Il terremoto ILVA si abbatte su 200 imprese del trasporto

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Una veduta aerea dello stabilimento dell'Ilva di Taranto, 2 ottobre 2013. ANSA/UFFICIO STAMPA QUESTURA DI TARANTO ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Duecento imprese, per un totale di oltre mille addetti. Questo il bilancio “di guerra” che la sconsiderata gestione politica del caso ILVA sortirà nei prossimi giorni impattando con una violenza senza precedenti su tutto l’indotto dell’industria siderurgica e letteralmente travolgendo un’intera filiera dell’autotrasporto italiano.

A denunciarlo è Trasportounito, che fra Taranto, Genova e Novi Ligure, “vive di acciaio” e dipende interamente per la sua sopravvivenza dai servizi garantiti quotidianamente al colosso ILVA.

Si tratta, per altro, delle stesse imprese che hanno pagato il prezzo del commissariamento da parte dello Stato lasciando sul campo corrispettivi non pagati per un valore di almeno 15 milioni di euro tutt’ora in contenzioso e molte aziende che proprio per questo contenzioso sono state costrette a chiudere.

In caso di chiusura dell’ex ILVA le responsabilità hanno nomi e cognomi che l’autotrasporto non potrà dimenticare.

“Il contenzioso con le gestioni commissariali – ha affermato Gianni Rendina, coordinatore Trasportounito Puglia – si somma drammaticamente con le conseguenze della crisi odierna, costringendo l’autotrasporto a porre in atto tutte le misure possibili di protesta per scongiurare la chiusura delle aziende e un vero e proprio dramma occupazionale”.

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