Realacci, Symbola: Draghi occasione preziosa rilancio e coesione

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Green economy scelta strategica mondiale, economia verso sostenibilità

 

Quella che nasce con il presidente incaricato Mario Draghi “può essere un’occasione che merita di essere praticata fino in fondo, in una fase in cui l’Europa ha ricominciato a vivere e a pensarsi rivolta al futuro”. Draghi “può essere effettivamente quello che serve anche per far compiere un’accelerazione alla politica italiana, anche nella direzione fondamentale che è quella di ricostituire il capitale fiduciario del Paese”. Draghi, infatti, “insiste tanto sulla coesione, come ci chiede l’Europa, e ha proprio ragione: coesione più green economy, perché’ se la gente non si riconosce nella comunità, un tema caro anche a Papa Francesco, è difficile che passi dal ripiegamento e dal rancore alla partecipazione”. Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, lo dice in una conversazione con la Dire.

“Il punto chiave è che Draghi rappresenta una grande opportunità proprio perché’ ha una ‘testa europea’, un approccio europeo”, spiega Realacci, quella del Next Generation Eu, che in Italia chiamiamo Recovery fund, “è una scelta molto impegnativa compiuta dall’Europa che indica la direzione in cui andare”, mentre viene “considerato da tutti come una specie di grande legge di Bilancio gratuita perché’ pagata da Bruxelles, ma non è così. “Ha solo tre capitoli, come hanno detto più volte sia Ursula von der Leyen che Paolo Gentiloni così come altri commissari europei”. Tre capitoli che “sono coesione, inclusione, quindi anche sanità”, sottolinea il presidente di Symbola, “transizione verde e contrasto all’emergenza climatica, e poi digitale e innovazione. Tre capitoli che incrociano tante questioni e problemi, e tante riforme, ma i temi sono quei tre”.

La rilevanza strategica del Next Generation EU “non è percepita da nessuna forza politica italiana, ma questo Mario Draghi lo capisce meglio di altri”, prosegue Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, lo dice in una conversazione con la Dire. In questa fase di ‘conversioni repentine’, per dirla così, “ora tutti pensano che l’azione in favore dell’ambiente giusta ma che il rilancio dell’economia passi da altre cose”, prosegue Realacci, “non è solo Renzi che pensava di mettere nel Recovery il ponte sullo Stretto di Messina, c’era anche De Micheli con il tunnel”.

Il punto è che “non si è capito che in questi anni è capitata una cosa che ha prodotto una accelerazione fortissima che ci ha portato all’Accordo di Parigi”, ricorda il presidente di Symbola, un risultato che “fu il prodotto di varie spinte, tra cui l’America di Obama e il cambiamento di atteggiamento della Cina, e c’era già una parte dell’economia che si era spinta nella direzione giusta, e ora l’economia che sta scommettendo sul contrasto all’emergenza climatica è fortissima in vari settori”.

Per fare un esempio “Enel è diventata l’utility più capitalizzata in Borsa in Europa e una delle più capitalizzate al mondo perché’ ha scommesso sull’azzeramento del carbonio al 2050”, prosegue Realacci, e questo “è vero in tutti i settori”, ad esempio c’è “Blackrock, che gestisce asset per circa quattro volte il Pil italiano e dice che non finanzierà più imprese che non si muovono verso l’azzeramento delle emissioni di carbonio, e lo fa perché’ ha capito che quella è la direzione”.

 

Tutto questo, però, “nel dibattito italiano, tra gli opinionisti, i giornalisti, i grandi quotidiani e talk show non c’è, non lo capiscono- lamenta il presidente di Symbola Ermete Realacci parlando con la Dire- ma è un aspetto determinante per l’Europa, che ha deciso di giocarcisi il suo ruolo nel mondo in una partita economica e geopolitica” cruciale, che vede la presenza di Stati come Giappone, Corea, Cina, gli Usa, tutti impegnati nella transizione ecologica ed energetica, perché’ “chi conquista quella posizione sarà più forte”.

Ora “una politica lungimirante e democratica è quella che mette insieme coesione e green economy”, per “non lasciare indietro nessuno e scommettere sul driver di una nuova economia”, conclude Realacci, una sfida in cui “l’Italia ha tantissimo da dire, perché’ al di là delle politiche abbiamo un’economia a misura d’uomo”, e “se l’Italia avesse questa visione, troverebbe in una parte ampia della politica e della società italiane forze su cui puntare”.

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