Le nuove Autorità Portuali

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Così come da noi anticipato nell’edizione n. 31 di Adriaeco – fine febbraio 2014 https://www.adriaeco.eu/sfoglia_il_giornale/20140314/4781_spending_review_sulle_autorit__portuali.html – nel Decreto Legge Sblocca Italia sarebbero introdotte alcune anticipazioni della riforma portuale, tra cui la riduzione delle Autorità Portuali italiane, che passeranno da 24 a 15, tante quanti sono i core port europei, più Civitavecchia.
Il nuovo quadro sarebbe, quindi composto da: Genova – Savona, La Spezia-Marina di Carrara, Livorno – Piombino, Napoli – Salerno, Gioia Tauro, Cagliari – Olbia – P orto Torres, Palermo -Trapani, Augusta – Catania – Messina, Taranto, Bari – Brindisi, Ancona, Ravenna, Trieste – Monfalcone e Venezia – Chioggia, Civitavecchia – Fiumicino – Gaeta.

Negli altri scali la gestione è assicurata da un direttore generale che gestisce le risorse finanziarie, coordina le risorse umane, cura l'attuazione delle direttive del presidente e riferisce in merito al loro stato di attuazione.
Al fine di rendere più competitivi i servizi portuali e logistici, le autorità potranno fondersi con altre autorities o aggregarsi con porti appartenenti alla categoria III, e promuovere sinergie e forme di coordinamento anche con porti stranieri per attrarre nuovi traffici destinati ai corridoi europei.

L’attuale procedura di nomina dei presidenti dell'autorities, contenuta nella disciplina della legge 84/94, verrà abbandonata a favore di un meccanismo differente: sarà il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a “selezionare, individuare e nominare il presidente tra soggetti aventi esperienze amministrative o istituzionali o professionali pertinenti e compatibili con gli indirizzi e le competenze dei distretti logistici, sentito il parere dei presidenti delle regioni interessate”.

L’attuale procedura di designazione del presidente dell’Autorità portuale, indicata all’articolo 8 della Legge 84/94, prevede la selezione dello stesso tra differenti candidati inclusi in una terna di esperti (con massima e comprovata qualificazione professionale nel settore dell’economia marittima e dei trasporti) individuati dal Comune, dalla Provincia e dalla CCIA delle città interessate.

Ogni distretto logistico dal 2015 potrà trattenere l’1% dell’IVA derivante dall’importazione delle merci movimentate nel territorio nazionale attraverso il proprio porto.

La quota di IVA trattenuta può variare per consentire la realizzazione di opere a livello portuale che incrementino la strategicità e l’operatività dello scalo stesso: per le autorità portuali che procedono a fusione o aggregazione, come nel caso di Brindisi e Bari, la quota di IVA trattenuta è aumentata al 2%. La bozza del decreto prevede inoltre un maggiore coinvolgimento dei privati nella realizzazione di opere portuali.

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