazione è un’attività finanziaria che consente di trasformare un diritto al flusso di cassa futuro in titoli (da cui il termine “cartolarizzazione”) da collocare sul mercato agli investitori. In questo modo, gli investitori anticipano la liquidità al prenditore, in cambio della possibilità di partecipare a parte dei flussi di carta futuri. L’esempio più semplice è il credito. Il titolare del diritto legale ad incassare un credito in futuro, lo cede ad un investitore che incasserà al suo posto. Ma anche un progetto immobiliare che richiede liquidità immediata dietro prospettiva di lauti incassi futuri, si può prestare ad essere cartolarizzato.

«La differenza non da poco conto con l’anticipo bancario o il prestito obbligazionario – spiega Aleo Christopher, Amministratore Delegato e fondatore di iSwiss -, è il trasferimento del rischio dal prenditore al mercato. In altri termini, nella cartolarizzazione, il rischio insito in un evento futuro (per definizione sempre imprevedibile) è trasferito al mercato, per cui, nel caso che il flusso futuro di cassa non si dovesse avverare o avverarsi in misura minore a quanto previsto, l’investitore supporterà tale perdita al posto del prenditore. Questa è la differenza tra lo sconto bancario o il debito obbligazionario: quest’ultimi, infatti, devono essere sempre restituiti. Ciò nonostante – continua il Ceo di iSwiss -, i titoli delle cartolarizzate, le c.d. ABS, sono considerate, sul mercato, più sicuri rispetto ai titoli obbligazionari. Come mai è presto spiegato. Acquistando le obbligazioni, infatti, l’investitore presta soldi “in bianco” ad un soggetto, fidandosi della sua capacità di rimborsare il prestito e gli interessi. Nel mercato dei titoli delle cartolarizzate, invece, l’investitore acquista un flusso di cassa ben individuato, di cui può verificare i contratti e i titoli legali all’incasso. In altre parole, non presta i soldi “in bianco” ma dietro la garanzia di un flusso di cassa con cui potrà essere rimborsato e pagato negli interessi».

Questa differenza fondamentale fa sì che gli ABS (i titoli delle cartolarizzate) rientrano nel novero di titoli che possono essere acquistati dai fondi pensione (notoriamente limitati nelle proprie opzioni di acquisto) o rientrare quale titoli di garanzia alternativi alla liquidità per i fondi propri delle assicurazioni (che, in questo modo, possono smobilitare la liquidità sostituendola con i titoli delle cartolarizzate). Il vantaggio principale delle operazioni di cartolarizzazioni rimane, sicuramente, la possibilità di ottenere liquidità sui propri flussi di cassa trasferendo, contestualmente, il rischio sul mercato. Non è un aspetto da poco: consente al prenditore, a propria scelta, di uscire dall’operazione con una liquidazione del mercato. Esattamente come fanno le banche quando collocano i crediti, che hanno in pancia, per reinvestire il circolante su nuove operazioni.

Come mai, con questi vantaggi, la cartolarizzazione è quasi del tutto sconosciuta ai più? «Il problema principale sono i volumi necessari per avviare il progetto di cartolarizzazione in proprio – illustra Aleo Christopher -. Costituire una società veicolo, iscriverla presso la Banca d’Italia, ottenere un ISIN, emettere i titoli, redigere un prospetto informativo, ottenere un auditing esterno, collocare i titoli: tutto ciò richiede che il flusso di cassa collocato sia di diversi milioni di euro e ci siano disponibilità da anticipare in spese di consulenti. I costi per la strutturazione dell’operazione partono da centinaia di migliaia di euro».

La share securitization lanciata da iSwiss offre, per la prima volta, una soluzione a questa problema. iSwiss, infatti, lancia operazioni di cartolarizzazione in “sharing” ovvero raccogliendo più flussi di cassa di diversi prenditori per costituire un pool che abbia la dimensione necessaria per strutturare un’operazione di cartolarizzazione. Lo sharing consente di condividere anche i costi di struttura, abbattendo le somme necessarie per l’avvio del progetto per ogni singolo prenditore.

La share securitization, lanciata da iSwiss, ha tutte le carte in regola per concorrere con i finanziamenti bancari ed offrire un nuovo modo di finanziarsi per le piccole medie imprese.

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