Gli Italiani alle prese con la scelta dell’auto sono oggi più che mai disorientati. Complici le sempre più frequenti limitazioni alla circolazione anche delle vetture a gasolio di ultima generazione (Euro6), le possibilità di accesso a incentivi per l’acquisto di vetture elettriche e le campagne di demonizzazione contro il diesel, si fa strada una crescente diffidenza nei confronti dei motori diesel: il 71% non si sente più sicuro ad acquistare un’auto a gasolio perché teme i blocchi imposti dai Comuni e il 68% ha timore che le principali Case automobilistiche possano bloccarne a breve la produzione.
Sono questi alcuni dei principali dati e trend che emergono dallo studio “Cittadini nel caos: quale motore scegliamo?”, illustrato oggi a Milano da Barbara Galli, BU Director di Doxa, e realizzato in esclusiva per #FORUMAutoMotive, il movimento di opinione sui temi legati alla mobilità a motore, in occasione dell’evento “Tradizione vs innovazione: lo scontro sui carburanti”.
Lo studio alimenta l’osservatorio ONTHEMOVE di Doxa sugli italiani e la mobilità, nato nel giugno 2017, e che conta già circa 17.000 interviste al suo attivo, oltre a un costante monitoraggio sulle conversazioni sul web.
Italiani disorientati: il diesel perde appeal
L’incertezza sul tema delle alimentazioni è diffusa e trasversale. Se i cittadini manifestano qualche convinzione sulla possibilità di “andare ovunque” (senza limitazioni alla circolazione nei centri cittadini, ad esempio) a bordo delle auto con motorizzazione GPL, elettrica e ibrida e sul potenziale del diesel per chi “macina chilometri” (secondo il 69% degli interpellati, comprare un’auto diesel può ancora essere un’ottima scelta per questa tipologia di guidatori), l’incertezza sul diesel (ma anche sul benzina) riguarda prevalentemente il livello di inquinamento prodotto e il valore di rivendita dell’auto. Solo il 16% degli italiani dichiara di sentirsi completamente sicuro della propria scelta in relazione al livello di inquinamento prodotto per i motori diesel e benzina; rispettivamente il 19% e il 20% sul valore di rivendita dell’auto.
L’incertezza sul prezzo, questa volta di acquisto, coinvolge anche le vetture con alimentazione GPL, elettrica e ibrida, probabilmente complici, in alcuni casi, la possibilità di accedere a incentivi (es.: elettrico; ibrido), in altri, di trovare “occasioni”.
Il 71% degli italiani (in crescita di 4 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione) non si sente più sicuro ad acquistare un’auto diesel perché ci sono sempre più Comuni che ne impediscono la circolazione; il 68% (dato anch’esso in crescita di 7 punti percentuali) teme che molte marche potrebbero bloccarne a breve la produzione; il 58% ha addirittura paura che la produzione dei diesel possa essere bloccata nell’arco di un paio d’anni (+6 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente).
Aumentano, inoltre, i dubbi sulla possibilità di sopravvivenza anche dei diesel di nuova generazione, nonostante uno zoccolo duro del 13% di italiani sia ancora fermamente convinto che continueranno a circolare per lungo tempo.
Il ruolo dell’informazione
In un contesto, come quello attuale, popolato da falsi miti e alternative di cui non si conoscono fino in fondo i limiti e le opportunità (incluse le soluzioni finanziarie), gli italiani alle prese con l’acquisto dell’auto, per “limitare i danni” nella scelta, sembrano privilegiare la “via di mezzo” (la motorizzazione ibrida, nella fattispecie, per il 29% degli italiani svetta sopra tutte le altre alimentazioni quale scelta futura più probabile).
Cruciale diventa il ruolo dell’informazione. Se il 52% dichiara esplicitamente di sentirsi “disorientato”, il 70% degli italiani sostiene di avere bisogno di più informazioni di quelle che possiede per fare la scelta giusta dell’alimentazione.
“Ai guidatori serve una guida”, dichiara Barbara Galli, BU Director di Doxa. “Ci troviamo di fronte a cittadini affamati di rassicurazioni, che si rivolgono a tutte le fonti possibili per raccogliere elementi su cui fondare le proprie decisioni. Decisioni con un impatto economico e psicologico di rilievo. L’analisi del search di Google mostra trend in forte crescita delle ricerche online relative a ibrido ed elettrico, con picchi in corrispondenza agli annunci di possibili dismissione del diesel o a blocchi della circolazione, piuttosto che a incentivi – come l’esenzione del bollo per le auto ibride – o ancora la Legge di bilancio, con la previsione della liberalizzazione della ZTL per auto elettriche e ibride. Anche le dinamiche del conversato, ovvero di post e commenti, nel web interattivo, seguono uno schema analogo. Le 45.000 interazioni nell’ultimo anno sul diesel, raccontano di cittadini coinvolti in e da discussioni sul dieselgate, che non accennano ad esaurirsi, e possibili blocchi e restrizioni. Le quasi 90.000 interazioni sulle auto ibride e le 78.000 sulle elettriche parlano di guidatori attratti dagli incentivi e dall’ecologia in senso lato, ma anche delle loro perplessità (sulla diffusione delle stazioni di ricarica, sulla durata e sulle modalità di smaltimento delle batterie, sulla reale eco-compatibilità dell’elettrico)”
“Gli italiani necessitano di risposte ad alcune domande di base”, conclude Galli, “ed esiste un grande spazio per le istituzioni, locali e nazionali, per enti e associazioni, per portare un contributo che promuova uno sviluppo sano, sostenibile per tutti, in un’ottica evolutiva e non di frattura netta, che ci accompagni passo a passo all’adozione consapevole di nuovi modelli di mobilità e, perché no, che dia vita a una nuova primavera dell’auto”.
“La lobby anti-diesel, e più in generale ostile alla mobilità a motore, sta prevalendo rispetto a una filiera europea che, su questi temi, si è fatta cogliere in contropiede e, all’inizio, ha forse sottovalutato la potenza di fuoco di chi fa demagogia e rema contro, grazie anche a non pochi sostegni politici. Si è infatti costituita una vera rete di interessi verso una mobilità, allo stato dei fatti, non ancora realizzabile ma sulla bocca di tutti, che ha avuto nel dieselgate del 2015 l’assist fondamentale. Un altro fattore riguarda i media e la disinformazione in generale. La mancanza di verifiche e di interrogativi da parte di molti mezzi d’informazione non ha fatto altro che giocare a favore della maxi lobby anti-diesel. Un esempio è dato dal fatto che si continua erroneamente a indicare la CO2 come un gas inquinante invece che climalterante. Affidarsi solo ai social, a influencer improvvisati e ai professionisti del copia e incolla porta a questi risultati. Senza sapere che in gioco ci sono anche e soprattutto aspetti di sviluppo economico e posti di lavoro a rischio. Intervenire duramente ora è tardi, i giochi sembrano fatti. Resta solo da limitare i danni”, evidenzia Pierluigi Bonora, giornalista e Promotore di #FORUMAutoMotive.