Dopo 165 anni chiude la Parrocchia di San Martino

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Nel 1852 Pio IX affidava una porzione di Senigallia ai frati Servi di Maria in San Martino e la parrocchia è stata un punto di riferimento per tantissimi giovani che negli ultimi decenni hanno hanno dato vita ad iniziative ancor oggi attive. Qui è nata la prima scuola nazionale di ping-pong \”Verso l’utopia\” del maestro Pettinelli, ma anche la prima conferenza cittadina Insieme per la Pace, l’esperienza di un gruppo scout aperto ed innovativo i cui dirigenti saranno poi anche amministratori della città, oppure gli incontri delle Donne in nero, testimonianze delle conseguenze sulle donne dei conflitti armati. Per finire l’apertura delle numerose stanza del convento a migranti di ogni nazione e credo, in un’opera di accoglienza di cui sarebbe sicuramente fiero Papa Francesco. Una storia lunghissima che negli ultimi cinquant’anni ha visto protagonista assoluto Padre Giuliano Maria Grassi, che è riuscito a mantenere viva la propria comunità riportando agli antichi splendori opere dell’ingegno umano conservate nella chiesa. La devozione a San Martino risale al 1175 e già nel 1223 la chiesa è tra le principali della città. Oggi conserva tesori come l’altare maggiore (1774), quadri del Guercino, Rondolino, Ercole Graziani il giovane, Nicola Bertuzzi, Filippo Ricci e Giacomo Palma il giovane. Padre Giuliano ha inteso la sua missione in modo ampio: nel periodo in cui è stato parroco di Santa Maria in Via a Roma (nel cui territorio ci sono i palazzi del potere romano a partire da palazzo Chigi) una delle prime iniziative è stata quella di aprire un locale per far fare la doccia ai barboni del luogo.

La prossima settimana la parrocchia di San Martino perderà la sua autonomia e la città si riunirà nell’unica parrocchia cittadina del Duomo. Padre Giuliano ha pubblicato un libretto (che sarà disponibile fin dai prossimi giorni) per ripercorrere la storia della chiesa e poi della parrocchia, un documento da conservare per chi ama la città di Senigallia.

Noi che abbiamo frequentato l’oratorio ed iniziato lì il progetto del tennistavolo, giocato prima negli scantinati ristrutturati e poi nel cortile interno ricoperto con lastre traslucide prima di trasferirci al Centro Olimpico, siamo grati a Padre Giuliano per l’esempio che ha dato di fratellanza ed apertura al mondo giovanile.

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