Certificazione energetica: una frammentazione critica di norme

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“La continua evoluzione normativa – dichiara a proposito della progettazione sostenibile, l’arch. Monica Lavagna, ricercatore in Tecnologia dell’Architettura al BEST (Building Environment Science Technology), dipartimento del Politecnico di Milano – mira a imporre gradualmente una serie di vincoli necessari a orientare il progetto verso una maggiore efficienza energetica e sostenibilità ambientale. La gradualità è necessaria per permettere al mercato e agli operatori di adeguare conoscenze e capacità. Casomai la questione critica, del tutto specifica della realtà italiana, è la frammentazione normativa.
Mentre all'estero la normativa sulla certificazione energetica nazionale detta regole e procedure di verifica (metodi di calcolo e certificazione) in maniera uniforme sul territorio, differenziando semplicemente i valori limite da rispettare, in Italia le singole Regioni (e in alcuni casi addirittura i singoli Comuni) stanno emanando normative differenziate sul territorio dal punto di vista non solo dei valori limite da rispettare, ma anche delle procedure di calcolo e delle modalità di certificazione energetica. Creando non poca confusione negli operatori e obbligando i professionisti a doversi aggiornare su norme e procedure ogni volta che cambiano territorio di riferimento (ossia quasi per ogni progetto). Uno spreco enorme di lavoro, senza un vantaggio dal punto di vista ambientale. Infatti non si capisce perché le procedure di calcolo e lo schema di certificazione non possano essere definiti a livello nazionale (esiste una legge nazionale in materia, il DM del 26 giugno 2009), così come avviene in tutti gli altri Paesi europei, impedendo il frazionamento normativo territoriale. Le specificità territoriali possono e devono trovare espressione solamente nell'individuazione dei valori limite da rispettare (di trasmittanza termica, di consumo energetico, ecc.), in base al clima.
E se confusione c'è sulla certificazione energetica, ancora più imbarazzante diventerà l'introduzione di una certificazione di tipo ambientale, che andrà a coinvolgere molti altri aspetti (consumo di acqua, qualità dell'aria interna, energia incorporata nei materiali da costruzione ecc.), rendendo ancora più complessa e articolata la valutazione (gli attuali strumenti di certificazione ambientale prevedono la verifica e il calcolo di circa 70 indicatori ambientali) e dunque più ampia la gamma di variabili.
Un primo segnale della frammentazione anche in relazione alla valutazione ambientale degli edifici si ha oggi con gli esempi di adozione del Protocollo Itaca (per la valutazione della qualità energetico – ambientale degli edifici) per l'accesso ai premi di volumetria del Piano Casa. Ogni Regione ha definito un "proprio" Protocollo Itaca, selezionando solo una parte degli indicatori rispetto al documento di riferimento a livello nazionale e introducendo anche indicatori nuovi. Questo significa che in ogni regione le procedure di valutazione della sostenibilità ambientale di un edificio cambiano (e anche di tanto). E che i certificati che verranno emessi in contesti diversi non saranno confrontabili. Come del resto oggi avviene anche per la certificazione energetica”.
La certificazione energetica prevede solo parametri relativi al riscaldamento invernale e quindi alla produzione di CO2: non è troppo poco non prendere in considerazione gli altri parametri dei consumi?
“La direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici, di cui le normative italiane sono il recepimento, imponeva la verifica di tutti gli aspetti di consumo di energia. Il primo recepimento (D.Lgs. 192/05) aveva introdotto solo la verifica dei consumi per il riscaldamento invernale, ma l'attuale normativa (DPR 59/09) ha allargato gli indicatori e le verifiche di riferimento anche al raffrescamento estivo.
La questione invece che rimane aperta è che non bisogna confondere l'efficienza energetica con l'eco-efficienza: il fatto che un edificio sia energeticamente efficiente non è condizione sufficiente per essere anche un edificio sostenibile. Gli aspetti da considerare sono molteplici (la gestione del ciclo dell'acqua, la qualità dell'aria interna, il comfort, la permeabilità dei suoli, la scelta dei materiali e delle tecniche costruttive a basso impatto ambientale nel ciclo di vita, ecc.) dal momento che gli impatti ambientali di un edificio non sono causati solo dai consumi di energia, ma anche dai consumi di acqua e di materiali e dalle emissioni inquinanti in aria, acqua e suolo (rifiuti)”.
Qual è il futuro della progettazione in ottica di efficienza?
“Il passo avanti che deve essere fatto è passare dalla certificazione energetica alla certificazione ambientale, allo scopo di considerare un numero più ampio di aspetti ambientali. Occorrono strumenti di verifica dei diversi impatti ambientali legati alla gestione dell'edificio, ma occorre anche allargare lo sguardo all'intero ciclo di vita dei materiali che vanno a costruire l'edificio, prendendo quindi in considerazione anche gli impatti generati per la produzione – trasporto – messa in opera dei materiali da costruzione e per la dismissione (promuovendo strategie di demolizione selettiva, recupero dei componenti e riciclaggio dei materiali).
Esistono già dei Protocolli di valutazione ambientale (Itaca, LEED, SBtool, ecc.) che permettono di operare una valutazione ambientale degli edifici. Ma in questi strumenti la valutazione ambientale è basata sul rispetto di alcuni criteri di progettazione ambientale (es. uso di materiali locali) e non sulla verifica degli impatti ambientali generati nell'intero ciclo di vita, come invece avviene in una valutazione LCA (Life Cycle Assessment).
Sono attualmente in corso lavori normativi internazionali (CEN) per la definizione di strumenti di valutazione quantitativa degli impatti ambientali legati alle attività di costruzione, basati sul metodo LCA e su una valutazione che non consideri solamente l'edificio, ma anche i materiali da costruzione, nell'intero ciclo di vita. Il lavoro di ricerca per la definizione di strumenti di valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici è ancora tanto e i primi protocolli disponibili, come il Protocollo Itaca, non devono far pensare di aver già raggiunto il traguardo.
Le difficoltà da superare per arrivare al traguardo della sostenibilità ambientale degli edifici sono tante: la preparazione degli operatori; la diffusione e disponibilità di informazioni ambientali sui materiali; la definizione degli scenari di durata dei materiali, di manutenzione dell’edificio e di dismissione e riciclaggio dell’edificio e dei suoi componenti; l’integrazione di indicatori relativi alla sostenibilità economica (LCC) e sociale, ecc.. Però è importante definire il traguardo e il percorso, al fine di orientare gli studi, la ricerca e le normative verso l’uso e l’applicazione di strumenti adeguati per la definizione di edifici sostenibili”.
www.polimi.it

Energetic certification: a critical fragmentation of rules

“The continuous evolution of the rule – declares about the sustainable planning, the arch. Monica Lavagna, researcher in Technology of the Architecture at the BEST (Building Environment Science Technology), department of Milan Polytechnic – has the aim to gradually impose a series of necessary ties to point the plan towards a greater energetic efficiency and environment sustainability. The gradualness is necessary in order to allow at the market and workers to adapt acquaintances and ability. Maybe the critical issue, completely specific of the Italian reality, is the rule fragmentation. While abroad the rule about the national energetic certification has laws and procedures of check (methods of calculation and certification) in equal way in all territory, simply differentiating the values limit to respect, in Italy the single Regions (and sometimes the single Municipalities even) are emanating differentiated rules on the territory from the point of view not only of the values limit to respect, but also of the procedures of calculation and the modalities of energetic certification. Creating a confusion in the workers and forcing the professionals to have to get up to date themselves about rules and procedures when the reference territory changes (that is nearly for each plan). The European directive about the energetic yield of the buildings, imposed the check of all the aspects of power consumption. The first accomplishment (E.O. 192/05) had only introduced the control of the consumption for the winter heating, but the actually low (DRP 59/09) has extended the indicators and the check of reference also to the summery cooling. The issue unresolved is that: we mustn’t confuse the energetic efficiency with the eco-efficiency: if a building is energetically efficient is not a sufficient condition for being considered as a sustainable building”.

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