Moncaro: investimenti “green” verso le nuove frontiere della viticoltura

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Moncaro continua a investire nella viticoltura sostenibile e si conferma capofila dell’innovazione in agricoltura nelle Marche e sul panorama nazionale. Dopo aver riscosso i massimi riconoscimenti del Vinitaly 2022 con il premio “Cantina dell’anno – Gran Vinitaly” e il titolo di “Miglior vino bianco d’Italia” nella prestigiosa selezione di 5StarWines – the Book, il 2022 è stato un anno importante per gli investimenti in ricerca e sviluppo, oltre che nelle pratiche di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico sulla vite. A livello produttivo hanno fatto la differenza gli strumenti adottati per l’agricoltura di precisione: dai sistemi avanzati per la gestione dei processi in chiave “industria 4.0”, alla completa tracciabilità della supply chain, fino all’utilizzo di sistemi di cyber security e blockchain per la qualità e la sicurezza dei prodotti.

Gli investimenti nella produzione green continueranno anche nel 2023. All’impianto di energia solare già attivo nella sede di Montecarotto (500 Kw) si aggiungeranno infatti le nuove installazioni fotovoltaiche che renderanno energeticamente autonome anche le due cantine di Acquaviva Picena (AP) e Camerano (AN) e che porteranno la produzione di energia solare dell’azienda a circa 1300 Kw totali.

“Ogni anno reinvestiamo il 3% del fatturato in ricerca & sviluppo – spiega il presidente di Moncaro, Doriano Marchetti – il nostro ruolo di capofila regionale nella ricerca agronomica ed enologica ci consente di creare cultura diffusa e di sperimentare soluzioni innovative anche fare il possibile nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico sulle produzioni. I risultati dei nostri impegni sono stati portati avanti insieme alle università e ai maggiori enti di ricerca e presto diventeranno un patrimonio comune e condiviso di conoscenza scientifica. Siamo dunque molto orgogliosi di aver intrapreso questa strada già da anni a tutela dei consumatori, del lavoro dei nostri soci e dell’agricoltura sostenibile.”

I progetti all’avanguardia per la mitigazione del cambiamento climatico.

Già capofila regionale del progetto Agrifood del MISE, oggi rinominato Ministero delle Imprese e del made in Italy, la cooperativa può tirare le somme delle principali azioni per l’innovazione in agricoltura attuate nel biennio 2021/22.

Per quanto riguarda l’agricoltura di precisione, da evidenziare l’installazione di 31 stazioni meteo in tutti gli areali di coltivazione dei vigneti dei soci che hanno contribuito all’ulteriore riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci, ben al di sotto dei limiti imposti dalle normative vigenti.

Importanti anche le azioni messe in campo per la riduzione generale della “carbon footprint”, ovvero, il parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni di gas serra mediante attività agronomiche.

“Siamo tra i primi in Italia a sperimentare soluzioni all’avanguardia – commenta l’enologo Giuliano D’Ignazi – tra queste, l’utilizzo del “biochar”, un prodotto della pirolisi delle ramaglie di bosco, che permette di effettuare un sequestro di CO2 e incrementare il contenuto in carbonio stabile e non facilmente degradabile nel terreno. Inoltre, stiamo lavorando sull’incremento della capacità di ritenzione idrica del terreno tramite l’utilizzo di un polimero biodegradabile nel tempo che incorporato nel terreno è in grado di immagazzinare acqua disponibile nei momenti di deficit idrico. Le attività di mitigazione dei cambiamenti climatici sul vigneto servono anche per elevare la qualità dei prodotti – continua D’Ignazi – l’utilizzo del caolino, un tipo di argilla, ad esempio ci consente di ridurre la temperatura delle coperture fogliari con un netto miglioramento dell’attività fotosintetica della pianta, il che significa avere viti in piena salute anche di fronte a stress di temperature importanti”.

In campo, sono in corso di sperimentazione sistemi utili per ridurre l’accumulo di metalli pesanti, come l’inerbimento, con “semina su sodo” che tramite il sequestro e la chelazione del rame riescono anche a incrementare la sostanza organica dei terreni e la capacità di ritenzione idrica degli stessi.

Risparmio idrico ed energetico. L’impronta carbonica e l’economia circolare.

Rispetto al risparmio delle risorse, Moncaro ha attuato un sistema di recupero della CO2 di fermentazione del mosto, con il riutilizzo nel processo produttivo, nonché l’innovativo sistema di cattura dell’anidride carbonica attraverso la coltivazione di particolari tipologie di alghe impiegate in seguito per la concimazione dei vigneti.

Importantissimo per la riduzione dei consumi idrici si sta rivelando il sistema di recupero di parte dell’acqua di processo (lavaggi ecc.) con il relativo processo di potabilizzazione e reimpiego nel processo produttivo di cantina; mentre lo sviluppo di sistemi di controllo e gestione della fermentazione in automatico consentiranno di ridurre l’impiego energetico migliorando la qualità dei vini mediante sensori di ultima generazione (biosensori).

Sono infine legati alla necessità di una sempre maggiore remunerazione del lavoro degli agricoltori gli strumenti mirati allo studio delle potenzialità dei vigneti, tra cui costanti rilievi fenologici su vigneti campione, che consentono di analizzare i cicli biologici e produttivi della vite in base alle condizioni microclimatiche. Le “Micro vinificazioni” sui vigneti monitorati consentiranno di sviluppare nuovi prodotti per valorizzare le singole sottozone vitivinicole, creando valore aggiunto per i soci.

Moncaro in breve

Terre Cortesi Moncaro è stata fondata nel 1964 a Montecarotto (An). Oggi è la maggiore realtà delle Marche nel settore vitivinicolo con circa 800 soci e un fatturato 2021 di 29,8 milioni di euro, derivante per il 40% dall’export con oltre 40 paesi di destinazione. Sessantaquattro i dipendenti all’attivo, Moncaro dispone di tre cantine: la sede storica di Montecarotto (AN), e due stabilimenti, rispettivamente a Camerano (AN), alle pendici del Monte Conero e ad Acquaviva (AP), dove vengono prodotti, affinati ed invecchiati i vini tipici delle rispettive zone di produzione. I punti di forza Moncaro sono rappresentati dalla produzione dei vitigni autoctoni; dall’utilizzo dei metodi di coltura biologica e senza l’uso di sostanze di sintesi; la classificazione dei vigneti in base alle loro caratteristiche pedologiche e microclimatiche. Con 1.200 ettari di vigneti, di cui il 25% a conduzione biologica, Moncaro garantisce al meglio la continuità qualitativa della produzione sotto la guida tecnica degli enologi Giuliano D’Ignazi e Riccardo Cotarella.

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