Aureliano l’imperatore soldato e le Marche

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Il Santo Elpidio, patrono della omonima cittadina, gli predicava dinnanzi vestito come un giovane cavaliere, così ritratto in una tempera su tavola del 1430; a Fano in prossimità del Metauro, sconfisse gli Alemanni che, percorrendo la Flaminia e costeggiando il fiume stavano avanzando verso Roma; alla regina Zenobia che gli si contrappose, Gioacchino Rossini dedicò un’opera…
Anche la terra marchigiana fu testimone delle gesta di Aureliano, l’imperatore soldato, che vissuto dal 214 al 275 d.C, per cinque anni, dal 270 al 275 fu il princeps dell’Impero Romano.
A lui il giornalista, Roberto Toppetta, giornalista Rai al TG3, prima nella redazione economica poi giornalista parlamentare , ha voluto dedicare l’ultimo dei suoi numerosi saggi.
Il ritratto che ne emerge è vivido e la lettura è coinvolgente. Se per i più il nome di Aureliano è legato alle Mura di Roma che realizzò per metterla al riparo dalle orde barbariche, il princeps fu soprattutto un imperatore soldato che visse alla testa delle truppe romane: impegnato nel contrastare l’anarchia militare di cui era preda lo stato per le lotte intestine e fortemente intenzionato a fermare i barbari che premevano ai confini e spesso mettevano a ferro e fuoco territori romani.
Ma la sua impresa emblematica fu certamente quella contro il Regno di Palmira, guidato dalla regina Zenobia. Fiera come una dea e di straordinaria bellezza, Zenobia si dichiarava discendente di Cleopatra. Contrastò con forza le truppe di Aureliano ma ad un certo punto queste la costrinsero alla resa. Toppetta rende il racconto della caduta e morte di Zenobia avvincente pur nel rispetto delle fonti.
L’imperatore era sì soldato ma non certo non menoattento alle dinamiche sociali e religiose del suo regno. Era intollerante ai vescovi tanto da preferire una guerra invece che aver a che fare con il vescovo di Roma. Ma si sa, il princeps è il princeps, e quindi , a fronte di un impero che aveva a suon di battaglie riconquistato la sua unità, pensò bene di dotar lo Stato di un unica religione ufficiale, quella del Sol Invictus, con l’obiettivo di amalgamarele forme politeistiche presenti in tutto il territorio. Per l’autore Aureliano è il punto di passaggio tra il Principato e il Dominato, tra la monarchia costituzionale e l’assolutismo imperiale. Il suo fu un governo militare basato sulle legioni, tenute coese con le vittorie e la disciplina. Come tanti altri, fu ucciso dai suoi ufficiali ma i soldati gli furono tanto leali da rinunciare a proclamare il successore. Edito per i tipi della Chillemi “Aureliano, l’imperatore soldato” precede l’esordio narrativo di Roberta Toppetta. Proprio in questi giorni infatti, è giunta nelle librerie la sua ultima fatica, “Il buio in testa” pubblicato dall’editore Bertoni.

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