Dal web alla Terza pagina nella decima edizione del Festival

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Il decennale del Festival del Giornalismo culturale sarà un viaggio a ritroso alla riscoperta degli argomenti trattati nella prima edizione, ma con un’inversione del punto di vista. Se quella volta si analizzò il passaggio dell’informazione culturale dalla Terza pagina al web, nel 2022 si cercherà di capire quali spazi rimangano per essa nella sua prima casa: la carta stampata. Lo hanno annunciato ieri Piero Dorfles, Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini, presidente e direttori della rassegna, in chiusura dell’edizione 2021.

<Dieci anni fa, con una cultura già spostata verso il fondo dei giornali e su pagine dal nome cambiato, ci interrogavamo sul passaggio dalla Terza pagina al web. Questa volta vorremmo rovesciare il titolo – ha affermato Mazzoli -. Provocatoriamente, ci chiederemo: è possibile, in un mondo in cui la tecnologia prende sempre più forza, passare dal web alla Terza pagina? Per arrivare al meglio a quest’importante edizione, abbiamo anche deciso di non fermare qua il Festival e di continuare con altri eventi “Off”, cioè quelli collaterali alla rassegna, fatti di letture, presentazioni e dibattiti. Per esempio, io e Piero Dorfles saremo a Torino per parlare di Dante e il 13 novembre, a Urbino, presenteremo il nuovo libro di Alessandro Zaccuri, La quercia di Bruegel (Aboca Edizioni, 2021)>.

A presentare il sottotitolo della decima edizione è stato Zanchini, che l’ha definito <ambiziosissimo e accademico, ma lo disinnescheremo da questa impostazione intimorente: “La vita della cultura nell’ambiente tecnologico avanzato”. Per il momento è provvisorio, ma siamo abbastanza orientati a mantenerlo così. Negli ultimi dieci anni, soprattutto grazie allo smartphone, è come se tutto si fosse ribaltato. Cosa succede al mondo di ieri? Cosa succede ai dinosauri, per usare una metafora di Dorfles? Indagheremo che spazio resti per le forme di sapere che hanno conosciuto le generazioni del Novecento>.

Nella giornata conclusiva del Festival, sempre al Palazzo ducale di Urbino, protagoniste sono state le parole dell’economia e quelle della politica. Una provocatoria performance di Jack Giuggioli ha introdotto il tema del primo panel, in cui Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, il giornalista ed editorialista Dino Pesole, Alice Chambers, traduttrice per Banca d’Italia, e Giorgio Calcagnini, magnifico rettore dell’Università Carlo Bo, hanno evidenziato i problemi della comunicazione economico-finanziaria in Italia e la necessità una maggiore istruzione, in questo campo, per gli italiani. Nel secondo e ultimo panel, lo scrittore Paolo Di Paolo, le giornaliste Annalisa Cuzzocrea e Alessandra Sardoni, il direttore di Rai Radio 3, Andrea Montanari, e la sociolinguista Vera Gheno hanno discusso di ciò che non va nel racconto della politica del nostro Paese, evidenziando allo stesso tempo le difficoltà dei giornalisti e la necessità, per migliorarla, di un doppio sforzo: dei cronisti, da un lato, e dei politici, dall’altro, perché <il livello del dibattito si è abbassato enormemente>. Secondo l’artista concettuale e scrittore Emilio Isgrò, che ha tenuto la lectio di chiusura, <bisogna rifondare la cultura, perché senza una nuova cultura non può esserci nuova politica. E la cultura non può essere quella dei social network>.

<In questi giorni di Festival abbiamo assistito a una forma di autocoscienza collettiva, c’è qualcosa da correggere nel modo in cui affrontiamo il lavoro e bisogno di cambiare le cose – ha concluso Dorfles -. In questo Paese c’è una carenza di fondo nella trasmissione della conoscenza che riguarda la cultura in senso assoluto, in quanto capacità di comprendere il mondo, e quest’ammissione di carenza è alla base dei maggiori problemi del nostro tempo. Dobbiamo forza, capacità e autorevolezza alla cultura scritta, la quale non può passare solo attraverso i giornali ma può recuperare nella rete qualcosa che in questi anni è andato perduto. Si è come creata una divaricazione tra la cultura di chi va in rete e quella di chi scrive. Se non si legge, però, si legge male anche la rete. Dobbiamo immaginare quel passo indietro, riportare dentro la lettura coloro che ne sono fuggiti, tornare ai pensieri profondi: quelli che passano nella cultura scritta. Quello che ci è sfuggito, la capacità di portare la conoscenza a più persone possibile, deve passare da un ritorno alla lettura e al pensiero profondo, senza il quale siamo condannati a un declino culturale collettivo>.

Il Festival del giornalismo culturale è organizzato dall’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino e dall’Università degli studi di Urbino Carlo Bo, con il contributo della Regione Marche e di Sviluppo Marche Srl (Svim), in collaborazione con la Galleria Nazionale delle Marche e con il patrocinio del Parlamento europeo, della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Senato della Repubblica e della Regione Marche. Media partner sono Rai Cultura, Rai News 24, Rai Radio 3, TGR, Ansa, Consiglio nazionale delle ricerche e liveMED. Si ringraziano il LaRiCA, la Rete di scuole di Pesaro e Urbino, il Paese dei Balocchi, l’Eremo di Fonte Avellana, la Basilica di Santa Croce al Chienti e gli sponsor TVS e Cassa di risparmio di Pesaro.

 

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