Sgarbi, le trivellazioni in Adriatico sono una follia!

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Gianluca Carrabs, Presidente onorario dei VERDI delle Marche e Vittorio SGARBI: “Questo referendum ha un forte valore politico. Il nostro voto servirà per ribadire che i cittadini vogliono un nuovo modello di sviluppo economico basato sulle energie rinnovabili, sull\’agricoltura di qualità, sul turismo e sulla bellezza del nostro territorio”. Vittorio SGARBI, insieme alla Federazione dei Verdi delle Marche, il gruppo Consiliare ‘Uniti per le Marche’ e Slow Food Marche, fanno partire oggi la campagna di sensibilizzazione per il Referendum NO TRIV del 17 Aprile prossimo, mobilitando le Marche per votare SI’.
Si voterà in un unico giorno, il 17 aprile, e i marchigiani saranno chiamati alle urne per il referendum abrogativo con la possibilità di fermare le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi a largo delle nostre coste. Si tratta di dare un indirizzo generale alla strategia energetica italiana, che ha molto a che fare con il modello di Paese che si vuole realizzare. Quindi il referendum sarà la vera possibilità di espressione per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia marine dalla costa possano essere prorogati oltre la loro naturale scadenza, per tutta la ‘durata della vita utile del giacimento’.
È ora di dire basta ad una politica energetica ancorata al passato e schiava delle fossili, l’Italia e le Marche hanno bisogno di puntare sulle risorse rinnovabili di cui è ricca, ha bisogno della Terza rivoluzione industriale, bene descritta da Jeremy Rifkin.
“Questo referendum – sottolineano Vittorio SGARBI e Gianluca CARRABS – ha un forte valore politico. Il nostro voto servirà per ribadire che i cittadini vogliono un nuovo modello di sviluppo economico basato sulle energie rinnovabili, sull'agricoltura di qualità, sul turismo e sulla bellezza del nostro territorio. Dobbiamo difendere il nostro mare, per questo dobbiamo andare tutti a votare al referendum del 17 aprile e votare Sì.
La nostra regione insieme alle altre – continua Carrabs – aveva proposto 6 quesiti e il governo ha già dovuto fare retromarcia abrogando alcune norme pro-triv. Inoltre grazie a questa mobilitazione già tre multinazionali petrolifere hanno rinunciato a trivellare nei nostri mari. Dobbiamo chiedere di votare Sì contro i rischi anche senza un disastro in corso. Il 17 aprile serve un Sì di cuore e di ragione.Un Sì di per Amore di quella Madre Terra richiamata nell’Enciclica ‘Laudato Sì’ non a caso rivolta a credenti e non credenti. Ma serve anche un Sì molto razionale pensando a quella prevenzione dei rischi di cui si parla spesso solo durante i disastri e pensando al futuro economico dell’Italia, del Mediterraneo, del pianeta fatto di sostenibilità vera, rinnovabili e produzione distribuita di energia e di beni oltre la vecchia economia basata su fossili, inquinamento e centralizzazione”.

“L’importanza di questo voto – continuano l'assessore Moreno PIERONI e il capogruppo di 'Uniti per le Marche' Boris RAPA – sta nel fatto che, come specificato anche da studi di Greenpeace, in Italia le rinnovabili sono il presente considerando che occupano il 40% dell’elettricità totale, perché dal 2011 a oggi, su scala globale, si investe più su quelle che sulle fonti sporche. E dovrebbe investirci più convintamente anche l’Italia, invece di scegliere opzioni e tecnologie vecchie e senza futuro. Le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali equivalgono a meno di due mesi dei consumi nazionali; quelle di gas a circa sei mesi. Ma queste risorse, per quanto misere, non verrebbero estratte in un sol colpo: si parla di concessioni che durerebbero almeno un trentennio. Altresì, gas e petrolio non sarebbero “italiani”, ma risorsa privata delle compagnie che li estrarrebbero pagando royalties tra le più basse al mondo e godendo di franchigie altrove inspiegabili. Il gettito per le casse pubbliche sarebbe quindi esiguo mentre, a detta degli stessi esperti del settore petrolifero, si creerebbero pochissimi posti di lavoro. La nostra dipendenza energetica dall’estero, infine, non si ridurrebbe se non di qualche decimale di punto. Il solo fine di questa politica è il profitto per le compagnie fossili”.
Conclude Carrabs: “Noi dei Verdi delle Marche, Vittorio Sgarbi, Slow Food Marche e il Gruppo ‘Uniti per le Marche’ voteremo Sì perché non vogliamo più le trivelle nei nostri mari, e voi?”
Ecco il quesito:
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?”

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