Fabio Storchi conia la nuova ‘economia italiana’

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Fabio Storchi ex presidente di Federmeccanica, passerà alla storia per avere lanciato una nuovo modello di economia: la ha definito un ‘Modo italiano di fare Economia’, ovvero, una nuova ‘economia italiana’ che si aggiunge all’economia politica, ed alla economia civile che già conosciamo

Lo si può definire il ‘Modo italiano di fare Economia’. Una scienza sociale che integra i valori dell’“Economia Civile’, e si distingue dall’economia capitalista oggi dominante.

‘Modo italiano di fare Economia’ è la formula proposta dal Cavaliere del Lavoro Fabio Storchi, che ha reso noto in una recente visita presso la sede di Federmeccanica a Roma, che lo ha visto presidente dal 2013 al 2017.

‘Tornare in questo luogo è una vera e propria emozione” rivela Storchi, firmatario del Contratto collettivo dei Metalmeccanici, nel 2016. Storchi è stato accolto dal direttore generale, Stefano Franchi, uno degli attori principali dell’accordo del 2016.

Un contratto di rinnovamento, sia dal punto di vista culturale che delle relazioni industriali del nostro Paese.

Federmeccanica, nata nel 1971, associa oggi circa 16.000 imprese che occupano 800.000 addetti. La federazione tutela gli interessi dell’industria manifatturiera-metalmeccanica italiana in campo giuslavoristico, e rappresenta gli imprenditori del settore nei confronti delle istituzioni.

Il contratto del 2016 conteneva già i valori tipici dell’economia civile, assumendo una nuova visione di garanzia e solidaristica, valorizzando al contempo la soggettività e le specificità sia a livello individuale che di singola azienda. Il nuovo accordo seppe inoltre recepire le enormi trasformazioni in atto, e le sfide legate a sostenibilità economica e sociale.

Il nuovo modello italiano di economia si caratterizza per la persona al centro ed è fondato sui valori della reciprocità, del mutuo vantaggio, della corresponsabilità, della solidarietà, e del ‘fare insieme’. L’impresa è considerata come un bene di interesse comune. Si tratta di un patrimonio di principi fondamentali che deve essere preservato e sviluppato. L’economia civile è nata a Napoli, nel 1753, come corso di laurea in Economia, tenuto da Antonio Genovesi, ed è stata rilanciata dal professor Stefano Zamagni negli ultimi anni. L’uomo, anche nelle fabbriche, è alla continua ricerca della soddisfazione personale e professionale, un fiorire dei propri talenti. E’ importante riscoprire un umanesimo industriale che assicuri dignità sociale, rispetto e valorizzazione alle persone che lavorano, perché possano raggiungere la felicità anche sul posto di lavoro, come sostiene lo stesso Zamagni.‘Non possiamo che condividere questa nuova corrente di pensiero economico – ha affermato Stefano Franchi – che oggi si declina nell’acronimo ESG. Se la sostenibilità è il valore, la competitività è il valore aggiunto. La sostenibilità e la competitività devono sempre convergere ad ogni livello.I principi dell’economia civile applicati alle nostre imprese possono portare notevoli benefici e una maggiore competitività, anche sui mercati internazionali. Questi sono i valori fondanti della nostra economia e del nostro impegno federativo’.

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