Fuori la politica dai porti!

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Due punti di vista importanti, quello di Genova, dove ha il suo studio legale e quello del Friuli Venezia Giulia, dove insegna Diritto internazionale ed europeo all’Università di Udine: l’avv. Maurizio Maresca deve probabilmente anche a questo, oltre che alla sua esperienza, la chiarezza della sua visione sui porti italiani.
Soprattutto dichiara con coraggio quello che pensa, non temendo di farsi nemici in un mondo come quello delle
Autorità portuali e dei porti in genere, in cui c’è assolutamente troppa politica, anzi, più politica che acqua di mare, come direbbe qualcuno. E punta il dito su tutto, a cominciare dalla crisi dell’ordinamento portuale e della logistica,
che definisce “un segno dei tempi”. “Stiamo consegnando – dichiara – una schifezza di ordinamento portuale.
E’ un sistema arcaico, fatto di non rispetto delle regole. Se la nostra portualità è così, è perché non siamo riusciti a costruire un ordinamento valido: la legge 84/94 è nata di corsa, perché tre anni prima una sentenza della Corte
di Giustizia europea aveva dichiarato il nostro ordinamento non compatibile con l’UE e con il diritto comunitario. Le compagnie portuali non potevano avere più il monopolio del porto e le Autorità portuali erano autorità di amministrazione pubblica, ma senza competenze di ordinamento e organizzazione. La concorrenza era relegata ai porti stessi e affidata alle Autorità portuali, perché la legge non ha preso in considerazione un regime di libera concorrenza tra le imprese che operano all’interno di essi. Tra le cose che non sono mai andate, c’è anche il ruolo di un Ministero dei Trasporti che non ha mai svolto il suo lavoro guardando alla geografia dei mercati: solo adesso si sta cercando di stringere un accordo con la Slovenia per cercare di uniformare le regole, al fine di evitare conflitti di varia natura. E lo stesso si dovrebbe fare con gli altri Paesi, ma come tutte le cose belle, probabilmente
non si farà!”. L’avv. Maresca parla di un ordinamento italiano monolitico sotto ogni punto di vista, mentre, fin qui, la legge 84/94 è stata applicata e interpretata diversamente da porto a porto, con letture delle norme a volte diversissime. “Tutto questo ha fatto abbassare i livelli dei presidi di professionalità nelle
guide delle Autorità portuali, dove sono finite, spesso, parti della politica che non avevano trovato posto altrove, nella maggior parte dei casi messi lì e senza alcuna conoscenza specifica. Inoltre sarebbe stato il caso, soprattutto
in questo periodo di crisi, di non dare soldi alle Autorità portuali per realizzare infrastrutture inutili, ma investire tali fondi diversamente, utilizzando anche quelle stesse modalità che usano le banche quando non aiutano situazioni che non mostrano vivacità economica. Altrimenti sono veramente soldi buttati via!”.
Il problema è allora della politica…
“C’è un equivoco di fondo: parlare di sistema portuale senza sapere cosa significa. Vogliamo tanti “portini”, per favorire tutti, non neghiamo niente a nessuno, cerchiamo di rendere tutti contenti… E i traffici continueranno ad essere altrove. Le Autorità portuali continueranno ad aiutare i politici a controllare le aziende e non si faranno mai scelte coraggiose per due soli porti. D’altronde la logica industriale non coincide con la logica della politica: ma che Paese siamo? Che senso ha investire nel porto di Genova e in quello di
Savona? Un porto deve essere, invece, un ambito di mercato rilevante, dove la regolamentazione deve essere chiara. Invece la nostra portualità è debole, con il paternalista pubblico che ogni giorno riceve il terminalista che si prostra davanti all’assessore di turno: ecco io credo che finché il mercato italiano farà accordi con la politica, rimarrà fuori dai grandi traffici!”.
Ci sono possibilità, vie d’uscita?
“Ci sono ipotesi percorribili, a cominciare dall’applicare la legge n. 84/94 senza guardare in faccia nessuno, passando per Autorità portuali vere e non più strumenti di controllo delle barriere d’accesso al mercato. Le Autorità portuali devono avere più poteri, Assoporti deve smettere di fare politica ed essere lo strumento di regolamentazione di cui il settore ha bisogno. Sarebbe auspicabile un maggiore controllo sugli aiuti di Stato e se vogliamo investimenti privati dobbiamo necessariamente essere in grado di fornire certezze di futuro. Il mercato deve essere regolato e si deve scegliere: o un’alleanza forte di privati, ma lo Stato deve dar loro garanzie, o lo Stato deve fare investimenti forti”.

Politics out of the ports
“We are giving – the lawyer Maurizio Maresca, university teacher of International and European Right to the University of Udine, declares – a bad harbour system. If our port system is so poor, it's because we
are not able to construct a right system: the law 84/94 has been enacted in a haste because three years before, a sentence of the European Court of justice had defined our system not compatible with the EU and the community right. The harbour companies could not have more the monopoly of the port and the political Port Authorities, haven't competences on portual system and organization. The Ministry of Transport has never carried out its job looking the location of the markets”.
The problem is the politics…
“There is an important misunderstanding: to talk about harbour system without know the meaning. We want many “ports”, in order tofavour everybody, to deny nothing, we try to satisfy everybody… so the traffics will continue to being elsewhere. The Port Authorities will continue to help the politicians to control the companies in this way will not be never made brave choices for two single ports”.
Is there a way out?
“There are hypotheses, for example applying the law n. 84/94 without to go ahead, moving thought real Port Authorities and not more tool of control of the access barriers at the market. The Port Authorities must have more powers, Assoporti must stop to make politics and to become the regulation instrument
of which the sector has need. A greater control would be favourable on the aids of State and if we want private investments we must necessarily to be able to supplying certainties. The market must be regulated and we must be chose: or a strong association with privates, but the State must give them guarantees or the State must make considerable investments”.

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