Abruzzo, export su con le performance pescaresi

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Studio della Cna: tra aprile e giugno aumento in pochi settori. Male alimentari e farmaceutici, micro imprese con il fiatone

Le grandi aziende dell’automotive del Chietino non sono più sole: ad aiutare le esportazioni abruzzesi arriva adesso il contributo importante del territorio pescarese. A rilevarlo è lo studio realizzato per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci, che ha preso in esame l’andamento delle esportazioni nel secondo trimestre del 2018: tra aprile e giugno di quest’anno – dice la sua ricerca, che presentata a Pescara nel corso di una conferenza stampa tenuta dal presidente e dal direttore regionale della Cna Abruzzo, Savino Saraceni e Graziano Di Costanzo – «i mezzi di trasporto hanno ottenuto un incremento di 115 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, mentre l’insieme degli altri prodotti destinati oltre confine è decresciuto di 44 milioni. In valore percentuale, l’export dei mezzi di trasporto cresce dell’11%, superiore al 6,8% nazionale; mentre il resto del paniere dei prodotti destinati alle esportazioni subisce il processo contrario, ovvero un decremento del 3,8%. Dato, questo, in netta controtendenza con quello nazionale, che parla al contrario di un aumento del 3,7%».

Stavolta però, confermando quanto già accaduto nel primo trimestre dell’anno, non è solo la provincia leader della produzione di mezzi di trasporto e delle attività ad essi collegate, Chieti, a gonfiare le cifre del made in Abruzzo,  ma un po’ a sorpresa anche la provincia pescarese: perché, dati alla mano, nel comparto legato in vario modo a due e quattro ruote, il Pescarese fa registrare un aumento di ben 86 milioni di euro su un totale di 115 (con addirittura il 720% di aumento, e destinazioni che riguardano soprattutto i mercati sudamericani). Mentre nel Chietino, che da sempre in materia gioca la parte del leone, grazie alla presenza sul suo territorio di grandi aziende,  l’incremento si ferma molto più giù, ovvero a quota 32 milioni (+3,2%).

Le variazioni dell’export nelle province abruzzesi sono state del tutto disomogenee: a Pescara, grazie ai mezzi di trasporto, nel secondo trimestre del 2018, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, cresce di ben 80 milioni, all’Aquila di 13, a Teramo rimane stazionario, mentre a Chieti  addirittura decresce di 17.

Detto delle performance del settore da sempre più competitivo della nostra regione – ne è conferma indiretta una sua crescita molto più alta della media nazionale –  non resta che guardare più in generale all’andamento della nostra bilancia delle esportazioni. Le cifre, innanzi tutto, suggeriscono una certa dose di ottimismo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: e se allora l’insieme dell’export regionale nel primo trimestre dell’anno precedente aveva fatto segnare 2.196 milioni di euro di fatturato, dodici mesi dopo la quota sale a 2.267, con un incremento di 71 milioni di euro. E con un aumento, quanto alle destinazioni, sia in direzione dei Paesi aderenti all’Unione europea che ai Paesi extra Ue. Ma se l’area dei mezzi di trasporto fa sorridere l’Abruzzo, a preoccupare al contrario è tutto il resto del mondo produttivo abruzzese, eccezion fatta per abbigliamento e pellami (+ 16 milioni; 17,5% in più), gomma e plastica (+1;3; +7,8%) prodotti elettrici (+7; +11,8%). Per tutti gli altri andamento negativo, come dimostrano i numeri degli apparecchi elettronici (-5; -8%), dei prodotti alimentari (-7; -5%), dei farmaceutici (-7; -8,4%), dei prodotti in metallo (-8; -6,5%), dei macchinari e apparecchiature (-64; -25,8%).

A detta del presidente della Cna Abruzzo, Saraceni, «i dati suonano a conferma soprattutto delle difficoltà che incontra il mondo della micro impresa e dell’artigianato, cioè quello meno attrezzato ad affrontare le sfide poste dai mercati esteri e dalla globalizzazione. E che proprio per questo è più bisognoso di sostegno pubblico e di politiche in grado di consentire loro di attrezzarsi con più efficacia a queste sfide». Da parte sua, Di Costanzo ha posto l’accento «sui limiti e i problemi che più in generale la nostra regione manifesta: perché a fare il paio con i limiti che segnalano le nostre esportazioni, ci sono anche i dati relativi alla scarsa capacità di spesa dei fondi comunitari da parte dell’Abruzzo».

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