Inquinamento atmosferico e Covid-19 in Italia

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Uno studio del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente Univpm: non è un problema dei giorni della pandemia

Uno studio recentemente pubblicato su Environmental Pollution da Daniele Fattorini e Francesco Regoli del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche, ha fornito nuove evidenze sul possibile ruolo dell’inquinamento atmosferico nella diffusione Covid-19 in Italia (https://authors.elsevier.com/a/1b0QuzLNSVl5J).

Francesco Regoli

L’elaborazione dei dati forniti dal Dipartimento di Protezione Civile sul numero di contagiati e decessi in 71 province italiane (aggiornati al 27 aprile) ha dimostrato una correlazione significativa con i valori di qualità dell’aria ma l’aspetto importante è che tali valori si riferiscono agli ultimi 10 anni. Non sarebbe dunque un effetto del trasporto del virus sul particellato, peraltro ancora da dimostrare ed il cui ruolo sarebbe comunque non paragonabile a quello del contagio interumano: sarebbe piuttosto la cronicità dell’esposizione a favorire la diffusione del virus in una popolazione con più alta incidenza di affezioni respiratorie e cardiache.

Non serve pertanto analizzare i livelli degli inquinanti atmosferici solo durante la fase epidemica, e misure di mitigazione e di miglioramento della qualità dell’aria, riferite esclusivamente ai giorni del contagio, sarebbero inefficaci. È invece importante adottare strategie a lungo termine, considerando il rapporto tra salute dell’ambiente e salute umana come elemento imprescindibile allo sviluppo sostenibile del pianeta, compresa la protezione da future diffusioni di agenti patogeni.

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