Trivelle in Adriatico: il no di Zaia

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“Io Venezia e il turismo veneto non li svendo per duecento miliardi, figurarsi per duemila euro. Avanti tutta contro tutte le trivellazioni in Adriatico, su tutte le sue sponde. La Regione Veneto è pronta a combattere al fianco delle altre Regioni. In ogni sede, con ogni mezzo lecito, senza alcun tentennamento”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia torna a schierarsi contro le trivellazioni in Adriatico, dopo che il Ministero dello Sviluppo Economico, il 22 dicembre scorso, ha concesso alcune autorizzazioni alla ricerca petrolifera (Tremiti, Golfo di Taranto, Pantelleria, Ombrina Mare), e dopo che il Sindaco di Tremiti Antonio Fentini ha svelato che la concessione che riguarda il suo territorio è stata rilasciata per una somma di meno di duemila euro l’anno (1.928,292).
“Qui si sta scherzando con il fuoco – aggiunge Zaia – si vorrebbe forse fare politica energetica con decreti pubblicati sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi, giocando sulle date degli atti Governativi e Parlamentari? Facciano pure, in barba ai ripetuti proclami in difesa dell’ambiente e del patrimonio naturalistico nazionale, ma sappiano che il Veneto e altre nove Regioni, circa la metà d’Italia, non ci stanno e chiedono, a nome dei loro cittadini, di fermare questo pericoloso scempio i cui rischi superano di gran lunga i presunti benefici”.
“Il Governo – piuttosto che emanare decreti ad orologeria prima che il Parlamento li renda impraticabili com’è accaduto in questo caso – aggiunge Zaia – dovrebbe invece fare una profonda riflessione autocritica, ascoltare chi i territori li conosce meglio come i Presidenti delle dieci Regioni in questione, e non guardare solo all’Italia, ma adoperarsi in campo internazionale perché finiscano le trivellazioni in Croazia, dato che non esiste un confine politico per la difesa del futuro dell’Adriatico e delle terre che vi si affacciano”.
“L’articolo 239 della Legge di Stabilità – conclude Zaia – ha falcidiato, ma non ucciso, i sei referendum proposti dalle Regioni. Uno è rimasto in piedi. Su quello, e sull’attenzione che non dubito porrà la Consulta ad un problema così grave e ad un rischio così imminente, contiamo molto. Pur sapendo, e lo abbiamo visto con questi decreti di fine dicembre, che la battaglia sarà difficile e lunga”.

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