Assessore Malaspina: no ad atteggiamenti dettati esclusivamente dall’impulsività

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“E’ sconcertante constatare quanto la non conoscenza della situazione reale alimenti prese di posizione prive di alcun fondamento che potrebbero portare ad assumere decisioni emotive e non adeguatamente meditate. E’ quanto sta accadendo con l’atteggiamento del senatore Mario Morgoni le cui dichiarazioni e i cui intendimenti sembrano dettati esclusivamente dall’impulsività. Sarebbe al contrario necessario che, oltre ad emettere sentenze di censura e di condanna che poggiano su basi del tutto slegate dalla realtà dei fatti, il senatore Morgoni, così come gli altri parlamentari, si impegnasse seriamente ad elaborare e proporre soluzioni che possano porre fine al problema giuridico creato dal Legislatore nazionale. Spero gli siano utili alcuni chiarimenti sulla vicenda delle politiche energetiche:
il D.L. n. 91/2014, emanato dal Governo Renzi, è diretto a salvare lo Stato italiano e non la Regione Marche, per superare sia una sperequazione di trattamento giuridico tra territori regionali all’interno dello stesso Paese, sia una contraddizione tra normativa nazionale ed europea. L’ interpretazione di Morgoni è dunque priva di fondamento.
Infatti, la Commissione europea nell’anno 2009 ha aperto una procedura di infrazione a carico dello Stato italiano perché il T.U. sull’ambiente (D. Lgs. n. 152/2006) ha stabilito, per l’individuazione degli impianti da sottoporre a V.I.A., il solo criterio dimensionale, con ciò violando la direttiva C.E. n. 92/2011.
La Regione Marche, a cui non era mai stata notificata l’esistenza della suddetta procedura, ha disciplinato la V.I.A. per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, attenendosi al criterio dimensionale stabilito dal T.U. statale, con la L.R. n. 3/2012. Il Governo Monti ha paradossalmente impugnato la legge regionale delle Marche per contrasto con la direttiva C.E., ma non quelle fotocopia di altre Regioni. La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso con la sentenza n. 93/2013.
Ne è conseguito che le autorizzazioni regionali, rilasciate sulla base della legge regionale ed impugnate avanti al T.A.R. delle Marche, sono state automaticamente annullate, ponendo a carico della Regione Marche l’onere della rinnovazione del procedimento autorizzativo. Dalla vicenda è nata una situazione paradossale: in tutte le regioni italiane sono state e vengono rilasciate autorizzazioni per impianti di potenza in MW ben superiore a quelle realizzate nelle Marche, secondo il criterio dimensionale della legge statale censurato dalla Commissione europea.
E’ quindi possibile attendersi altre pronunce di annullamento della legislazione delle altre regioni da parte della Corte Costituzionale, sulla base della sentenza n. 93/2013.
L’art. 15 D.L. n. 91/2014 detta finalmente una disciplina della V.I.A. postuma, valevole per tutto il territorio nazionale, in attuazione dell’art. 117 della Costituzione, con lo scopo di porre rimedio alla procedura di infrazione. Tale disciplina non appare in contrasto con le direttive comunitarie, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 209/2013.
La Regione Marche, nel settore della produzione dell’energia elettrica, si è sempre mossa nel rispetto degli obiettivi posti dallo Stato per l’attuazione del protocollo di Kyoto (sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili) e dell’autosufficienza energetica. Ora le Marche versano in una situazione di deficit produttivo di energia, con pesanti conseguenze sull’economia e sulla vita del territorio (dati ricavabili dal sito del GSE).
Credo che sia utile che il senatore Morgoni approfondisca tutti questi elementi, che potranno fornirgli un quadro non distorto della situazione”.

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