Giorno del ricordo: 70°anniversario eccidio Malghe di Porzus

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\”Dopo tanti anni la verità sull\’eccidio delle malghe di Porzus è acclarata, è consegnata alla storia come uno degli errori più tragici della lotta di liberazione. Essere qui a rappresentare l\’Assemblea legislativa della nostra Regione, significa avere la consapevolezza civile di aver riletto e analizzato un capitolo del passato in una stagione storica che ci vede con Slovenia e Croazia parte di un\’Europa senza confini. Da un grande ideale dobbiamo avere la forza di trovare ogni giorno le ragioni per costruire nuove speranze e prospettive alle giovani generazioni e al nostro Friuli\”. Così il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop alle
manifestazioni che l'Associazione partigiani Osoppo, insieme con
la Federazione Italiana Volontari della Libertà (FIVL), ha
organizzato a Faedis e a Canabola per il 70°anniversario
dell'eccidio delle Malghe di Porzus, ha portato la voce della
Regione, rappresentata alle cerimonie anche dalla presidente
della Giunta Debora Serracchiani.

Un appuntamento annuale realizzato con il sostegno della Regione,
con il patrocinio della Provincia di Udine e del Comune di Faedis
e al quale oggi erano presenti anche il vicepresidente del
Consiglio regionale Paride Cargnelutti e i consiglieri Shaurli,
Sibau e Riccardi e che ha visto susseguirsi gli interventi del
sindaco di Faedis Claudio Zani, del vicepresidente dell'APO
Roberto Volpetti, del presidente della Provincia Pietro
Fontanini, del sottosegretario alla difesa Domenico Rossi, del
nipote del Comandante "Bolla" Tazio De Gregori che ha portato la
sua testimonianza personale. Ed anche dell'arcivescovo di Udine
mons. Andrea Bruno Mazzocato che ha celebrato la Messa di
suffragio per i caduti nella Chiesa parrocchiale di Canebola:
tutti accomunati dall'importanza di una memoria condivisa da
tenere viva.

Uno sguardo sul futuro – quello di Iacop – a partire dalla
ricostruzione storica degli eventi.

"Il ricordo del sacrificio dei combattenti della Osoppo si
accompagna alla portata politica che quel tragico evento esercitò
nei decenni successivi nella vita pubblica dell'Italia e della
nostra Regione – ha sottolineato il Iacop ricordando che quanto
accadde settant'anni fa a Porzus, nel quadro delle
contrapposizioni che si registrarono nel confine orientale tra
formazioni partigiane di orientamento diverso, non fu iniziativa
di singoli ma parte di un piano, promosso dalle forze di
liberazione Jugoslave che puntavano alla rivendicazione
territoriale di ampie zone del Friuli e della Venezia Giulia".

"Nel gennaio – febbraio 1945 i partigiani della Osoppo e i
garibaldini, dopo la positiva esperienza del comando unificato
della zona libera del Friuli orientale, operavano come due entità
separate, in completa indipendenza, non nascondendo le divergenze
ideologiche, strategiche e quelle sul futuro assetto statuale. E'
proprio nel contesto della "questione nazionale" e delle
rivendicazioni territoriali avanzate non soltanto sulle zone
abitate da popolazioni di lingua slovena, che maturò l'eccidio.
La prima brigata Osoppo, dislocata nel Friuli Orientale, subì
l'impatto dell'avvicinamento dei dirigenti nazionali del Partito
comunista alle pressioni annessionistiche jugoslave,
all'inquadramento operativo, nel novembre 1944, delle formazioni
garibaldine della zona nel 9° Korpus e alla volontà di spostare i
gruppi della Osoppo in Carnia. In quelle settimane si ruppe il
filo storico della ragione, portando alla condanna a morte del
piccolo gruppo osovano di Porzus che non accettava
l'allontanamento dal Friuli orientale e sottolineava con la sua
presenza il carattere pluralistico della lotta di liberazione.

"Oggi siamo qui per ricordare, condividendo una riflessione sui
sentimenti e sugli ideali che animarono i volontari della libertà
e che a Porzus vennero traditi, sancendo una spaccatura profonda
nella resistenza friulana che ebbe conseguenze negative nei
rapporti tra organizzazioni partigiane e per la trasmissione
dell'alto valore morale della Resistenza alle generazioni della
seconda metà del Novecento. Tuttavia le centinaia di partigiani
che salirono sui monti sono stati un'espressione nitida della
storia civile e della fibra morale rappresentata dalla
Resistenza.

"Le formazioni Osoppo, che diedero un contributo fondamentale
alla Resistenza, si definivano popolari, rivoluzionarie e
democratiche. Erano portatrici di esigenze di libertà, di
autonomia e di autogoverno, valori di riferimento della Osoppo e
dentro i quali si ritornava alla necessità del pluralismo
politico – ha aggiunto Iacop ricordando quanto dell'educazione
politica degli osovani sia passata attraverso l'attività
capillare del clero, dei cappellani militari come don Aldo
Moretti, don Redento Bello, padre Generoso, don Ascanio De Luca.

"Questo momento storico impone a ognuno di noi di fare la propria
parte con onestà e responsabilità, e in questo impegno la classe
dirigente ha il dovere di dare l'esempio, affinché la
distribuzione dei sacrifici necessari non risulti sbilanciata in
modo intollerabile.

Iacop ha anche richiamato la dimensione di partecipazione
popolare presente nella lotta di liberazione, culla di una
visione politica da cui nacque l'idea di Europa come progetto di
vita associata per popoli del continente che si stavano
combattendo, per sottolineare l'importanza che i giovani si
riavvicinino alla politica e si riaccenda la passione per la
partecipazione alla gestione della cosa pubblica. "L'unione
europea è l'ambito istituzionale imprescindibile entro cui
difendere e costruire il futuro degli italiani – ha sottolineato
– ma anche questo è un traguardo che non va dato per scontato e
va difeso. Lo scenario infuocato di molte aree che possiamo
considerare di guerra, prime fra tutte quelle della sponda sud
del Mediterraneo e del Medio Oriente, ci ricorda che il bene
della pace viene deturpato senza scrupoli dall'azione di vecchi e
nuovi autoritarismi e di fanatismi religiosi variamente
alimentati, che mettono in luce troppi crimini contro l'umanità.

"La libertà, la giustizia, la democrazia e la verità, sono la
grande eredità che ci ha lasciato la Resistenza e l'impegno delle
formazioni osovane perché siano esempi di coraggio e di impegno
civile e morale divenuti patrimonio di tutti".

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