Imprese, l’ira del Veneto «Pregiudizi contro di noi»

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Vardanega accusa. Bombassei: ascolterò le vostre istanze. Zuccato: Riello era l’innovatore. Tomat media: non è una sconfitta
Come si comporterà il Veneto dell’imprenditoria ora che Andrea Riello non correrà più per succedere ad Emma Marcegaglia? A sentire Alberto Bombassei, il candidato 71enne, vicepresidente uscente, sembra che non ci siano dubbi. «Riello ha già espresso una certa affinità con il mio modo di approcciare i problemi e questo mi consente di dire che buona parte del Veneto sia dalla mia parte – ha detto -. E poi anche se vivo in Lombardia da anni, sono nato a Vicenza emi sento psicologicamente molto vicino a questa terra. Quindi farò di tutto per accogliere le istanze della regione, rispettando l’atmosfera di imprenditoria umana e familiare ». Mala reazione degli industriali, raccolta a caldo al termine del confronto di Mogliano, lascia intravvedere una realtà più complessa. C’è chi accoglie la notizia del ritiro di Riello, e del via libera a Bombassei, con entusiasmo (è il caso del presidente degli industriali di Venezia, Luigi Brugnaro, che ha esplicitato il suo sostegno al patron della «Brembo»); mac’è anche chi lascia trasparire delusione e rabbia. E’ il caso del presidente di Confindustria Vicenza Roberto Zuccato, che punta il dito soprattutto sulla questione del mancato ricambio generazionale. «Sono dispiaciuto – confessa -, Riello aveva le caratteristiche per portare quel rinnovamento che chiede il mondo. Adesso invece ci troviamo di fronte a due imprenditori straordinari, ma che sicuramente non hanno l’età dalla loro parte. L’ex presidente del Veneto rappresentava il nuovo, era una candidatura che poteva essere importante, ma forse è partita troppo tardi.

Un appoggio a Bombassei? Nulla è deciso, i giochi sono tutti da rifare ». Di un «pregiudizio anti-Veneto » parla invece il presidente di Confindustria Treviso, Alessandro Vardanega. «Perché questo territorio non riesce ad esprimere un presidente? Sono gli altri che hanno dei preconcetti nei nostri confronti – sottolinea appunto il numero uno degli imprenditori della Marca -, non perché manchino delle capacità su questo territorio. Purtroppo il Veneto ha questa rappresentazione, ma non per sua incapacità quanto per i preconcetti che ci sono. Sono sicuro però che verrà il momento in cui al Veneto sarà riconosciuta la sua capacità di rappresentanza e di guida delle istituzioni». E duro è anche il vicepresidente regionale, il padovano Francesco Peghin. «Confindustria aveva bisogno di una svolta generazionale e Riello poteva essere la persona giusta – sostiene -. Squinzi e Bombassei sono due imprenditori la cui storia parla da sola, però penso che la motivazione e la grinta possano venire solo da imprenditori di un’altra generazione. L’Associazione dovrebbe rappresentare la tipologia di imprese che trainano il Paese, invece purtroppo per delle scelte non felicissime di 15 anni dà un grande peso ad aziende pubbliche o para-pubbliche che hanno esigenze diverse e contrapposte a quelle delle nostre aziende. In questo senso sia Bombassei, che Squinzi sono al nostro opposto».

Il numero uno degli industriali veronesi, Andrea Bolla, non si sbilancia: «Apprezzo il gesto di Riello – fa sapere – ma è prematuro parlare di giochi fatti.Valuteremo attentamente le candidature». Chi getta acqua sul fuoco è il presidente regionale Andrea Tomat: «Avevamo tentato un piano di convergenza sul nome del nostro candidato – evidenzia -, ma alla fine abbiamo capito che il progetto non era possibile. Con Bombassei c’è una certa intesa, tuttavia i giochi restano aperti». Ma intanto, mentre gli industriali friulani si fregano le mani per il sostanziale «via libera » a Bombassei (lo hanno confermato sia il presidente di Pordenone, Michelangelo Agrusti, che quelloregionale Alessandro Calligaris), va registrata anche la presa di posizione dell’altro contendente alla poltrona di Confindustria, Giorgio Squinzi, che da un lato si è detto «sorpreso e dispiaciuto » per la decisione di Riello, dall’altro ha chiesto a Tomat un nuovo faccia a faccia da tenersi in Veneto. Per capire come finirà insomma bisognerà aspettare. Anche se l’idea di una «diaspora» dei voti sembra sempre più plausibile. «Senza il nostro candidato l’unità dell’associazione non è più fondamentale», è il pensiero del presidente Zuccato. E c’è già chi dice: «A questo punto meglio soli, che male accompagnati».

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