Ponte Morandi: 422 milioni di danni alle imprese

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Crollano le assunzioni (-22,5%) A sei mesi dal crollo ingenti i disagi economici per lavoratori, imprese e la viabilità urbana ma, più in generale, per l’intero Paese. L’analisi dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro presentata in occasione del Congresso regionale della Liguria


Pari a 422 milioni di euro i danni segnalati dalle imprese a distanza di sei mesi dal crollo
del Ponte Morandi dello scorso 14 agosto. Il tragico evento che ha paralizzato la città e
tagliato in due la Regione ha isolato il porto di Genova, uno dei principali scali europei e
il primo a livello italiano nel settore container. Maggiormente colpito, dunque, il settore
del commercio con 121 milioni di danni (28,7%), seguito dall’industria (118 milioni) e
dai trasporti (95 milioni). Gli effetti del crollo si sono riverberati ben oltre l’epicentro del
Polcevera. Nella zona rossa/arancione della città si concentrano, infatti, il 37,6% dei danni
economici (158 milioni di euro); mentre nel restante territorio comunale il 41% (pari a
173 milioni), ai quali si aggiungono 11,7 milioni degli altri comuni della provincia e 79
milioni del resto di Italia. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Statistico dei
Consulenti del Lavoro
“Gli effetti del crollo del Ponte Morandi su economia,
occupazione e integrazione sociale”
, presentato oggi a Genova in occasione del
Congresso regionale dei Consulenti del Lavoro liguri nel corso della due giorni
“Verso
il Festival del Lavoro 2019”
, l’evento di anteprima della X edizione del Festival del
Lavoro.
Pesanti ricadute anche sull’occupazione. In provincia di Genova i datori di lavoro nel
2018 hanno effettuato 94.974 assunzioni, 1.902 in meno rispetto al 2017. Sebbene nei
primi due trimestri del 2018 si registri un forte aumento delle assunzioni, questa tendenza
si interrompe nel terzo trimestre portando alla variazione negativa annuale. La maggiore
flessione si registra nel mese di agosto (-42,6% rispetto agosto 2017) e la dinamica
negativa continua fino a dicembre. Il crollo del Ponte ha comportato una brusca
contrazione della domanda di lavoro pari al 18,9% (-7.172 attivazioni rispetto allo stesso
periodo del 2017), se si tiene conto dei soli mesi che vanno da settembre a dicembre, e
del 22,5% (-10.066 attivazioni) se si considera anche il mese di agosto. In termini assoluti,
se prendiamo in considerazione il calo di 10.066 attivazioni del periodo agosto-dicembre,
il 37% è dovuto all’ impossibilità dei lavoratori extra comunali di accedere a nuovi posti
di lavoro e il restante 63% (-4.496) alle difficoltà degli stessi abitanti del capoluogo ligure.
Il brusco calo delle attivazioni nel periodo immediatamente successivo al 14 agosto è
dovuto alla difficoltà di raggiungere i luoghi di lavoro. Ma se si vogliono capire anche le
conseguenze sull’economia e sulla società genovese bisogna partire da cosa
rappresentava il viadotto Polcevera per la Liguria, una Regione che per via della sua
conformazione geografica conosce due sole dimensioni, Ponente e Levante, stretta com’è
tra i monti e il mare. Il bilancio sociale conta 43 morti, 9 feriti e 533 sfollati. Il giorno del
crollo sono stati denunciati 15 infortuni con esito mortale. Dunque, 15 persone dei 43
morti erano dei lavoratori: 13 di loro stavano lavorando mentre i restanti 2 erano sul Ponte
nel percorso casa-lavoro. Se non fosse stata la vigilia di ferragosto, il bilancio sarebbe
stato molto più drammatico, soprattutto per il numero di persone che nel tragitto per

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raggiungere il lavoro utilizzavano quotidianamente questa infrastruttura. Il viadotto
contava complessivamente 20 mila attraversamenti giornalieri e 11 milioni di camion
all’anno. L’inutilizzabilità del Ponte venuto meno con il crollo, unito alla mancanza di
infrastrutture secondarie per il collegamento della città, ha comportato disagi e
congestionamenti sulla viabilità urbana. In particolare, un allungamento di 120 km per
l’attraversamento di Genova da Levante a Ponente e di 70 km in senso inverso. Questo ha
generato un aumento di costi (pari a 265.200 euro) per circa 4 mila camion che entrano
ed escono ogni giorno dal porto genovese, mentre per i 31.500 veicoli pesanti che
attraversano la città il costo aggiuntivo è di 2 milioni di euro giornalieri. Sono stati rilevati
anche disagi e allungamento dei tempi nello spostamento fra casa e lavoro con tempi
oscillanti tra i 15 e i 45 minuti di ritardo. L’evento del 14 agosto 2018 ha dunque prodotto
ingenti danni alle persone, all’economia e alla società davanti ai quali una riflessione
complessiva non può essere omessa
 .

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