L’Africa è il continente delle Pmi, l’Italia investa

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Il presidente Ekue (Banca di sviluppo) all’ Italia Africa Business Week, con un progetto di investimento che riguarda anche le diaspore

Creare sviluppo. Con aumenti di capitale e investimenti, ma anche con un lavoro di comunicazione dall’Europa all’Africa e viceversa. Perché bisogna sapere cosa c’è di nuovo, per poter cogliere le opportunità: si tratti di energie rinnovabili, di digitale o magari di istruzione, quel capitale umano che alla fine vale più di ogni altra cosa. Sono pensieri e parole di Serge Ekue, presidente della Banca di sviluppo dell’Africa occidentale. Che in un’intervista, sulla vetrata gocce di sole e la cupola di San Pietro, parla del futuro di otto Paesi e dei loro 130 milioni di abitanti: Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.
Questione di capitale umano
Si comincia insomma dalle persone e da una popolazione con un’età media nettamente inferiore ai 20 anni, peraltro in forte aumento. Sarebbe proprio per garantire servizi e prospettive sociali che la Banca di sviluppo dell’Africa occidentale ha approvato un aumento di capitale di un miliardo e mezzo di dollari. “In questo modo”, ragiona Ekue, “possiamo accedere al mercato per procurarci fino a sei miliardi di dollari da investire in infrastrutture, rinnovabili, agricoltura e sicurezza, edilizia popolare e non da ultimo capitale umano, cioè salute e istruzione”.
L’occasione dell’intervista è la sesta edizione di Italia Africa Business Week, incontri e dibattiti a Roma dedicati alla “trasformazione verde e digitale“. Dopo il suo intervento, al Contro congresso Auditorium Aurelia, Ekue torna a rivolgere un appello a manager, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni e della società civile. “L’Italia può dare un contributo importante” assicura. “E’ parte di Team Europe insieme con la Francia, la Germania, il Belgio e la Banca europea per gli investimenti: le sue Pmi sono molto simili alle nostre e ideali come partner per le capacità di crescita e il trasferimento di tecnologie”.
Il ponte delle diaspore
Secondo il presidente, “l’obiettivo resta la creazione di valore, di lavoro e di sviluppo sostenibile per l’Africa”. Bene allora le Pmi, ma non bastano. Ekue sottolinea infatti l’importanza della partecipazione delle comunità di origine subsahariana che si sono stabilite all’estero, in Europa e magari in Italia. “Devono essere informate di cosa facciamo, che in Africa qualcosa accade e che sono cose positive” ammonisce il presidente. “Per questo comunico molto: desidero che offrano il loro contributo in ogni modo, o direttamente tornando nel Paese o indirettamente costruendo ponti tra l’Africa e l’Italia”.

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