Eolico in mare, una rivoluzione tecnica, economica e… politica

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Il mercato europeo dell’eolico offshore sta vivendo una vera e propria rivoluzione: dei prezzi sempre più bassi rendono questa filiera sempre più competitiva e molto più rapidamente del previsto.
L’abbassamento dei costi dell’eolico in mare si giustifica per un 2/3 per il progresso tecnico e industriale e per 1/3 per l’ingegneria finanziaria. La pressione concorrenziale e, soprattutto la volontà politica forte in un contesto di transizione energetica, giustifica una presa di rischio importante delle parti in causa. Dopo oltre 25 anni di produzione, e soprattutto 10 anni di crescita a due cifre, il primo miliardo di euro d’investimenti annuali è stato raggiunto nel 2010 per sorpassare i 10 miliardi nel 2017.
Sul piano geografico, è importante sottolineare che sulle parcelle concesse in Europa, le condizioni climatiche del vento, della distanza dalle coste e della natura del suolo sono eccezionali e facilitano la fase di costruzione e massimizzano la produzione di energia
Sul piano tecnico, gli sviluppatori hanno progettato delle turbine di nuova generazione di una potenza nominale fra 9MW e 15MW.
Questi fattori, geografici e tecnici, hanno una forte ripercussione dei costi degli investimenti (in Francia si parla di 2 miliardi di euro per ogni parco di circa 500MW, cioè 4 euro per Watt). Prezzo che scenderà a 3€/W o 2,5€/W per quei progetti previsti entro il 2024.
In definitiva, la giustificazione dall’abbassamento dei prezzi per l’energia prodotta dai parchi eolici offshore è data dalla caduta dei costi d’investimento. Germania e Olanda sono tra i primi paesi europei ad aver fiutato l’affare, la Francia arriva adesso, soprattutto grazie a delle politiche energetiche “green” e a basso impatto ambientale.

Riccardo Milani

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