Eva Frapiccini al Palazzetto Baviera per illustrare un percorso di ricerca sui personaggi che hanno caratterizzato la stagione di lotta alla mafia tra gli anni Settanta e Novanta.
Presenterà il libro dedicato all’evento espositivo, pubblicato da Silvana Editoriale di Milano e illustrerà l’istallazione fotografica contro la mafia, con cui ha vinto la prima edizione di Italian Council. L’opera della Frapiccini arriva da Bruxelles dove è stata esposta a cura dell’Istituto italiano di cultura.
Il 18 dicembre 2018, alle ore 17 presso il Palazzetto Baviera di Senigallia Eva Frapiccini, alla presenza delle autorità locali e di molti fotografi e artisti inaugurerà la mostra intitolata “IL PENSIERO CHE NON DIVENTA AZIONE AVVELENA L’ANIMA”, curata dalle associazioni Connecting Cultures e Isole, che presentano a Senigallia la terza e ultima tappa del progetto Il Pensiero che non diventa Azione avvelena l’Anima dell’artista Eva Frapiccini. Con Lei ci saranno la dr. Riva di Connecting Cultures, il Sindaco di Senigallia Mangialardi, l’Assessore alla cultura Simonetta Bucari, il direttore del Musinf prof. Bugatti. Durante le festività natalizie è prevista la visita della mostra da parte della prof. Anna Detheridge, fondatrice di Connecting Cultures. Per illustrare l’importanza del progetto è necessario spiegare che si tratta del progetto vincitore della prima edizione di Italian Council, concorso ideato e sostenuto dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.
Eva Frapiccini vive lavora tra l’Inghilterra e l’Italia. La sua pratica artistica si muove liberamente tra video e audio installazioni, proiezioni, fotografia, fictions narrative progetti partecipativi e performance. I suoi lavori spesso progetti a lungo termine, sono inclusi in numerose collezioni istituzionali tra cui le collezioni permanenti del Museo Castello di Rivoli, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, UniCredit & Art, Fondazione Fotografia di Modena, Collezioni Civiche di Monza, e in collezioni private. Dal 2011, è docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dal 2016 presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Dal 2015, è Ph.D. practice led in Fine Art, History of Art & Cultural Studies presso l’Università di Leeds, Inghilterra. A Senigallia è particolarmente nota per aver vinto il Premio Io Fotoreporter.
Dopo il notevole successo della prima inaugurazione a Palermo, svoltasi nell’ambito del programma Capitale della Cultura Europea 2018 e in concomitanza con l’apertura di Manifesta 12, e dopo la presentazione presso l’Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles (9-22 novembre), la mostra giunge ora a Senigallia. Dopo la mostra al Palazzetto Baviera, che sarà visitabile fino al 2 marzo 2019, l’opera entrerà in permanenza a far parte delle collezioni del Museo Comunale d’Arte Moderna e della fotografia (MUSINF), in quanto partner del progetto insieme all’Istituto italiano di cultura di Bruxelles. Il progetto nasce nel 2014 da un’idea dell’artista nell’ambito di un progetto espositivo sul tema della legalità, a cura di Connecting Cultures, Isole e Caterina Niccolai, presso il Tribunale di Palermo. Tra il 2017 e il 2018, il lavoro di Frapiccini si è svolto in sei mesi complessivi di residenza in Sicilia, per portare a termine la sua indagine sulle vittime e i protagonisti delle guerre di mafia. L’installazione fotografica è il frutto di un progetto partecipativo che ha coinvolto archivi storici e centri studi sulle mafie, familiari delle vittime, due licei artistici (Liceo Artistico Catalano e Ragusa-Kiyohara), l’Accademia di Belle Arti di Palermo, biblioteche della città siciliana e del resto di Italia, in un percorso di ricerca sui personaggi che hanno caratterizzato la stagione di lotta alla mafia tra gli anni ’70 e ’90 del XX secolo. “L’approccio scelto dall’artista” sottolinea il prof. Bugatti, direttore del Musinf “focalizza la dimensione intima che si manifesta nelle testimonianze del lavoro di magistrati, giornalisti, sindacalisti e ispettori di Polizia, o cittadini che hanno speso la propria vita contro la mafia”. Attraverso la documentazione fotografica il progetto mette in luce gli strumenti quotidiani, come appunti, discorsi, registri e note, raccolti e custoditi nei molti archivi privati. Si tratta dunque di un archivio in fieri, che tramite un’installazione accessibile, consultabile e coinvolgente, invita il pubblico a confrontarsi col valore simbolico di ciascun documento inserito. La scelta dei materiali sottolinea il legame tra le linee investigative che sono state seguite in parallelo, o a distanza di anni, da alcuni dei protagonisti della lotta a Cosa Nostra. Documenti, agende, appunti di lavoro sono le tracce di un Pensiero che diventa Azione efficacie contro i traffici mafiosi, fino ad arrivare alla denuncia pubblica fatta dagli attivisti o alla condanna da parte dei magistrati.
Il Pensiero che non diventa Azione avvelena l’Anima è realizzato con il Patrocinio del Comune di Palermo – Assessorato alla Cultura e Assessorato alle Politiche Giovanili, Scuola, Lavoro, Salute e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Palermo – Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’Arte; Archivio Storico Comunale di Palermo; Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles; Liceo Artistico Catalano di Palermo; Liceo Artistico Ragusa-Kiyohara di Palermo – Partner del progetto è stato il MUSINF/Museo d’Arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia. Media partner è Exibart.
Il bel catalogo della mostra è pubblicato da Silvana Editoriale, Milano.
Si ringraziano per la collaborazione al progetto e per la messa a disposizione dei loro archivi i seguenti Enti, associazioni, archivi privati:
Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato ONLUS, Cinisi (PA); Centro Diocesano di Palermo; I.C.S. Padre Pino Puglisi, Brancaccio; Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”; Istituto Gramsci Siciliano per fondo Nisticò, fondo La Torre, fondo Terranova, Palermo; Fondazione Giuseppe Fava, Catania; Memoriale Falcone e Borsellino, Tribunale di Palermo. Nonchè i Familiari delle vittime:
Francesca e Giuseppe Maria Andreozzi; Flora, Augusta e Vincenzo Agostino; Manfredi Borsellino; Giovanni Chinnici; Michele Costa; Valentina Rigano e Marco D’Aleo; Giulio Francese; Emanuela, Selima ed Ines Leotta Giuliano; Alice Grassi; Carmine e Franco Mancuso; Marene Ciaccio Montalto; Dario Montana; Tina Martinez Montinaro; Salvatore Lorusso; Maddalena Rostagno; Antonio Scaglione.
Ugualmente si ringraziano per il loro supporto al progetto: Francesco Deliziosi, giornalista del Giornale di Sicilia; Franco Nicastro, storico e giornalista; Ignazio De Francisci, Procuratore generale di Bologna; Antonello Marini, Assistente Capo Tecnico Polizia di Stato, Palermo; Salvo Palazzolo, giornalista de La Repubblica; Emilia Valenza, docente dell’Accademia di Belle Arti di Palermo; Clara Cardella, Agostino Di Trapani, Nino di Ciaccio, Calogero Rizzo, Giovanni D’Oca, Giusy Viola, professori del Liceo Artistico Ragusa-Kiyohara di Palermo; Letizia Lo Re e Lucia Corsaro, professoresse del Liceo Artistico Catalano di Palermo; Giovanni Papa Arcuri, responsabile del Memoriale Falcone e Borsellino, Tribunale di Palermo.