Ultima giornata del Festival del Giornalismo Culturale, un focus sulla formazione dei giornalisti e su come si informa la Generazione Z

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A Urbino termina l’11^ edizione: nel 2024 il tema sarà ‘L’altro sguardo. Il posto delle donne nella storia del giornalismo italiano’

 

Cosa leggono i giornalisti? Come si ‘formano’ coloro che hanno il ruolo di informarci? E cosa leggono i ragazzi della Generazione Z? Di questo e di altri temi si è parlato a Urbino nella giornata conclusiva dell’11^ edizione del Festival del Giornalismo CulturaleLeggere per *, il futuro del giornalismo nell’era degli schermi’.

La giornata si è aperta nella Sala del Trono di Palazzo Ducale con un incontro dedicato al Cinema e alle serie tv, ovvero alle storie che prendono vita al di fuori delle pagine di un romanzo. Il nuovo dualismo nel modo di raccontare è stato al centro di questo panel che ha visto gli interventi di Stefania Antonioni, Cristina Battocletti, Alessandro Bizzotto, Chiara Checcaglini e Giacomo Manzoli.

Battocletti, scrittrice e giornalista, ha evidenziato come ‘abbiamo dei professionisti del doppiaggio eccellenti ma i ragazzi non ne hanno bisogno. Sono abituati alla bellezza del film in lingua originale”, mentre Alessandro Bizzotto – responsabile Comunicazione CONAI – ha affermato: “Penso si debba riflettere sul tema del cinema inteso come esperienza collettiva: le nuove generazioni sono native dello streaming. Ci vuole flessibilità nel giudicare la fruizione”.

La mattinata è terminata con la lectio magistralis della neuroscienziata Michela Mattioli che ha spiegato cosa succede al nostro cervello mentre leggiamo. “Sono tante le aree del cervello che si attivano durante la lettura; e lo devono fare una dopo l’altra nella maniera corretta”.

A seguire, è stata presentata la ricerca su come leggono i giovani della Generazione Z: la Direttrice del Festival Lella Mazzoli ha illustrato come è cambiata la lettura in pochissimi anni, da quando smartphone e social network hanno dato accesso a una galassia informativa molto variegata.

“Il 37% della Generazione Z è influenzato da TikTok, YouTube e Twitch, oltre che da amici, genitori e insegnanti”.

Il pomeriggio si è aperto con delle riflessioni accurate su un tema rilevante nel mondo di oggi, caratterizzato da un continuo flusso di contenuti, “fare informazione: come si forma e cosa legge il giornalista”. Sono intervenuti lo scrittore e giornalista Paolo Di Paolo, la giornalista Rai Lucia Goracci, il giornalista esperto di “orienti” Simone Pieranni e l’autore Piero Sorrentino, con lectio della giornalista di LA7, Alessandra Sardoni.

Lucia Goracci ha spiegato che “per informarsi tutto serve. È importante conoscere la lingua del luogo. Denota lo sforzo di andare incontro all’altra cultura. Per diventare buoni giornalisti il CV di studi è importante, sono importanti le scuole di giornalismo e molto l’esperienza sul campo”.

Oggi rischiamo di non sapere né volere fare approfondimenti più accurati; ne ha parlato Paolo Di Paolo affermando: “A volte anche il lettore, nel flusso continuo a cui siamo esposti, ha la sensazione di non riuscire a trovare il tempo per leggere un articolo più lungo”.

Alessandra Sardoni ha offerto il suo interessante punto di vista: “Vivo molto sul giorno per giorno, in tempi compressi, un frullatore continuo. Leggo spesso per presentare libri. È una sofferenza cercare il tempo o rinunciare a letture che appassionano”.

L’ultimo panel dell’11^ edizione del Festival del Giornalismo Culturale è stato dedicato alla figura del giornalista culturale grazie agli interventi della professoressa di Sociologia della comunicazione e Media digitali Maria Teresa Carbone, insieme al semiologo Beppe Cottafavi (consulente Mondadori Libri), al giornalista di Repubblica per l’inserto “Robinson” Lucio Luca, Luigi Mascheroni, giornalista del Giornale e Stefano Salis, responsabile dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore. A seguire è stata la volta della lectio di Marino Sinibaldi, il quale ha sottolineato come ‘questo Festival si interroga da sempre su cosa sia il giornalismo ma, anno per anno, i confini si spostano sempre di più. Non esiste più la coincidenza fra giornalismo e oggetto, il giornale”.

Luigi Mascheroni ha aggiunto: “Il giornalismo culturale ha il compito di fare selezione, di dire al lettore cosa e perché sia meglio leggere o non leggere. Il giornalista culturale non può sapere tutto. Deve avere tra i contatti un buon numero di specialisti. In 20 minuti deve sapere chiamare la persona giusta per fare luce su una notizia e capire se vale la pena o no approfondire qualcosa”.

Il Festival 2023 si è chiuso con la presentazione della mostra “Federico Barocci. Urbino, 1535-1612” – a cura del Direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo – che aprirà al pubblico nel 2024.

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