Capitali europee della cultura: una buona pratica da adottare livello nazionale

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Il 21 ottobre ha preso il via la V edizione di Ravello LAB, il forum europeo su cultura e sviluppo promosso da Federculture, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali e Formez Italia. Si è parlato in particolare del rapporto tra città e cultura. La relazione tra produzione culturale, crescita territoriale e politiche urbane è già stata al centro delle riflessioni di
Ravello LAB dello scorso anno, nel corso del quale sono state presentate molte esperienze di Capitali Europee
della Cultura (Glasgow, Liverpool, Guimaraes, Ruhr). Tali esperienze sono parse di particolare interesse e, nelle
‘Raccomandazioni’ conclusive che Ravello LAB rilascia con l’intenzione che possano essere utili spunti per l’adozione di politiche ai diversi livelli istituzionali, è stato auspicato che il modello progettuale delle Capitali Europee della Cultura possa divenire la modalità ordinaria di intervento nella pianificazione strategica dello sviluppo.
Il programma delle Capitali Europee della Cultura si è affermato nel tempo come uno dei ‘laboratori’ di sviluppo trainati dalle attività culturali più importanti a livello continentale e grande attesa sta suscitando, non soltanto tra gli addetti ai lavori, quanto sta accadendo nelle tre 'Capitali' del 2010: Istanbul, Pècs (Ungheria) e, soprattutto, Ruhr. Proprio il più famoso e 'grigio' bacino industriale nel cuore dell'Europa ha oggi completamente cambiato pelle grazie ad un gigantesco progetto di riqualificazione ambientale, culturale e produttivo, guadagnandosi il titolo di Capitale Europea della Cultura per il 2010. Investita da una profonda crisi economica, l’area mineraria della Ruhr ha individuato nelle produzioni culturali e nelle industrie creative un nuovo sentiero di crescita.
La regione, che ricomprende oltre 50 centri urbani e imponenti complessi di archeologia industriale (l’antico stabilimento carbominerario di Zollverein, ad Essen, è stato recentemente inserito nella lista del Patrimonio
Mondiale dell’UNESCO), è ora al centro di importanti progetti strategici di riconversione industriale, di riqualificazione urbanistica, di riorganizzazione dei servizi di offerta culturale, di stimolo alla creatività e all’industria creativa. È utile adottare politiche attive che, proprio attraverso l’estensione alla scala nazionale del modello ECoC, producano significativi risultati anche nelle città italiane.
L’esperienza maturata dalle 25 annualità del Programma Capitale Europea della Cultura dimostra come l’approccio alla pianificazione strategica, alla progettazione integrata interistituzionale, al partenariato pubblico-privato e al coinvolgimento della società civile, richiesto dal modello delle capitali europee, sia in grado di innescare un percorso di sviluppo culturale, sostenibile e di lungo periodo.

Informazioni:
http://www.ravellolab.org

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