\”Abbiamo la responsabilità di portare avanti i valori sui quali si fonda il nostro Paese. Lo dobbiamo ai giovani, per dare loro – e all\’Italia – un futuro\” Il Presidente della Regione è intervenuto questa mattina a Reggio Emilia alla Giornata nazionale della Bandiera e 219° anniversario del Primo Tricolore “Il nostro Paese sa di avere nell’unità e nell’identità nazionale i motori imprescindibili che ci spingono in avanti. Sentiamo l’onore che la storia ci porta, ma sentiamo anche sulle nostre spalle la responsabilità di continuare e rinnovare le scelte fatte dalla Repubblica Cispadana il 7 gennaio del 1797”.
Lo ha detto Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, intervenendo questa mattina alla Festa del Tricolore a Reggio Emilia, nel 219° anniversario del primo tricolore.
Il Presidente, nel corso del proprio intervento, ha ricordato che i padri costituenti scelsero “di inserire la bandiera nella Costituzione: perché l’unità del Paese e la conquistata della democrazia erano beni inalienabili e indissolubili. Nella nostra Carta ritroviamo i valori della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità che erano perno della Rivoluzione francese, alla quale guardavano coloro che sedevano nel parlamento Cispadano”.
Nella difesa dei principi di cui la bandiera diventa simbolo, “occorre più Europa – ha detto Bonaccini – occorre muoverci spinti da una coraggiosa voglia di innovare, di capire il futuro per governarlo, nella libertà e nelle differenze che collaborano per il bene comune”.
Il Presidente poi si è soffermato sul tema della legalità, “senza la quale libertà, uguaglianza, fraternità sarebbero parole vuote. La nostra legge sulla legalità, che presto approderà all’Assemblea regionale, è una legge necessaria e giusta, che abbiamo fortemente voluto per dare un contributo concreto alla lotta contro ogni forma di condotta criminosa”.
“Oggi – ha concluso il Presidente Bonaccini – è la giornata del rilancio dell’Italia, di un Paese che cambia passo, che recupera una visione del futuro e un posto nel mondo. Questo noi lo dobbiamo in primo luogo ai giovani italiani, che cercano un loro posto nel futuro. Se non ci sarà un futuro per loro non ci sarà un futuro neppure per l’Italia”.