Ranstad presenta “Il secondo rapporto sul mercato del lavoro in Italia”

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A due anni dalla prima edizione, Randstad analizza il nuovo scenario occupazionale italiano attraverso un’indagine su 637 aziende.Pescara 8 giugno 2010, Randstad Italia – in collaborazione con ADAPT “Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali” e il Centro Studi Internazionali e Comparati Marco Biagi dell\’Università di Modena e Reggio Emilia – presenta “Il Secondo Rapporto sul Mercato del Lavoro in Italia”. La ricerca, che analizza empiricamente lo stato e l’evoluzione dell’occupazione nazionale, vuole fornire un contributo costruttivo e scientificamente autorevole alla rappresentazione delle diverse dinamiche di questo mercato, favorendo il dibattito sui temi che più interessano le istituzioni nazionali e locali, le parti sociali, le imprese e gli stessi lavoratori.

L’indagine, condotta tra gennaio e febbraio 2010 su 637 aziende, non poteva prescindere dall’esame delle conseguenze della crisi economica, approfondendo quali strumenti sono stati utilizzati dalle imprese per la gestione e salvaguardia del capitale umano.
Per comprendere appieno l’evoluzione del mercato del lavoro, “Il Secondo Rapporto sul Mercato del Lavoro in Italia” ha poi analizzato se le imprese, nonostante il difficile momento storico, abbiano effettuato nuove assunzioni e se prevedono un aumento del proprio organico nell’immediato futuro. Tutto questo per cercare di comprendere la fiducia delle stesse aziende nella possibilità di una ripresa economica.

A completamento del modificato quadro dell’organizzazione aziendale e del personale, l’indagine si è infine interessata anche alle politiche di selezione e reclutamento delle imprese coinvolte nel campione, nell’intento di portare alla luce i nuovi fabbisogni professionali e i necessari supporti per affrontare il periodo post crisi.

“La crisi economica ha evidentemente modificato gli assetti e l’organizzazione aziendale, nonché il mercato del lavoro italiano. Oggi le Agenzie per il Lavoro possono e devono essere sempre più dei ‘consulenti specializzati’ delle aziende, capaci di fornire soluzioni efficaci ed efficienti alle nuove esigenze create da un mercato globale sempre più competitivo. Per agganciare la ripresa, sarà importante per le imprese fare scelte strategiche tra cui una forte flessibilità a livello organizzativo e l’investimento in programmi di formazione per il proprio Capitale Umano” afferma Marco Ceresa, Amm. Delegato Randstad Italia. 

Key findings

o Il nuovo ruolo delle Agenzie per il Lavoro (APL): le tipologie di servizi richiesti oggi dalle aziende alle Agenzie per il Lavoro mettono in luce il nuovo ruolo polifunzionale di queste ultime sul mercato. Non più e non solo fornitori di personale temporaneo, le APL oggi sono chiamate a valutare le competenze e il potenziale dei candidati (opzione maggiormente scelta, con il 40% sul totale delle risposte), a ricercare e selezionare le risorse (32%) e ad occuparsi della loro formazione (18%).

o La struttura occupazionale delle imprese intervistate: la modalità contrattuale largamente predominante risulta essere quella a tempo indeterminato e full time, che infatti riguarda più dell’80% del personale delle imprese. Solo il 7% del personale è assunto con contratto di lavoro a termine, mentre si registra un 2% di personale somministrato e meno del 2% di contratti di collaborazione (occasionale, a progetto o coordinata e continuativa).

o L’Utilizzo degli ammortizzatori sociali per superare la crisi: oltre il 40% delle aziende rispondenti afferma di aver fatto ricorso a sospensioni dell’attività lavorativa oppure riduzione dell’orario di lavoro. Un 10% dichiara invece di aver organizzato attività di formazione aziendale, al fine di impegnare i lavoratori in sostituzione di sospensione o riduzione dell’orario. Il 22% del campione ha proceduto a licenziamenti.

o Il reperimento del personale: oltre il 41% delle aziende intervistate ha dichiarato di avere effettuato assunzioni nel corso del 2009, anche se nella maggior parte dei casi (34% del totale) le assunzioni sono collegate alla necessità di sostituire altro personale. Le aziende sono decise nell’affermare che non hanno per nulla aumentato il ricorso a personale flessibile, circostanza che appare in contraddizione con il periodo di crisi.

o I canali di incontro tra domanda e offerta di lavoro: Il 60% delle aziende, intervistate sui canali di reclutamento che intendono utilizzare per il futuro, ha indicato le Agenzie per il Lavoro.

o Le prospettive, lo scenario occupazionale: L’indagine ha inteso rilevare quali siano le prospettive delle imprese nei prossimi 12 mesi dal punto di vista della propria dimensione occupazionale, sia con riferimento ai lavoratori stabili, sia a quelli temporanei. Come era lecito attendersi, prevale nettamente la convinzione che la dimensione dell’impresa rimarrà stabile.
Interessante è rilevare come per i lavoratori temporanei prevalga la convinzione che possano aumentare (17%) piuttosto che diminuire (13%). Tale prevalenza si riduce a qualche decimo di punto, con riferimento ai lavoratori stabili (aumento 18,30%, diminuzione 18,09%). Quando però le imprese hanno dovuto pronunciarsi sull’andamento del personale nel suo complesso, è prevalsa la convinzione che esso sia destinato a diminuire (18,60%) piuttosto che ad aumentare (16,70%).
o Ricorso al lavoro somministrato: soltanto il 19% delle imprese dichiara di volersi rivolgere maggiormente al lavoro somministrato, mentre il 50% non è propenso (30% poco, 20% per nulla). Anche in questo caso, emerge una certa indecisione, rappresentata dal 31% delle imprese che non sa esprimere una posizione decisa rispetto ad un maggior ricorso o meno al lavoro somministrato.

o Profili professionali maggiormente richiesti: indagando i profili professionali sui quali si concentra il fabbisogno dell’impresa, le opzioni maggiormente scelte riguardano l’ambito commerciale (37% delle imprese) e quello tecnico (35%). Meno rilevante è la richiesta per le altre divisioni dell’impresa.
Si segnala inoltre, anche in questo caso, una qualche incertezza delle imprese nell’esprimere una posizione, infatti il 17% non sa indicare l’ambito in cui necessiterà di personale.

o Atteggiamento delle persone in cerca di lavoro: il 73% delle imprese afferma che le persone in cerca di lavoro dovrebbero maggiormente investire (molto o abbastanza) in se stesse, suggerendo in particolare di formarsi per rispondere ai fabbisogni professionali delle imprese (scelta dal 73% delle imprese), accedere ad un’istruzione o formazione integrativa (70%), essere disponibili ad una maggiore flessibilità (68%).

Note Metodologiche, “Il Secondo rapporto sul Mercato del lavoro in Italia”
È stato adottato come strumento di rilevazione un questionario in formato elettronico, compilabile online dai referenti delle aziende costituenti il campione. Tale questionario è stato elaborato a partire da quello utilizzato nel 2007 per la realizzazione del Primo Rapporto Randstad sul mercato del lavoro in Italia e sulla base di quanto emerso dai focus group con i clienti Randstad, svoltisi durante la fase preparatoria dell’indagine.
Il questionario si compone di 27 domande, alcune delle quali comprensive di diverse sottodomande, per un totale di 60 quesiti. Per la realizzazione dell’indagine, si è proceduto prendendo come riferimento la banca dati di Randstad Italia, composta non soltanto da clienti attivi, ma anche da altre aziende potenziali clienti. Hanno compilato almeno parte del questionario 637 aziende.
Sulla base dei dati raccolti – nel periodo tra gennaio e febbraio 2010 – in risposta al questionario sono state compiute diverse elaborazioni statistiche ed econometriche che sono alla base delle valutazioni complessive sulle tendenze evolutive del mercato del lavoro italiano nello scenario internazionale. Il risultato di questa indagine è un interessante scorcio della realtà, che merita l’attenzione non solo dei ricercatori e degli specialisti, ma di tutti i protagonisti del mercato del lavoro.

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