Pasolini un Omicidio Politico

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Pier Paolo Pasolini nasce il 5 marzo del 1922, viene ucciso, massacrato, al lido di Ostia il 2 novembre del 1975. Alberto Moravia il giorno del suo funerale urla alla folla il suo ricordo severo, quasi rabbioso “ Pasolini è un elemento prezioso per qualsiasi società, abbiamo perso un poeta e non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro in un secolo, abbiamo perso il regista del realismo arcaico, gentile, misterioso, mitico. Il romanziere che narra il sottoproletariato apportatore di una umiltà che potrebbe riportare ad una nuova genesi del mondo. Il saggista attento ai problemi del suo paese, un patriottismo che pochi hanno avuto”, parole chiare di un altro prezioso intellettuale del novecento italiano, gridate con dolore e lucidità. In questi giorni, come ogni anno da allora, anche ad un semplice come me, torna in mente lo sconforto che prese noi studenti in un’aula dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. leggemmo il Corriere della Sera che riportava la notizia dell’omicidio, avevamo solo poche ore prima, terminato con il Prof. Francesco Ballo lo studio alla moviola del Vangelo secondo Matteo, film stupendamente realizzato. Alcuni di noi stavano già ridisegnando delle inquadrature come bozzetti per dei grandi dipinti in bianco e nero, mi ero concentrato sulla colonna sonora e con il violoncello che avevo sempre con me, accennavo a dei movimenti, altri, studenti di scenografia, avevano in mente progetti di performance. Stavamo lavorando su di un artista che ammiravamo e che improvvisamente ci era stato tolto, annullato, allora proiettammo l’immagine del suo corpo distrutto e la tenemmo lì per giorni. In questo periodo sulle agenzie di stampa sono comparse delle notizie interessanti, viene finalmente reso pubblico un fascicolo insieme con altri, il n. di protocollo 2942 del SID (servizi segreti militari) dal quale risulta la chiara attività dei servizi per inquinare le indagini sulla strage di Piazza Fontana a Milano. Nel dossier del 16 marzo 1971, dagli agenti di Milano si comunica all’ ufficio D di Roma (ufficio che fu soprannominato l’ufficio stragi), ogni movimento dei terroristi (neri) totalmente coperti. L’ufficio era diretto da Gian Adelio Manetti e come ufficiale esecutivo un certo Antonio La Bruna, gli stessi che finanziarono con soldi di Stato e fecero scappare all’estero i terroristi (neri). Nel dossier vengono riportate le lettere che Pier Paolo Pasolini scrisse e si scambiò con Giovanni Ventura noto terrorista, nei testi c’era una pressante richiesta, quella di uscire allo scoperto per interrompere questa sporca azione dei servizi (che noi definimmo deviati) e fare chiarezza sulle vere responsabilità. Forse alla luce di questi documenti possiamo lucidamente riflettere sul vero movente dell’omicidio Pasolini e ricordare un orribile vicenda, tentando di ricostruire i fatti con la necessaria serietà.
Del resto il poeta aveva nell’ultimo suo periodo di vita più volte affermato e scritto : io so, so cosa è successo in Italia!
Nel libro “Pasolini un Omicidio Politico” di Paolo Bolognesi ed Andrea Speranzoni per le edizioni Castelvecchi, vengono riportate le digitalizzazione del processo di Catanzaro su Piazza Fontana, il volume è un prezioso documento per ricostruire una storia paradossalmente rimossa, ma che può farci ragionare sull’oggi in Italia e nel mondo. Presto proporremo all’Amministrazione Comunale con gli amici dell’Associazione Territorisensibili, la presentazione editoriale del libro, sperando in un assenso utile a chiarire aspetti oscuri del secondo novecento italiano, per leggere meglio e con strumenti adeguati l’oggi. Credo che sia un modo accettabile per ricordare così anche Pier Paolo Pasolini, coerentemente corsaro, maestro per molti di noi.

Stefano Schiavoni

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