David Sassoli è stato eletto presidente del Parlamento Ue

1099
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 03-07-2019 Strasburgo Politica Sessione plenaria del Parlamento Europeo - Elezione del Presidente Nella foto David Sassoli Photo Roberto Monaldo / LaPresse 03-07-2019 Strasbourg (France) David Sassoli elected President of the European Parliament In the pic David Sassoli

L’eurodeputato Pd David Sassoli è stato eletto presidente del Parlamento Ue alla seconda votazione con 345 voti, a fronte della maggioranza necessaria prevista di 334 voti. L’annuncio è del presidente uscente dell’Eurocamera a Strasburgo Antonio Tajani.
Dai primi passi nei quotidiani locali alla presidenza del Parlamento Europeo: quella di David Maria Sassoli, candidato ufficiale del gruppo socialdemocratico ed eletto presidente dell’Europarlamento con 345 voti, è una storia umana e politica legata in maniera indissolubile al Partito Democratico. Fascino brizzolato, occhio ceruleo, mascella volitiva, soprannominato “il bello della sinistra”, una grande passione per il giardinaggio, Sassoli da piccolo sognava di fare l’archeologo: “Sono noioso – dichiarò in una vecchia intervista a Novella 2000 – amo la musica classica e leggo la storia romana”.

Gli esordi da giornalista lo vedono impegnato nelle testate locali e nelle agenzie di Firenze, dove Sassoli nasce nel 1956. Il salto avviene poi con la redazione romana de Il Giorno dove, per sette anni, racconta la politica e non solo. Il 3 luglio 1986, a trent’anni, diventa giornalista professionista. Nel 1992 entra in Rai come inviato di cronaca del Tg3. Il suo volto entra nelle case degli italiani che imparano a conoscerlo anche per la collaborazione con il programma Il Rosso e il Nero di Michele Santoro. Nel 1996 gli viene affidata la sua prima trasmissione, Cronaca in Diretta, un contenitore di Rai 2 e, poco tempo dopo, passa a condurre Prima, rotocalco quotidiano del Tg1. In rapida ascesa a viale Mazzini, arriva alla conduzione del Tg1 delle 13.30, poi di quello delle 20 e infine, con Gianni Riotta alla direzione, diventa vicedirettore della testata della rete ammiraglia del servizio pubblico.

Sposato con Alessandra, incontrata sui banchi del liceo, e padre di due figli, gran tifoso della Fiorentina, la politica l’ha respirata fin da bambino. Suo padre, Mimmo, parrocchiano di don Milani (la famiglia Sassoli è di Calenzano) è stato amico di Giorgio La Pira e Nicola Pistelli. David è cresciuto a Roma, scout nell’ Agesci, studente a Scienze Politiche, senza mai recidere il legame ideale con “i padri nobili fiorentini”. È qui, dice, che si radica il suo rapporto, negli anni ‘ 70-’80, con la Lega Democratica di Scoppola e Ardigò, “sguardo critico sull’ esperienza democristiana che si apriva a mondi diversi, i laici, i comunisti”. Il passaggio alla politica attiva avviene tuttavia grazie Walter Veltroni, allora sindaco di Roma, che meditava di fondare un nuovo partito, il Pd per l’appunto, mettendo insieme le due grandi tradizioni della politica italiana, quella di sinistra del Pci-Pds-Ds e quella cattolica e popolare della Dc poi confluita nella Margherita. Sassoli è uno dei primissimi ‘nativi dem’ visto che aderisce al Partito democratico non appena Veltroni tiene a battesimo la propria creatura politica. Lo fa candidandosi con successo alle elezioni europee del 6 e 7 giugno 2009 come capolista nell’Italia Centrale e raccoglie la bellezza di 412.500 preferenze, un record che gli frutta il “titolo” di primo eletto nella sua circoscrizione oltre a quello di capogruppo del Pd all’Europarlamento.

Sulle ali dell’entusiasmo annuncia di voler dedicare “tutta la sua vita” all’attività politica. Tre anni dopo, però, Sassoli fa in conti con una prima, bruciante, delusione: è il 2012, a Roma si vota dopo cinque anni di governo di centrodestra. Il Pd sente in mano la vittoria, ma è anche atteso alle primarie per la scelta del candidato sindaco. Allo start sono in tre: Sassoli, Paolo Gentiloni e Ignazio Marino, il chirurgo genovese passato per un incarico come senatore del Pd. Per Sassoli, fiorentino adottato dalla Capitale, è l’occasione per il grande salto. Ma a vincere sarà proprio Marino, seguito da Sassoli e da Gentiloni che, cinque anni dopo, diverrà presidente del Consiglio. Si ricandida alle elezioni Europee nel 2014, quelle del 40,8% del Partito democratico. Le preferenze per lui, ancora candidato nell’Italia centrale si dimezzano, ma il suo lavoro tra i banchi di Bruxelles e Strasburgo è riconosciuto dai compagni del Pse – nel quale il Pd è confluito per scelta dell’allora segretario Matteo Renzi – e dagli avversari. Il 1° luglio di quell’anno diventa vice presidente del Parlamento europeo con 393 voti, risultando il secondo più votato in quota Pd-Pse. L’ultimo capitolo della sua carriera è storia recente: alle elezioni del 26 maggio prende 128.533 preferenze, ottenendo il seggio fino alla carica di presidente.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here