Il “Pacchetto giovani” è stato la leva che ha consentito o accelerato la scelta dei ragazzi marchigiani di iniziare un’attività agricola. Oltre un terzo dei 240 giovani che si sono insediati con il Psr (Programma di sviluppo rurale) 2007-2013 proveniva da settori extragricoli ed erano disoccupati. Questo intervento ha avuto importanti effetti occupazionali, in controtendenza rispetto al contesto economico regionale. Anche la priorità di investimento, assegnata alle zone montane e interne, ha determinato importanti effetti socio economici, in contesti tradizionalmente fragili, favorendo la rivitalizzazione del tessuto sociale e l’offerta dei servizi. È quanto certificato da un’indagine finanziata dalla Commissione europea per valutare l’efficacia della politica agricola comunitaria sull’occupazione agricola. La ricerca ha interessato sette Paesi membri (Francia, Belgio, Irlanda, Estonia, Ungheria, Polonia e Italia), in ognuno dei quali sono state individuate due aree di studio. Per l’Italia il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ha scelto la Sicilia (Montagna delle Madonie) e le Marche (Colli Esini dell’alta collina anconetana). I risultati della ricerca sono stati recentemente presentati, a Roma, presso Spazio Europa (struttura gestita dall’Ufficio in Italia del Parlamento europeo e dalla rappresentanza in Italia della Commissione europea). Le Marche, è emerso, sono state individuate perché pioniere di una nuova modalità di agevolare il ricambio generazionale nel settore agricolo. Tra le prime in Europa, hanno adottato il cosiddetto “pacchetto giovani”, uno strumento che consente, presentando una sola domanda alla Regione, di aderire a un ventaglio di contributi: dal premio vero e proprio per l’insediamento, al sostegno degli investimenti aziendali, alla formazione professionale. Fondamentale è risultato il ruolo del premio come capitale iniziale da investire, a fronte delle difficoltà di accesso al credito in assenza di garanzie reali. Permangono, tuttavia, “barriere all’entrata” nel mondo agricolo, rappresentate dalla onerosità degli investimenti necessari e dalla rigidità burocratica. La Regione Marche, a questo scopo, è orientata a semplificare ulteriormente le procedure, puntando sull’adozione di costi standard negli interventi a investimento che riducono il carico burocratico per il giovane agricoltore.
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