L’82% sfollati a livello globale è donna

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«Le donne sono sempre in prima linea in relazione alle questioni ambientali» osserva Niccolò Sovico, ceo, ideatore e co-fondatore di Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico, che questo mese ha commissionato uno studio all’International Center for Social Research (ICSR), basato anche sui dati della World Organization for International Relations (WOIR).

Secondo i dati della World Organization for International Relations, sono donne l’82% degli sfollati a livello globale causati da disastri ambientali e guerre e risultano esse —molto più spesso degli uomini— vittime delle calamità naturali (63%).

«Insomma sono proprio le donne a pagare in misura maggiore il costo del cambiamento climatico» spiega Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore di Ener2Crowd nonché chief analyst del GreenVestingForum.it, il forum della finanza alternativa verde.

Ma sono proprio le donne a non tirarsi indietro di fronte ad una scelta importante come quella di investire le proprie risorse nella Green Economy.

Tutti ricorderanno Vandana Shiva, che rese celebri in tutto il mondo i tree huggers (gli “abbracciatori di alberi”), un movimento femminile che nacque per proteggere le foreste subtropicali dell’Himalaya che si estendono attraverso le colline del Nepal centrale, andando a ricoprire anche molte zone del Darjeeling, del Bhutan e dello stato indiano dell’Uttar Pradesh, fonte di vita per le collettività indigene.

Oppure —più recentemente— Txai Suruì, l’attivista venticinquenne brasiliana che si batte contro la deforestazione amazzonica, o l’ugandese anch’essa venticinquenne Vanessa Nakate, il cui impegno a favore dell’intera Africa iniziò nel 2018 quando —studentessa alla facoltà di Economia di Kampala— si rese conto della gravità del cambiamento climatico, a partire dalle inondazioni che colpirono in quegli anni la parte orientale dell’Uganda.

O ancora la diciannovenne Howey Ou (Ou Hongyi), nativa della città di Guilin, nella parte meridionale della Cina, il Paese che oggi inquina di più al mondo, senza dimenticare la ventiquattrenne Disha Ravi che dopo essere finita in carcere dopo un tweet ambientalista è diventata l’attivista più carismatica e importante dell’intera India.

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