Emergenza COVID-19: com’è cambiata l’oncologia

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L’oncologia marchigiana ha saputo far fronte all’emergenza coronavirus dimostrando ancora una volta l’alto livello di professionalità del personale medico: risultati di uno studio condotto dalla Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona, diretta dalla professoressa Rossana Berardi.

Da un sondaggio condotto dalla Clinica Oncologica, emerge che gli operatori marchigiani ritengono che le risorse disponibili siano state gestite in maniera efficiente (71.43%) e che le informazioni, e la formazione ricevute circa le procedure da seguire siano state utili e tempestive, pur in presenza di difficoltà determinate dalla situazione.

Dato rilevante è quello relativo allo spirito di collaborazione che gli operatori sanitari (medici e infermieri) delle oncologie marchigiane hanno percepito dai loro colleghi, tanto che il Direttore Generale degli Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi, nell’evidenziare che “essersi inventati in soli 45 giorni una risposta efficace e rapida ad un’emergenza inaspettata e colossale significa veramente aver scritto un pezzo di storia”, ha voluto soprattutto porre l’accento sul fatto che “le Oncologie delle Marche si stanno guadagnando una considerazione sempre maggiore da parte dei cittadini perché sempre di più giocano in squadra.”

Se si confrontano i dati raccolti tra i 130 operatori marchigiani con quelli ottenuti dalle risposte degli operatori in oncologia delle altre regioni italiane, non si può non esprimere soddisfazione per come l’oncologia marchigiana abbia saputo far tesoro dell’esperienza delle altre regioni e abbia offerto una buona risposta terapeutica ai bisogni dei pazienti. A livello nazionale, purtroppo, questa risposta sembra essere stata maggiormente condizionata da informazioni sulle azioni da mettere in campo che il 35% degli oncologi ha ritenuto insufficienti e da una formazione considerata scarsa dal 55% degli intervistati.

“L’Oncologia è stata profondamente segnata dall’emergenza COVID19, anche perché i pazienti colpiti da tumore sono fragili e se contraggono il virus la mortalità è quasi triplicata rispetto alla popolazione generale – spiega la prof.ssa Rossana Berardi, Professore ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti di Ancona – Ad oltre un mese dall’inizio della pandemia, inoltre, cambiano le prospettive e ogni paziente andrebbe considerato sospetto, fino a prova contraria. Per questo tutti gli operatori devono essere dotati di protezioni e devono essere sottoposti a tampone. Oggi disponiamo anche di test sierologici, che in Ancona già da alcuni giorni vengono effettuati sul personale e che ci permetteranno di capire se un operatore sanitario è entrato in contatto con il virus e se ha sviluppato anticorpi e possono pertanto rappresentare un’arma in più per uno screening epidemiologico.”

“L’equipe che dirigo – sottolinea Berardi – ha offerto un contributo importante, in particolare Zelmira Ballatore, Filippo Merloni, Nicoletta Ranallo e Lucia Bastianelli. Un ringraziamento va al Prof. Gian Luca Gregori, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, al Prof. Marcello D’Errico, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia e al dott. Michele Caporossi, Direttore Generale degli Ospedali Riuniti di Ancona, perché promuovono la ricerca indipendente e in particolare questo studio che offre una fotografia dello stato attuale dell’oncologia nella lotta al coronavirus e che stiamo per pubblicare in una prestigiosa rivista scientifica”.

 

 

 

 

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