Workshop spesa sanitaria e federalismo: le Marche si confermano una volta di più come Regione tra le più virtuose in Italia

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Le Marche sono l’unica Regione con i conti in equilibrio che non solo ha rispettato la programmazione delle risorse per la sanità ma addirittura avrebbe potuto spendere di più di quanto stanziato a programma per il 2009, dimostrando così il più elevato livello di efficienza in Italia. E’ quanto emerso da uno studio del Cerm (Competitività Regolazione Mercati) correlato all’introduzione del federalismo fiscale e dei costi standard, in cui è stato preso in esame il rispetto da parte delle Regioni della programmazione delle risorse dedicate alla sanità. Già in passato l’Istituto aveva condotto delle ricerche commissionate dal Ministero del Welfare, ricerca che colloca le Marche in seconda posizione per qualità delle prestazioni ed efficienza della spesa Questi argomenti sono stati approfonditi oggi nel corso di un workshop al Rettorato su federalismo e sanità organizzato dalla Regione Marche e dall’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) al quale ha aderito in qualità di relatore il presidente del Cerm Fabio Pammolli.

Ad aprire i lavori è stato il Rettore Marco Pacetti che ha evidenziato le potenzialità della sanità marchigiana come motore economico e la qualificazione della spesa sanitaria come fattore di investimento. SU questo argomento si è concentrata la relazione di Gianluca Gregori, preside della Facoltà di Economia.

“Lo studio del Cerm – ha detto il presidente della Regione Gian Mario Spacca – che rappresenta una prima vera ‘simulazione’ dell’applicazione del federalismo e dei costi standard, evidenzia come le Marche siano la Regione più virtuosa in Italia per spesa e qualità dei servizi.
Un risultato di cui andiamo fieri visto che la sanità marchigiana partiva a inizio decennio da un dato drammatico, con un disavanzo che sfiorava i 150 milioni di euro anno su anno. Il lavoro di ristrutturazione e di riqualificazione che abbiamo attuato, ha portato oggi la sanità ai dati che Cerm registra.
Ma questo non ci basta. Dobbiamo lavorare per conservare la qualità del nostro sistema sanitario sia in termini economici che di servizio, attraverso un continuo miglioramento delle performance. Uno dei problemi più grandi del Paese è la produttività e da questo punto di vista la pubblica amministrazione rappresenta un elemento di particolare debolezza.

Ecco perché – ha concluso Spacca – è necessario sviluppare sempre di più le conoscenze al servizio della decisione e formare un management competente, grazie anche al contributo dell’Università. Di fronte ad uno scenario di risorse in forte calo, occorre migliorare sempre più gli aspetti organizzativi, per innalzare il livello della risposta ai cittadini. Istituzioni e operatori del settore insieme, sono chiamate a riflettere e ad agire, in tempi rapidi”.

Lo studio del Cerm ipotizza quale possa essere la spesa sanitaria complessiva di ogni singola Regione se, nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), fossero adottati i livelli di efficienza di un pool di cinque Regioni (tutte a statuto ordinario) caratterizzate dall’equilibrio di bilancio e da un ottimo livello di erogazione delle prestazioni sanitarie. L’obiettivo è contribuire a costruire un’agile strumento di benchmarking interregionale ai fini dell’applicazione del federalismo fiscale e dei costi standard il cui scopo finale è quello di migliorare i livelli di efficienza delle Regioni, consentendo un miglior utilizzo delle risorse, sempre più limitate rispetto all’andamento della spesa, correlata direttamente anche ai mutamenti demografici ed al progresso tecnologico.

“Per determinare gli standard di spesa sanitaria – ha spiegato il presidente del Cerm Fabio Pammolli – si selezionano le Regioni che, nel corso degli ultimi anni, hanno rispettato la programmazione realizzando condizioni di sostanziale equilibrio di bilancio e, inoltre, hanno erogato prestazioni di qualità, testimoniate da rilevazioni e riflesse da un saldo attivo dei flussi di mobilità. Le Regioni assunte come benchmark sono state: Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Umbria, Veneto. A queste abbiamo accomunato anche le Marche che, a fronte di una qualità già elevata, potrebbero addirittura permettersi di ottenerla con una maggiore spesa (ca. 95 milioni di Euro/anno in più)”.

“La Regione Marche – ha detto ancora il dirigente del Servizio Salute Carmine Ruta – ha conseguito negli ultimi anni importanti risultati in termini di qualità assistenziale avendo garantito nel contempo il pareggio di bilancio. Oggi quindi la sanità marchigiana rappresenta una fondamentale risorsa per lo sviluppo economico anche attraverso la sua capacità progettuale orientata all’innovazione e alla creazione di valore”.

Le conclusioni dell’incontro sono state affidate all’assessore alla Salute Almerino Mezzolani:
“I preziosi risultati raggiunti – ha sottolineato – saranno tutelati e incrementati dal nuovo Piano Sanitario regionale. Un piano che mira a garantire una efficace risposta alla forte richiesta di razionalizzazione delle risorse e consente il miglioramento delle condizioni di accessibilità, fruibilità e tempestività dei servizi e delle prestazioni erogate. I vantaggi già ottenuti non si limiteranno agli aspetti più squisitamente clinici, sanitari, sociali e di processo del sistema sanitario regionale, ma avranno un significativo impatto, sia in termini di miglior uso delle risorse disponibili, sia come volano per una crescita produttiva delle diverse realtà regionali”.

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