Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati: una questione ancora aperta

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La Regione Friuli Venezia Giulia ha chiesto formalmente al Governo che sia riaperto presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Tavolo di Coordinamento governativo con le Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, per riprendere l\’esame congiunto delle problematiche aperte e dei possibili progetti futuri\”.
Lo ha annunciato a Trieste la presidente della Regione
Debora Serracchiani, introducendo il convegno "Il confine
orientale dal Memorandum di Londra all'allargamento dell'Unione
europea: pensieri, azioni ed omissioni nella difesa degli
interessi nazionali in Istria", promosso nell'ambito delle
iniziative per il 60.mo anniversario di fondazione dell'Unione
degli Istriani.

Dopo aver ricordato "la responsabilità di conservare il retaggio,
l'impegno per l'affermazione dei diritti, lo studio e l'opera di
divulgazione della storia e della cultura dell'Esodo, che le
associazioni degli esuli continuano a svolgere", Serracchiani ha
indicato che "a fianco delle associazioni sempre di più le
istituzioni devono farsi carico di perseguire questi fini, per
garantire che lo spirito della legge istitutiva del Giorno del
Ricordo non abbia ad affievolirsi e spegnersi con il succedersi
delle generazioni".

"La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che è sorta proprio
dall'amputazione postbellica, intende assolvere a questo compito,
non solo – ha precisato Serracchiani – in quanto giusto e in
linea con leggi dello Stato, ma anche in segno di riconoscenza
verso tutti quegli esuli che, perduta la terra natia, qui
decisero di fermarsi a ricostruire i loro focolari, contribuendo
con il loro sacrificio e con il loro ingegno al progresso di
tutta la nostra comunità".

Nel suo intervento, Serracchiani si è soffermata anche sul "lungo
elenco dei silenzi e delle omissioni dei Governi succedutisi nei
decenni, consumati proprio ai danni di coloro su cui ricadde più
duramente la colpa di aver perso una guerra sciagurata.
Schiacciati tra la Realpolitìk dell'Italia ai tavoli dei vari
trattati e la perdurante influenza della contrapposizione dei
blocchi, gli esuli sono divenuti quasi un 'popolo senza storia'.
La loro emersione è stata possibile solo a fronte del dileguarsi
delle ideologie e del crollo degli Stati che pretendevano di
inverarle: il parallelo concretizzarsi dell'idea di Europa ed il
suo benefico contagio hanno compiuto un'opera di salutare
'normalizzazione' anche nei confronti dell'approccio ai drammi
dell'Italia contemporanea".

La presidente della Regione ha quindi segnalato "l'errore che si
commette più frequentemente e in modo spesso volontario, cioè
quello di ingabbiare gli eventi della storia e di traslocarli a
parlare nel presente, disponendoli a essere strumenti di dispute
politiche che poco o nulla hanno a che fare con quanto accaduto
nel passato, tantomeno con le persone che quel passato vissero,
anzi patirono".

"Non ci nascondiamo che il dolore e talvolta il comprensibile
risentimento degli esuli – ha continuato Serracchiani – è stato
volta a volta blandito o demonizzato, comunque strattonato,
troppo spesso ingannato con fini non nobili".

"Ma a chi incarna pro tempore le istituzioni, al di là di
qualunque appartenenza politica, tocca l'alto compito di
rispettare quel dolore, così come di raccoglierlo e distillarlo
in insegnamento di giustizia, trasmettendone la lezione avvenire.
E questa lezione sia: nessun oblio, non più odio né rancore".

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