Priorità alle fonti rinnovabili

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“Quello dell’energia è un tema molto importante, soprattutto in una regione come le Marche, che è la più industriale d’Italia e che, nel contempo, ha puntato su un secondo motore di crescita basato su turismo e ambiente. I tempi sono maturi per fare il punto sulla strategia del Pear. Con il Piano energetico e ambientale attualmente in vigore, sono state compiute scelte molto forti dal momento che le Marche erano e sono una delle ultime regioni italiane per produzione di energia elettrica. Il deficit è molto forte, intorno al 50%”. Così il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, nel corso della conferenza stampa di questa mattina, presenti gli assessori all’Energia Maura Malaspina e all’Industria Sara Giannini. “Di fronte a tale deficit – ha aggiunto Spacca – il primo obiettivo del Pear era di avvicinarsi al fabbisogno di energia elettrica attraverso la produzione locale da fonti rinnovabili. Un obiettivo che è stato conseguito in maniera molto relativa. Il secondo obiettivo era limitare la produzione da combustibili fossili che hanno maggiore impatto sull’ambiente. Su questo, l’azione della Regione è stata negli anni assolutamente coerente: sono state interrotte, infatti, le procedure per le due centrali turbogas, San Severino e Corinaldo, ed è stata disincentivata la nuova centrale turbogas a Falconara”. Il Pear si basa su tre assi principali con priorità alle fonti rinnovabili, insieme a risparmio energetico e cogenerazione distribuita, al fine della copertura del deficit regionale. L’obiettivo del Burden Sharing, ossia la regionalizzazione del target di produzione energetica da fonte rinnovabile elettrica e termica attribuito dalla Ue all’Italia, rappresenta la principale sfida dei prossimi anni, considerato anche il rischio di commissariamento connesso al mancato raggiungimento dell’obiettivo regionale assegnato. Il Burden Sharing assegna alle Marche la quota di condivisione dell’obiettivo di produzione da fonti rinnovabili del 15,4% rispetto ai consumi lordi di energia. Obiettivo rispetto al quale le Marche sono in forte ritardo.
Al 2012 il deficit energetico regionale è pari a -3.899 GWh (-48,9%) rispetto a un fabbisogno di 7.991 GWh (Dati Terna). Una delle sfide che la Regione aveva lanciato con il Pear adottato nel 2005 era quella di ridurre il forte deficit attraverso la generazione distribuita e le rinnovabili, rigettando le altre strade possibili, nucleare e grandi impianti turbogas. “La sfida rimane aperta – ha aggiunto Spacca – Se da un lato la crisi ha contribuito alla stabilizzazione dei consumi energetici, dall’altro non è pensabile, auspicando una ripresa dell’economia, il perdurare di questa situazione di deficit che influisce pesantemente sul costo finale dell’energia penalizzando il sistema produttivo marchigiano e che espone le Marche al commissariamento per il mancato rispetto degli obiettivi assegnati”.
Il contributo alla riduzione del deficit, apportato dalle singole fonti rinnovabili, dà la misura del problema. Tolto il fotovoltaico (che ha fornito un importante contributo, ma che non ha, nei prossimi 5 anni, prospettive di crescita paragonabili a quelle degli ultimi 5) e l’idroelettrico (già al limite di sfruttamento delle risorse), restano eolico, geotermia e biomasse. Le Marche sono la regione italiana con meno eolico (e non per mancanza di vento), la geotermia non potrà portare (con la tecnologia attuale) un contributo consistente. Quanto alle biomasse, le Marche sono ben al di sotto del target: rispetto a un obiettivo di 360 GWh previsto al 2015, gli impianti realizzati al 2012 contribuiscono per 109,7 GWh. Il ritardo nel raggiungimento degli obiettivi su questa specifica fonte rinnovabile è dunque evidente. In questo contesto si inserisce la proposta di legge approvata il 16 dicembre scorso.

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