La crisi economica causata dall’emergenza coronavirus sta avendo un impatto devastante su tutte le piccole e medie imprese italiane. Gli appelli alla resistenza e alla ripartenza sono molti, ma davvero stiamo sfruttando tutte le occasioni per ripartire? Il Governo ascolti le tante aziende del settore dell’efficienza energetica, solo insieme possiamo rilanciare davvero l’economia del Paese.
Una provocazione che ESCO Unite lancia proprio all’indomani dell’inizio della fase 2: stiamo assistendo ogni giorno a proclami da parte di membri delle istituzioni in cui si auspica ad una nuova ripartenza economica in un’ottica sempre più sostenibile e green, ma la domanda sorge spontanea: dove sono le azioni concrete?
Il settore dell’efficientamento energetico è tutt’altro che in salute, anzi, è ormai allo stremo e la colpa non deriva né dal mercato né dalla mancanza di domanda: semplicemente negli ultimi anni il governo, attraverso l’agenzia del GSE, ha cambiato le regole in corsa e messo in ginocchio migliaia di operatori del settore. Già da prima della crisi del coronavirus la poca chiarezza legislativa e i continui contenziosi col GSE hanno messo in difficoltà non solo gli operatori ma l’intero settore.
Oggi, oltre al danno di un’economia bloccata dal lockdown, anche la beffa di sentire che il nostro settore è fondamentale per la transizione economica ma senza assistere ad atti concreti nei nostri confronti.
In un momento delicato economicamente e socialmente come questo pensiamo che regolare definitivamente il comparto dell’efficientamento energetico sia fondamentale e urgente, ma non basta: il meccanismo dei certificati bianchi, che ha portato l’Italia ad essere modello per tutto il mondo dovrebbe essere ripristinato. Non solo, serve riportare equità sui contenziosi passati e sanare ciò che è stato ingiustamente bloccato nel passato. Quest’ultima azione avrebbe 2 benefici immediati: garantire liquidità a migliaia di aziende che sono ferme attraverso non denaro a fondo perduto, ma denaro che era stato generato da interventi di efficientamento correttamente eseguiti.
Perché il GSE ha bloccato tutti questi fondi?
Diamo un po’ di numeri.
Andando più nello specifico, in riferimento al meccanismo dei certificati bianchi, possiamo riportare come negli ultimi anni, questi incentivi riscontrano una totale involuzione, con conseguente perdita di fiducia da parte degli operatori.
Si registra innanzitutto un elevato numero di contenziosi in cui il GSE è parte, che, secondo i più recenti dati pubblicati dallo stesso GSE, al 31 dicembre 2019 arriva a 4.200 totali. Di questi, numerosi sono quelli sorti a seguito di provvedimenti del GSE sull’ambito dei progetti di efficienza energetica. Infatti, a fronte delle attività di controllo e/o di annullamento in autotutela e successiva decadenza dai benefici inizialmente riconosciuti perpetrate a tappeto dal GSE, sono scaturite numerose impugnazioni giudiziarie da parte degli operatori, ancora pendenti per la maggior parte in primo grado di giudizio.
I dati pubblicati dal GSE in riferimento alle verifiche effettuate sulle pratiche dei certificati bianchi sono allarmanti: il Gestore ha effettuato nel triennio 2017-2019 circa 14.400 verifiche relative a RVC standard. Delle 10.600 verifiche concluse, circa il 95% ha comportato la revoca degli incentivi per un controvalore economico di circa 600 milioni di euro.
Solo nel corso del 2019 sono stati conclusi 5.425 procedimenti, di cui 5.257 con esito negativo (97%). In particolare, le decadenze su schede standard RVC-S sono state 5.249 (fonte: GSE).
L’anomalia della situazione venutasi a creare è resa manifesta dalla inverosimiglianza del fatto che tutti gli operatori avrebbero commesso i medesimi errori in fase di presentazione della quasi totalità delle pratiche e il GSE, del pari, avrebbe commesso i medesimi errori nell’esame dello stesso numero di pratiche, valutate positivamente, in sede di verifica e certificazione, eseguita per ciascuna di esse.
Il comparto delle imprese dell’efficienza energetica è sano, ed è proprio grazie alla serietà con cui esse hanno operato e ai loro investimenti che il governo ha potuto raggiungere i traguardi di efficienza energetica.
Non si può quindi rischiare di “buttare via il bambino con l’acqua sporca” a causa di una generalizzata reinterpretazione delle norme esistenti da parte del Gestore e a causa di alcuni soggetti che hanno intenzionalmente approfittato del sistema.
Una situazione insostenibile per tutto il comparto dell’efficientamento energetico. Non solo, questo è un vero e proprio “freno a mano tirato” per tutto l’indotto.
Al fine di trovare una soluzione che faccia ripartire concretamente il settore, ESCO Unite ritiene opportuna l’adozione d’iniziative volte a revisionare il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica da parte delle Istituzioni competenti attraverso una disciplina completa e chiara: semplificare lo strumento incentivante per i progetti di piccola taglia, chiarire le procedure e soprattutto elaborare schemi di lavoro che permettano nuovamente al meccanismo dei TEE di tornare ad essere un virtuoso veicolo dello sviluppo dell’efficienza energetica per l’intero Paese.
Una soluzione sul tavolo c’è già ed è immediatamente applicabile replicare la norma attuata per le energie rinnovabili (Legge n. 128 del 2019), estendendola anche al settore dell’efficienza energetica.
ESCo Unite, associazione che raggruppa società operanti nel settore dell’efficienza energetica, è nata per promuovere sul territorio italiano interventi volti al risparmio energetico, sensibilizzare la popolazione al risparmio di energia fossile mediante l’uso di tecnologie efficienti e “green”, e per fungere da organo di confronto tra aziende, cittadini e istituzioni, al fine di risolvere la crisi che da diversi anni opprime il sistema italiano dell’efficienza energetica.
[…] dal GSE in riferimento alle verifiche effettuate sulle pratiche dei certificati bianchi” riporta l’associazione ESCo Unite “sono allarmanti (…) delle 10.600 verifiche concluse, circa il 95% ha comportato la revoca […]