Mediterraneo: ecosistemi in pericolo per le ondate di calore

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Il Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) segnala che nel mar Mediterraneo si stanno registrando temperature decisamente elevate, con valori che superano di 5-6 °C i valori medi del mese di luglio, con impatti significativi sugli ecosistemi marini, soprattutto sulla fauna ittica. L’appello di Rifkin su “la Repubblica”

L’Italia, insieme a Grecia, Francia e Spagna e alle altre 19 nazioni che condividono l’ecosistema marino del Mediterraneo, sono i Paesi più colpiti nel mondo dall’attuale ondata di calore – afferma Jeremy Rifkin, noto economista, sociologo, attivista e saggista statunitense e consigliere di alcuni statisti e capi di governo europei e della Commissione UE, in un’intervista comparsa questa mattina su “la Repubblica” – Il Mediterraneo si sta surriscaldando a una velocità superiore del 20% a quella del resto del mondo. L’ecosistema della regione avrà, entro il 2050, il 40% in meno di precipitazioni nella stagione piovosa invernale e il 20% in meno di pioggia fra aprile e settembre. Le condizioni oggettive di siccità dureranno sei mesi all’anno. I bacini idrici avranno un decremento del 25%. È urgente che gli italiani prendano piena consapevolezza che senza un’iniziativa rapida e decisa per risolvere il cambiamento climatico il Paese rischia una catastrofica distruzione degli ecosistemi, la perdita di vite umane, migrazioni di massa nel corso dei prossimi quattro decenni”.

Proprio ieri, peraltro, una nota stampa del Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) ha segnalato che nel Mar Mediterraneo si stanno registrando temperature decisamente elevate, con valori che superano di 5-6 °C i valori medi del mese di luglio e l’ondata di calore marino (marine heatwave – MHW) che ha interessato il Golfo di Taranto è atteso in intensificazione nella prossima settimana.

Le MHW, spiega il CMCC, si verificano quando le temperature dell’oceano superano una soglia estrema a variabilità stagionale per più di cinque giorni di seguito. Dall’11 luglio 2023, una MHW ha colpito il Golfo di Taranto, dove la temperatura dell’acqua superficiale ha raggiunto un picco di 30 °C, 2 °C oltre la temperatura di soglia.

Temperatura superficiale del mare prevista al 28 luglio 2023. Il rosso scuro e il viola corrispondono a temperature più elevate, che si prevedraggiungeranno i 32 °C in alcune aree tra il Sud Italia e il Nord Africa (Fonte: CMCC)

Le nostre simulazioni mostrano che attualmente ci troviamo in una condizione in cui la temperatura media della superficie del mare nel Mar Mediterraneo è di circa 28 °C e si prevede che continuerà a salire nei prossimi giorni, raggiungendo oltre i 30°C – afferma Rita Lecci della Divisione Ocean Predictions and Applications del CMCC – Dall’inizio di luglio abbiamo osservato un trend positivo nell’aumento della temperatura superficiale del mare, normale per le condizioni estive. A metà luglio, questo aumento della temperatura si è rivelato un’anomalia perché la temperatura superficiale del mare ha superato la soglia climatologica del mese, calcolata negli ultimi 30 anni, per più di cinque giorni consecutivi”.

Lo scorso anno, un’ondata di calore marino di proporzioni record nel Mar Mediterraneo aveva colpito il Mar Ligure per tre settimane, colpendo successivamente il Golfo di Taranto con maggiore intensità, raggiungendo quasi 5 °C sopra la media.

L’anno scorso, abbiamo registrato un fenomeno di ondata di calore marino che abbiamo considerato record, perché ha interessato una vasta area del Mediterraneo con un’intensità persistente – aggiunge Ronan McAdam della Divisione Ocean Modeling and Data Assimilation del CMCC – Ma quest’anno sembra che l’ondata di calore marino sia concentrata nell’Atlantico settentrionale e si sta manifestando principalmente nel Mediterraneo occidentale. Penso che ciò che ha portato il calore verso l’Atlantico settentrionale e più a ovest nel Mediterraneo siano stati gli anticicloni che si spostano dall’Africa. Le nostre previsioni indicano che nella prossima settimana le onde di calore marine nel Mar Ligure si attenueranno. D’altra parte, ci aspettiamo che la MHW nel Golfo di Taranto continui, probabilmente perché l’ondata di calore si sta spostando verso il centro del Mediterraneo. Tuttavia, una volta finita l’estate, potremo finalmente vedere quali aree sono state colpite maggiormente rispetto al passato”.

Il Mar Mediterraneo è un punto focale per lo studio delle MHW perché il numero di eventi, la loro durata e la loro intensità stanno aumentando, e si prevede che il bacino sarà un vero hotspot dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.

Ci aspettiamo di vedere una continuazione di tali eventi e ci aspettiamo di parlarne ogni anno – afferma McAdam – Al momento, possiamo imparare di più sulle MHW confrontando diversi anni e diversi eventi, ma per quanto riguarda le cause e i fattori scatenanti delle onde di calore marine nel Mediterraneo, è ancora necessario un adeguato e rigoroso studio”.

Ciò che è interessante da vedere nelle nostre simulazioni – osserva Lecci – è che, seguendo l’evoluzione temporale dei colori sulla mappa, possiamo osservare che verso la fine del mese ci aspettiamo aree con un colore rosso intenso, indicativo che la temperatura della superficie del mare sarà superiore di 5 °C rispetto al valore climatologico medio”.

Questo aumento della temperatura del mare ha un impatto significativo sugli ecosistemi marini, soprattutto sulla fauna ittica, poiché molte specie di pesci hanno un range ottimale di vita in specifici valori della temperatura del mare. Oltre questi valori, superando la soglia, la fauna ittica potrebbe andare in sofferenza, morire o non poter più riprodursi, portando alla possibilità di trovare specie molto diverse nel nostro Mar Mediterraneo nel prossimo futuro. Le cosiddette specie aliene, come i pesci tropicali, sono ora in grado di trovare un ambiente adatto e condizioni idonee per la loro vita nel Mar Mediterraneo grazie all’aumento della temperatura del mare.

Quello che vedremo nel prossimo futuro è un cambiamento degli ecosistemi, della fauna ittica e anche della vegetazione marina – conclude Lecci – Questo influisce anche sugli esseri umani perché cambia la quantità e la qualità dei prodotti della pesca. Dobbiamo adattarci a quello che verrà, che è ancora piuttosto sconosciuto. Ma stiamo già cominciando a vederne gli effetti”.

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