Consumo del suolo e incolumità dei territori

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CNA Costruzioni chiede una seria programmazione di interventi

 

 

L’importanza della manutenzione e cura anche dell’idrografia minore si è resa ancora una volta evidente nell’emergenza di questi giorni, dove i fiumi principali sono stati attenzionati speciali e i reticoli minori ed i fossi hanno presentato criticità ed esondazioni.

 

La sicurezza del territorio e la relativa incolumità dei cittadini, delle loro abitazioni ed attività economiche sono una priorità e la gestione del territorio deve passare dalla logica dell’intervento localizzato in emergenza a quella della prevenzione.

 

Un’azione efficace per la mitigazione del rischio idrogeologico deve riflettersi in una visione complessiva del territorio interno-costa (e non una contrapposizione tra doveri e responsabilità) che non consegni alla comunità, dopo un evento sicuramente forte ma ipotizzabile nelle more dei cambiamenti climatici a cui assistiamo, città alluvionate, strade interrotte, smottamenti, crolli di centri storici e spiagge divorate dalle mareggiate e ostruite di detriti.

 

L’appello è a tutti gli Enti Locali, di ogni ordine e grado, a tutti gli attori coinvolti, assieme agli esperti e stakeholder affinché ci si dia una visione complessiva/totale del territorio-clima e fenomeni letta al divenire e finalizzata ad una programmazione di interventi efficace e risolutiva.

 

La strategia per la mitigazione del rischio idrogeologico deve mettere in campo una serie di azioni sinergiche che basandosi su un’approfondita conoscenza del territorio e dei fenomeni che lo caratterizzano, consenta di costruire una pianificazione territoriale integrata ed efficace che alle tradizionali misure strutturali affianchi misure quali delocalizzazioni, manutenzione del territorio e delle opere di difesa, pratiche sostenibili di uso del suolo, formazione, informazione e preparazione dei soggetti competenti e della popolazione anche attraverso idonei strumenti di comunicazione e diffusione di dati e informazioni.

 

Il dissesto idrogeologico costituisce un tema di particolare rilevanza per l’Italia a causa degli impatti su popolazione, ambiente, beni culturali, infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. Alla naturale propensione del territorio al dissesto, legata alle sue caratteristiche meteo-climatiche, topografiche, morfologiche e geologiche, si aggiunge il fatto che l’Italia è un paese fortemente antropizzato.

 

L’incremento delle aree urbanizzate, verificatosi a partire dal secondo dopoguerra, spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale, ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a rischio, ovvero di beni e persone presenti in aree soggette a pericolosità per frane e alluvioni.

 

Le superfici artificiali sono passate infatti dal 2,7% negli anni ‘50 al 7,11% del 2020 e nel contempo l’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio. I cambiamenti climatici in atto stanno inoltre determinando un aumento della frequenza degli eventi pluviometrici intensi e, come conseguenza, un aumento della frequenza delle frane superficiali, delle colate detritiche e delle piene rapide e improvvise (flash floods).

 

Ma l’oggi è pressante, ci impone da subito di intervenire a tutela dell’economia offesa dal nubifragio e di salvare la stagione turistica che avrebbe già dovuto essere avviata in questo periodo dell’anno.

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