Plastica riciclata: impatti di bassa domanda e importazioni extra UE

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L’organizzazione dei riciclatori di plastica europei (PRE) lancia l’allarme sulla sopravvivenza del settore, messo in crisi dall’aumento delle importazioni a basso costo, soprattutto di PET sia vergine che riciclato da Paesi terzi, e dalla conseguente scarsa domanda di plastica riciclata europea, stante l’avvicinarsi dei target della Direttiva SUP, con il rischio che gli obiettivi di riciclaggio non siano raggiunti o vengano conseguiti importando plastica non tracciata e non verificata

 

Il mercato del riciclaggio della plastica in Europa è stato fortemente destabilizzato per tutto il 2023: dall’inizio dell’anno, i prezzi dei materiali riciclati sono diminuiti fino al 50%, mentre le importazioni a basso costo di materiali dall’esterno dell’UE sono aumentate in modo significativo. Se non verranno adottate misure urgenti per alleviare l’impatto sui riciclatori, c’è il rischio che l’Europa non riesca a raggiungere i suoi obiettivi di riciclaggio e contenuto di riciclato giuridicamente vincolanti e recentemente proposti.

È quanto sottolinea la nota stampa del 12 ottobre 2023 di Plastics Recyclers Europe (PRE), l’organizzazione che rappresenta la voce dei riciclatori europei di plastica che riciclano i rifiuti di plastica in materiale di alta qualità destinato alla produzione di nuovi articoli, favorendo la circolarità dei materiali e la economica, il cui settore, grazie alle politiche dell’UE è in rapida crescita, rappresentando oltre 8,7 miliardi di euro di fatturato, 11,3 milioni di tonnellate di capacità di riciclaggio installata in più di 730 impianti e oltre 30.000 dipendenti.

“È in gioco il futuro dell’industria del riciclaggio ed è necessaria un’azione immediata sotto forma di misure coercitive per evitare la chiusura degli impianti di riciclaggio in tutta Europa – ha commentato Ton Emans, Presidente di PRE – La cessazione delle attività di riciclaggio avrebbe effetti a catena sull’occupazione, sull’economia europea in generale e sull’ambiente”.

La situazione di mercato in declino riguarda tutti i polimeri riciclati, anche se incide in modo particolare nel settore del PET. A causa della mancanza di condizioni di parità, le importazioni di PET nell’UE sono aumentate del 20% dal secondo trimestre del 2022 al secondo trimestre del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, come attestato da Eurostat, e riguarda sia le importazioni di PET vergine che riciclato, con conseguente bassa domanda di PET riciclato UE che ha subìto, secondo i sondaggi effettuati da PRE, una diminuzione stimata del 10%.

La Direttiva (UE) 2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente (Direttiva SUP) prevede l’obiettivo del 25% di contenuto riciclato nelle bottiglie per bevande in PET entro il 2025 e del 30% di contenuto riciclato in tutte le bottiglie per bevande entro il 2030, la pressione per incrementare l’uso di contenuto riciclato nelle bottiglie per bevande in PET è elevata. Tuttavia, anziché soddisfare la domanda con PET riciclato prodotto in Europa, sono aumentate le importazioni non trasparenti da Paesi extraeuropei.

Secondo PRE, tra il 2021 e il 2022 le importazioni di PET sono raddoppiate raggiungendo 1,9 milioni di tonnellate, con India, Cina e Turchia tra i maggiori esportatori in termini di volumi e valore, seguiti da Indonesia, Egitto e Vietnam, rappresentando quasi il 30% della domanda totale di PET in Europa nel 2022, rispetto a solo il 23% nel 2020. Date le forti divergenze nei costi energetici, lavorativi e ambientali nell’UE rispetto al resto del mondo, questo importante cambiamento del mercato mette l’industria europea sotto forte pressione.

“È necessario garantire che il PET riciclato importato nell’UE a prezzi significativamente più bassi sia conforme alla rigorosa normativa UE sul contatto alimentare e quindi non svantaggi gli sforzi compiuti per creare una solida industria del PET in Europa – ha affermato Casper van den Dungen, Vicepresidente di PRE – Ciò richiederà inoltre una verifica completa della tracciabilità dei polimeri importati da parte degli utenti finali per evitare l’uso di autodichiarazioni come mezzo per segnalare i materiali riciclati che partecipano agli obiettivi dell’UE”.

Il riferimento è al Regolamento (UE) 2022/1616 relativo ai materiali e agli oggetti di plastica riciclata destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari che stabilisce, tra l’altro, che l’input al riciclo deve provenire da sistemi di raccolta differenziata in caso di PET riciclato per uso alimentare.

Inoltre, viene segnalato che il commercio di plastica riciclata all’interno dell’UE e con partner commerciali extra-UE può essere monitorato utilizzando i codici CN (nomenclatura combinata), ma la plastica vergine e riciclata condividono gli stessi codici, pertanto non esistono codici distinti per la plastica riciclata.

In assenza di misure applicazione della legislazione per un futuro circolare della plastica, sottolinea l’Organizzazione, l’UE per raggiungere gli obiettivi di riciclaggio rischia di importare plastica non tracciabile e non verificata.

L’introduzione di un sistema di certificazione indipendente di terze parti, secondo PRE, risolverebbe questi problemi. Parallelamente, aiuterebbe a evitare dichiarazioni non verificate e a promuovere la tracciabilità, in particolare per i materiali a contatto con gli alimenti, aumentando al tempo stesso la trasparenza sull’origine della plastica riciclata.

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