Digital divide: tanti progetti, poche soluzioni

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Guardando al nuovo report del word Economic Forum sull\’ITC (internet and commication technology) l\’Italia non fa proprio una bella figura. Anzi, alla luce dei risultali, si merita una bella tirata di orecchie perché su una classifica di 138 paesi si posiziona solo al 51 esimo posto, dopo Cile, Slovenia e Tunisia. \”Non si può che migliorare\”, si potrebbe sospirare in maniera ottimistica, invece no! Dal 2009 il BelPaese ha perso ben nove posizioni avvicinandosi sempre di più alla Grecia che nel 2010 vanta un 64esimo posto e allarga le schiere degli ultimi della classe.
Andando ad analizzare la situazione nello specifico, il quadro è tutt'altro che incoraggiante: il 12% della popolazione italiana è in digitai divide, con forti disparità tra regione e regione.
"Con digitai divide – spiega Giovanni Cancellieri, professore ordinario di Telecomunicazioni dell'Università Politecnica delle Marche, nonché Presidente del Centro Radioelettrico Sperimentale G. Marconi – si identificano le aree del Paese in cui i cittadini non hanno accesso ad Internet oppure hanno un acces¬so limitato (cioè meno di 1 Mbps). Una connessione alla rete con una frequenza di cifra così bassa non permette l'utilizzo dei più moderni servizi offerti da Internet, come social network, e-commerce, pubblica amministrazione digitale, causando forti disagi soprattutto alla popolazione più giovane.Relativamente alla regione Marche, il 90% del territorio è coperto dalla ADSL connessione a banda larga via cavo, che corre lungo la costa e i territori pianeggianti. Il problema ricade sulle comunità montane, distanti l'una dall'altra e scarsamente popolate, dove non ci sono le infrastrutture per una connessione fiat veloce".
Recentemente il governo ha deliberato l'abrogazione della legge Pisanu e, di conseguenza, la liberalizzazione del Wi-Fi. Inoltre molti Comuni hanno apertodegli hotspot per la navigazione gratuita nei centri storici e nei luoghi di maggior transito...
"La legge Pisanu era stata varata nel 2005 e all'articolo 7 regolamentava la situazione degli esercizi pubblici in materia di telefonia e internet, per motivi di sicurezza. Nello specifico, obbligava gli esercenti pubblici e privati a pren¬dere nota delle generalità dell'utente attraverso una sim card o carta di identità.
Sicuramente l'abrogazione di questa norma costituisce una apertura per il WI-FI libero, ma non sarà assolutamente la soluzione al digitai divide. Il fatto è che il momento del WI-FI tende ad essere superato. Questo tipo di connessione, infatti, ha una banda limitata, quindi non è assolutamente in grado di rispondere alle esigenze dei nuovi internauti, che spostano una mole di documenti e dati fino a due o tre anni fa impensabile. Non parliamo poi degli hotspot che, come suggerisce il nome, sono dei punti ad alta connettività, ma hanno una copertura a banda larga che non supera i 100 metri. Possono essere utili per le zone caratterizzate da alta frequentazione (in particolare turistica), come bac ristoranti, alberghi, piccoli centri storici, stazioni balneari, o nelle aree di sosta delle autostrade, nei porti o negli aeroporti, dove l'utente così detto "nomadico" può collegarsi con il proprio tablet-pc o smartphone.
Ma sono inadeguati ai bisogni dei cittadini, intesi come utenti residenziali o aziende. Si potrebbero mettere delle piccole antenne sulle finestre in modo da far penetrare il segnale WI-FI anche all'interno degli edifici, ma si tratta di soluzioni da ottimizzare di volta in volta, e che rendono precario il servizio"
Che ci dice del progetto WiMax?
"Il WiMax, acronimo di Worlwide Interoperability for Microwave Access, è uno standard per le comunicazioni wireless con un raggio di copertura del segnale che può arrivare fino a 40 km, grazie alla potenza maggiore che viene impiegata, e con una velocità di trasmissione fino a molte decine di Mbps. Vengono utilizzate frequenze licen¬ziate, cioè assegnate ad un certo operatore in una determinata regione in esclusiva. Questa tecnologia a banda larga è stata adottata anche in Italia proprio per risponde¬re alle esigenze di tutti quei cittadini esclusi dalla connessione ADSL.
Nel 2007 il Ministero delle Comunicazioni, allora presieduto da Paolo Gentiloni, ha indetto una gara per rassegnazione dei diritti d'uso delle frequenze WiMax nella banda 3,4 -3,6 GHz, con una base d'asta molto alta e favorendo i rilanci. Alla fine il prezzo di concessione delle frequenze in Italia è risultato oltre cento volte maggiore di quello di analoghe frequenze in altre nazioni europee. Ciò ha tagliato le gambe alla maggioranza degli operatori che hanno vinto le aste. Come se non bastasse, il Ministero delle Comunicazioni ha imposto alle imprese assegnatarie delle frequenze l'oPbligo dell'installazione di apparati e infrastrutture per la connessione entro un tempo troppo breve,con la conseguente perdita delle licenze da parte della quasi totalità di coloro che le avevano acquisite. Fra i sopravvissuti, che operano effettivamente sul territorio, ci sono "Aria" e "Linkem". Quest'ultima ha recentemente affittato da "Retelit", altro importante operatore, il ramo dell'azienda dedicato al WiMax e ha sottoscritto un accordo con TIM. Nonostante le buone intenzioni, la tecnologia WiMax in Italia è una bolla che, a mio parere, si sta esau¬rendo. Lo standard è stato introdotto nel nostro Paese tardi, i costi e gli oneri da sostenere sono risultati troppo alti per gli operatori. Il servizio a pagamento che viene offerto ai cittadini in digitai divide non risponde più alle esigenze degli internauti di oggi, se confrontato, a parità di tariffe, con quanto avviene nelle zone dove è disponibile la ADSL via cavo".
Lo standard WiMax è stato utilizzato anche in altri Paesi europei come antidoto al digital divide. Stesso risultato?
"Assolutamente no. In molti Paesi europei, anche vicini a noi, come la Slovenia o la Croazia, il WiMax è stato all'al¬tezza delle aspettative. Il segreto del successo sta nell'aver capito le potenzialità di questa tecnologia nei tempi giusti e nell'aver costruito apparati ed infrastrutture che oggi necessitano solo di un progressivo upgrading, a costi accessibili".
La gara per l'assegnazione delle frequenze liberate con l'avvento della TV digitale terrestre potrebbe riservare qualche sorpresa positiva?
"A questa gara stanno partecipando i quattro operatori di telefonia radiomobile, più Linkem. Dato che le frequenze più pregiate (contenute tra 800 e 900 MHz) avranno basi d'asta elevate, sopra le quali sono attesi rilanci considerevoli, ci si può immaginare che chi se le accaparrerà vorrà utilizzarle per recuperare questi costi di avvio, e quindi non le dedicherà al superamento del problema del Digital Divide. Inoltre, legato a questo bando, vi è il decollo di un nuovo standard, denominato LTE (Long Term Evolution), che costituisce la quarta generazione di tecnologia radiomobile (4G appunto). Ciò implica un impegno progressivo, con tempi di attuazione abbastanza lenti, in attesa che la tecnologia si assesti definitivamente".
Quali sono allora, secondo lei, le soluzioni attuabili per risolvere più presto possibile il problema del Digital Divide?
"Premesso che solo il cavo dà la certezza di una connessione adeguata le penne internet proposte dai vari operatori di telefonia radiomobile sembrano essere l'unica soluzione proponibile, al momento, per sicurezza di connessione, velocità e soprattutto tariffe. Per qualche tempo, si sono viste anche connessioni satellitari, ma non si sono rivelate adatte alla necessità di banda Internet che caratterizza gli utenti di oggi. Dunque anche le penne Internet con il tempo, inevitabilmente, risulteranno solo un palliativo. Se ragioniamo più in grande, per superare il digitai divide, garantendo connessioni stabili almeno a 20 Mbit/s, sarebbe necessaria la realizzazione di un progetto piuttosto articolato e costoso: dorsali in fibra ottica, dalle quali il segnale si dirama attraverso ponti radio (su frequenze licenziate o secondo lo standard HIPERLAN), eventualmente con una diffusione finale in WI-FI".
Un esempio di questo tipo di soluzione è stato adottato anche nelle Marche?
"Sì, seguendo quanto fatto in altre regioni italiane. Nelle Marche questo tipo di progetto, dopo moltissimi rinvìi, è stato iniziato, con un modello che prevede il coinvolgimento di alcuni WISP locali. La gara pubblica è stata aggiudicata. Tuttavia i fondi per gli investimenti che sono stati previsti sono troppo contenuti per ottenere un risultato positivo nel lungo termine, al punto che la rete, quando entrerà finalmente in funzione, potrebbe rischiare di essere ormai superata. Il mio consiglio sarebbe quello di lasciare aperti nel progetto ampi spazi per le tecnologie nuove, tenendo conto che i prossimi cinque anni saranno caratte¬rizzati da importanti novità"

Digital Divide: many plans, few solutions
In the new report of Word Economic Forum about ITC (Internet and communication technology) Italy does not look good. Indeed, if compared at 138 countries it's on 51st place in Ihe ranking, after Chile, Slovenia and Tunisia. Precisely 12% of the Italian population is in digital divides, with many differences among regions. "With digital divides – explains Giovanni Cancellieri, university teacher of Telecommunication at Marche Polytechnic University and President of the Centra radioeleltrico sperimentale G. Marconi- there are some areas of Ihe Country in witch the citizen haven't the Internet line or Iheir access is limited (less than 1 Mbit/s). This low frequency does not allow them the use of the most modern Internet services, like social network, e-commerce, digital Public Administration, causing strong problems above all to the youngest. Recently the government has deliberated Ihe abrogation of "Pisanu law" and wi-fi free…
"Sure Ihe abrogation of this law means the ope¬ning for the free wi-fi, but it will not be absolutely the solution to the digital divide. This type of connection, has a limited band, therefore il is not absolutely able to answer to the needs of the new internet users, that move a great flow of data.
What do you think about WiMax plan? "The WiMax, acronym of Worldwide Interoperability (or Microwave Access, is a stan¬dard for wireless communication with a device of 40 km. In the 2007 Ministry of the Communications has published a ban for the distribution of the rights of use of WiMax fre¬quencies, but the prices are increased that there have been few survivors: "Aria" and "Linkem". Could be positive the effects, with reference to the ban of allocation of free frequencies, after Ihe coming of digital tv?
"Al this ban there are 4 important telephone companies. Linkem also. If we consider that the most important frequencies will have high costs, Ihe winning company surely will use them In order to get back Ihe starting costs, without con¬sider the problem of Digital Divide. Moreover, linked to this ban, there is a new standard, called LTE (Long Term Evolulion), that il the fourth generation of radio mobile technology (4G). Which are the possible solutions in order to solve the problem of Digital Divide? "In order to exceed the digital divide, guarantee Instable connection al least to 20 Mbit/s, would be necessary the realization of an articulate and rather expensive plan: area in optical fibre, from which Ihe signal is diffused by radio links (on licensed frequencies or HIPERLAN standard), eventually with a final spread by wl-fi".

www.dibet.univpm.it

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