Occupazione e green economy: l’Ue ci crede

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Nuovi posti di lavoro, risorse efficienti e mercati sempre più sostenibili. Il futuro delle piccole e medie imprese europee è sempre più verde: l’obiettivo di Bruxelles per il 2014, come più volte ripetuto dal Commissario all’Ambiente Janez Potocnik, è quello di aumentare i 20 milioni di occupati legati alla green e white economy, risultato chiave della strategia Europa 2020 per la crescita. Gli assi di sviluppo delle attività produttive si muovono su queste tre grandi direzioni, come ha anche dimostrato un ampio sondaggio condotto da Eurobarometro alla fine dello scorso anno. La tendenza verso la sostenibilità delle aziende era infatti già in atto nel 2013: i dati ottenuti dalle interviste condotte nei Paesi membri dimostra infatti sostanziali progressi in materia rispetto al 2012, con un maggiore sfruttamento delle potenzialità delle piccole e medie industrie, che rappresentano il 99% dei soggetti produttivi nel Vecchio Continente, nella green e white economy. La loro riconversione verso una maggiore efficienza delle risorse è dunque uno degli obiettivi da raggiungere per uscire dalla crisi economica, stimolando nuova domanda interna, export e posti di lavoro.
Ben il 93% delle Pmi europee sta attuando investimenti verdi con un aumento rispetto al 2012: i settori privilegiati risultano essere in primis l’efficienza e il risparmio di energia, la riduzione dei rifiuti e dello spreco dell’utilizzo di materiali. Segue immediatamente dopo il basso consumo di acqua. Dei 20 milioni di posti di lavoro creati negli ultimi due anni, 3 milioni sono concentrati nelle cosiddette “eco-industrie”, impegnati nel controllo delle emissioni di Co2, nelle rinnovabili e nel riciclo di materie prime.
Il 63% di chi ha investito in questo settori lo ha fatto per far fronte alla crisi economica e per ridurre i costi legati ad energia e materiali, anche se solo il 28% di queste ha ammesso di considerare la tutela dell’ambiente una priorità all’interno della propria filiera produttiva. Il 67% delle Pmi europee non ha avuto costi aggiuntivi o li ha diminuiti dopo aver recuperato l’investimento. Infine, il 23% di questi soggetti offre già prodotti e servizi verdi.
Tuttavia, non mancano le difficoltà, soprattutto per quel che riguarda la partecipazione agli appalti verdi. Ben sei Pmi su dieci hanno trovato ostacoli nel migliorare la propria efficienza energetica, maggiormente a causa di criticità burocratiche e normative e per la mancanza di conoscenze tecnologiche adeguate, e solo una su dieci partecipa ad appalti con una componente ambientale. La sfida è dunque lanciata: le Pmi europee devono rafforzare la propria vocazione alla sostenibilità e Bruxelles metterà in campo tutti gli strumenti a sua disposizione per favorire la conversione green delle aziende.

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