Finanza alternativa: i rischi oscuri dei prestiti tra privati

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«Dal greenwashing ci si sta muovendo oggi verso il “lavaggio del rischio” —il risk washing—, un modello attraverso il quale uno o più operatori economici propongono pratiche che oscurano i rischi o i fattori di rischio che riguardano loro o anche altri soggetti, per evitare le implicazioni e le responsabilità di tale riconoscimento» sottolineano i fondatori di Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico.

«Si tratta quasi sempre di operazioni commerciali ad alto rischio per cui si propone social lending, con esternalizzazione del rischio, che viene affidato ad operatori non del settore o comunque senza che siano proprio presenti nella gestione e co-finanziamento dell’operazione» puntualizza Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore di Ener2Crowd nonché chief analyst del GreenVestingForum.it, il forum della finanza alternativa verde.

«Se il “White Washing” ha caratterizzato gli anni di boom dei Titoli di Efficientamento Energetico (TEE) —i famosi Certificati Bianchi— ed “Green Washing” ha caratterizzato poi gli anni immediatamente successivi, il nuovo fenomeno del “Risk Washing” caratterizzerà ora gli anni a venire» spiegano gli esperti di Ener2Crowd.com.

Che cosa è il Risk Washing?«Si tratta di iniziative in cui si propongono metodologie di finanziamento direttamente tra privati tipiche di quell’area nota come social lending o crowdfunding, in cui però i soggetti interessati si sottraggono alle loro responsabilità, approfittando del fatto che si tratta formalmente di finanziamenti partecipati che provengono dal “crowd”» rispondono gli esperti di Ener2Crowd.com.

«Vi sono alcuni settori —puntualizzano i fondatori dalla piattaforma— in cui la “socializzazione” dei prestiti rischia di mascherare un’assenza di assunzione di responsabilità da parte delle aziende, soprattutto se nell’ambito della transizione energetica dove il ruolo di un’impresa non dovrebbe essere solo quello di vendere i propri prodotti o servizi, ma dovrebbe generare e condividere valore, assumendosene il rischio».

Il concetto di responsabilità è essenziale. E vero è infatti che Ener2Crowd.com non esternalizza il rischio, selezionando sempre ogni operazione ed azienda con una procedura che esclude quelli che possano presentare un rischio non commisurato per l’investitore.

La piattaforma ha addirittura creato un algoritmo per capire se un investimento è veramente «green», introducendo l’Indicatore di Sostenibilità d’Investimento (ISI), il primo indicatore ad hoc per il GreenVestor, da cui poi è stato ottenuto anche un «indicatore totale derivato», definito come quantità ideale totale di emissioni di CO2 che un’iniziativa green debba contribuire a ridurre per ogni euro ricevuto.

Quando si parla di social lending si deve fare molta attenzione a quegli aspetti che potrebbero mettere a rischio il risparmio, magari nascosti da aspetti commerciali invitanti od opportunità comunicate come attraenti.

«Lo scopo di Ener2Crowd.com —unica dimensione finanziaria a tenere sotto controllo e a dichiarare gli impatti legati agli investimenti— non è precipuamente commerciale: il nostro obiettivo principale è quello di arrivare ad un mondo più sano e ad un futuro più giusto. Investire sulla nostra piattaforma vuol dire avere l’opportunità di fare la differenza per vincere la sfida climatica e sostenere la transizione energetica, facendo del bene al proprio presente ed al futuro di tutta l’umanità» aggiunge Niccolò Sovico, ceo, ideatore e co-fondatore della piattaforma.

«Da sempre —prosegue Sovico— la nostra mission è molto chiara: costruire un futuro migliore».

Oggi, a due anni dal lancio del primo progetto, la piattaforma ha già una community di 5.000 GreenVestor ed ha già raccolto 6 milioni di euro, finanziando 45 progetti. La strada per un futuro sostenibile, scelto e costruito da tutti, non è più così lontana.

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