Ornaghi promette 60 milioni di Euro ai poli archeologici della Puglia

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Rafforzare l’attrattività turistica del territorio attraverso la creazione o il consolidamento di poli culturali, che sono poli di interesse archeologico. Si gioca così la ridefinizione dei fondi del Programma europeo Poin «Attrattori naturali, culturali e turistici» destinati alla Puglia. È l’idea del ministro ai Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, che ne ha fatto partecipi ieri, nella sua visita a Bari, il presidente della Regione, Nichi Vendola, e i due assessori regionali ai Beni culturali, Angela Barbanente, e al Turismo, Silvia Godelli. Tre i poli interessati, Bari, Taranto e Manfredonia, per un finanziamento totale di 60 milioni di euro (su 400 complessivamente destinati alle regioni del cosiddetto obiettivo convergenza, ovvero Campania, calabria, Sicilia e Puglia).
Ornaghi ha anche annunciato, alla fine dell’incontro con la delegazione della Regione Puglia che si è tenuto negli uffici della sovrintendenza ai Beni artistici e culturali della Puglia, nel Castello Normanno-Svevo di Bari, che entro Maggio il suo ministero darà il via libera al Piano paesaggistico pugliese. Il provvedimento, destinato a cambiare radicalmente il sistema di pianificazione urbanistica spesso disordinato e ancora più spesso disattento, è fermo da oltre un anno a Roma. Ora il ministro spiega che il tempo d’attesa si è reso necessario visto che il piano paesaggistico della Regione Puglia è il primo in Italia e quindi, una volta approvato, farà da apripista e punto di riferimento ai piani regionali di nuova generazione, di cui dovranno dotarsi le altre regioni.

Tornando ai poli archeologici come occasione di valorizzazione e nuova opportunità di attrattiva del territorio pugliese, l’assessore Barbanente ha spiegato che non si tratta di realizzare interventi singoli. L’innovatività dell’azione, così come prevista dal Programma europeo, sta proprio nei poli e nelle reti di connessioni tra sistemi culturali. Nello stesso programma europeo si legge che per polo si intende un’«area geograficamente circoscritta in cui si concentrano attrattori culturali e naturali e paesaggistici di particolare pregio e qualità intrinseca, tale da rappresentare – se adeguatamente valorizzata con riferimento sia agli attrattori in essa localizzati, sia alle condizioni e servizi che ne determinano la relativa fruizione – una destinazione capace di attrarre visitatori e di determinare impatti positivi, diretti ed indiretti, sul sistema socio-economico complessivo».

Dei tre poli di cui ha parlato il ministro, quello di Taranto ( o della Magna Grecia) è il più maturo peraltro destinatario di un finanziamento di 5 milioni disposti con delibera Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) del 23 marzo nell’ambito della ripartizione del fondo per lo sviluppo e la coesione. Nella logica del polo, il capoluogo ionico e le sue emergenze storico-archeologiche non saranno evidentemente le sole ad essere interessate dall’intervento previsto. Già esiste, infatti, un legame sostanziale tra il Marta (Museo archeologico nazionale di taranto), il parco archeologico di Saturo e marina di Leporano e il parco archeologico di Manduria. «Il “racconto” del polo – si legge nella homepage di Mumex.it, ovvero il sito del “progetto pilota strategico poli museali di eccellenza nel Mezzogiorno” – viene concentrato sulla grecità e sul rapporto tra la costa ionica e il mondo greco, a partire dalla fase della frequentazione micenea, con la presenza indigena e i rapporti tra questi e i nuovi coloni greci. Un racconto che caratterizza tematicamente l’arco ionico, da Metaponto a Sibari».

L’altro polo archeologico, quello di Bari, si concentra sul museo di Santa Scolastica, che è di proprietà della Provincia di Bari. Quindi il polo della Daunia, con il castello di Manfredonia e il sito di Siponto.

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