Produzione di petrolio, il 2023 chiuderà con il massimo storico

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Dall’assemblea dei giovani agenti marittimi di Genova dati choc sulla chimera della transizione ecologica

 

“Adelante Pedro con juicio”. Parafrasando il Manzoni, questo motto si potrebbe applicare alla transizione energetica e ai consumi di petrolio. In netta contrapposizione con tutti i proclami che meno di un decennio fa individuavano nel 2017 lo stop nel consumo di prodotti fossili, i dati scaturiti oggi dal convegno organizzato dal Gruppo Giovani di Assagenti Genova, hanno fornito un quadro a dir poco controcorrente. Ennio Palmesino, uno dei decani fra i broker marittimi del settore tanker, non solo ha confermato che il 30% di quanto viene trasportato via mare, è tutt’oggi petrolio, ma anche rilevato che il 2023, con i ritmi attuali, polverizzerà con una media mensile di oltre 102 milioni di barili ogni precedente dato sulla produzione di petrolio a fronte dei 94,2 milioni di barili del 2021.

“Fra proclami sulla transizione e realtà di mercato – ha sottolineato Palmesino al convegno organizzato nell’ambito della Genoa Shipping Week di Assagenti – si consuma la grande contraddizione e in parte il grande falso: le incertezze alimentate da previsioni che si stanno rivelando errate hanno rallentato gli investimenti in un settore, quello del trasporto di petrolio, che non alimenta solo i consumi energetici, ma fornisce anche  (con una quota pari al 50% del trasportato) la materia prima essenziale per molteplici filiere industriali strategiche”. E il rallentamento ha significato meno ordini per la costruzione di navi petroliere con un portafoglio ordini dei cantieri che garantirà a malapena nei prossimi anni un incremento annuo del 5% nell’offerta di trasporto via mare.

Se la fuga dal petrolio – e i dati diffusi oggi lo confermano – si è arrestata e se Wall Street è tornata a investire in modo massiccio nell’oil & gas, specie l’Europa sembra far finta che i programmi di transizione nei ritmi serrati imposti, funzionino. Facendo in questo modo emergere – come sottolineato da Stefano Messina, Presidente di Assarmatori – una vocazione europea all’autotassazione, che sfiora l’autolesionismo.

“Se l’obiettivo del nostro convegno era – ha concluso il presidente del Gruppo giovani di Assagenti, Gian Alberto Cerruti – quello di valicare il pericoloso confine del politically correct, il risultato è stato centrato e non a caso da una categoria, come quella degli agenti marittimi, che ogni giorno si confronta con la realtà, quella vera, dei traffici marittimi”.

E l’appuntamento genovese ha anche confermato una capacità probabilmente unica degli agenti marittimi di monitorare e individuare prima di altri, anche attraverso piccole aziende che si gioveranno dell’intelligenza artificiale come fattore competitivo, i cambiamenti che si stanno verificando anche negli equilibri e nello spostamento degli stessi all’interno dell’economia mondiale.

 

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