In Italia 4 RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) su 10, sia di grandi che di piccole dimensioni, scompaiono una volta che escono dalle case dei consumatori: che fine fanno?
Per rispondere a questo interrogativo e per porre l’attenzione sui “flussi paralleli” dei RAEE ovvero sulla intercettazione di tali rifiuti da parte di soggetti non autorizzati, fenomeno che comporta conseguenze ambientali ed economiche importanti, Erion WEEE,il più importante sistema italiano di responsabilità estesa del produttore (EPR) per la gestione dei RAEE e la valorizzazione delle materie prime che li compongono, ha organizzato il 17 ottobre 2023 l’evento ‘‘RAEE: Chi l’ha visto?’’, trasmesso in diretta streaming nel corso del quale è stata presentata l’indagine condotta in collaborazione con Altroconsumo, l’Associazione di consumatori italiana più diffusa.
Secondo il Rapporto 2022 del Centro di Coordinamento RAEE (CdC-RAEE), che raccoglie e sintetizza i risultati conseguiti da tutti i Sistemi Collettivi che si occupano del ritiro presso i centri di raccolta e i luoghi di raggruppamento organizzati dalla distribuzione per la gestione dei rifiuti tecnologici in Italia, e che, pertanto, è l’unico in grado di fotografare l’andamento della raccolta di RAEE domestici nella sua totalità a livello nazionale, i Sistemi Collettivi hanno gestito in tutta Italia 361.381 tonnellate di RAEE, per una raccolta media pro capite e si attesta a 6,12kg per abitante, mentre l’obiettivo definito a livello europeo è pari a 11Kg. Pertanto mancano all’appello circa 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) e più di 400 milioni di piccoli elettrodomestici (come cellulari, microonde, radio).
Una perdita che oltre a ripercussioni ambientali per il rischio che tali rifiuti “pericolosi” impropriamente trattati rilascino sostanze altamente inquinanti, ha ricadute economiche in un momento in cui le materie critiche e strategiche contenute in tali apparecchiature, essenziali per la transizione energetica, cominciano a scarseggiare e sono concentrate in pochi Paesi, tant’è che la Commissione UE ha adottato lo scorso marzo la proposta di un quadro normativo (Critical Raw Materials Act), fissando l’obiettivo che almeno il 15 % del consumo annuo dell’UE di tali materie prime strategiche provenda da riciclaggio.
L’inchiesta di Erion WEEE, condotta con Altroconsumo, ha monitorato per 6 mesi, grazie all’utilizzo di tracker GPS, 370 RAEE a fine vita (300 grandi apparecchiature, come lavatrici, frigoriferi e lavastoviglie, e 70 piccole, come cellulari, personal computer o tablet), seguendone il percorso dal momento in cui sono usciti dalle case degli italiani fino alla loro destinazione finale (lecita o illecita).
Dei 370 RAEE monitorati, provenienti da tutte le regioni di Italia, solo 264 sono stati considerati validi ai fini dell’inchiesta, dal momento che per gli altri la trasmissione è stata interrotta nel luogo del primo conferimento o il trasmettitore è risultato difettoso), dei quali solo 175 (66,3%) sono giunti in uno degli impianti accreditati, rimanendovi per un periodo di tempo sufficiente a poter essere trattati correttamente. In 12 casi (4,5% del campione) la permanenza nell’impianto accreditato è stata troppo breve per consentire una lavorazione plausibile, in linea con gli standard qualitativi del CdC RAEE, mentre altri 15 rifiuti (5,7%) sono stati trasportati in impianti registrati, ma non accreditati e quindi non tenuti formalmente a rispettare gli standard di trattamento riconosciuti dal CdC.
Anche i restanti 62 RAEE monitorati (23,5% del campione), hanno fatto un tragitto non virtuoso, raggiungendo una destinazione diversa da quella prevista, finendo in alcuni casi addirittura all’estero. Questo gruppo rappresenta un vero e proprio flusso illegale, perché durante il proprio percorso i rifiuti non sono mai transitati in impianti autorizzati al trattamento sfuggendo così a ogni controllo. Le destinazioni anomale riscontrate sono tra le più varie, come il caso di 3 notebook che hanno lasciato i porti nazionali per approdare in Africa (Senegal, Egitto e Marocco). In altri casi, la trasmissione si è interrotta presso zone residenziali dove la batteria del tracciatore si è scaricata o dove il tracciatore è stato rilevato e messo fuori uso. Inoltre, altri RAEE sono stati gettati in discariche abusive o consegnate direttamente ad acciaierie o attività di recupero e riciclo di metalli ferrosi senza essere lavorati.
“Questa inchiesta evidenzia ancora una volta il cuore del problema: accanto al Sistema RAEE italiano che funziona e porta benefici al Paese c’è una zona grigia fatta anche di traffici illeciti – ha spiegato Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE – Se vogliamo che le cose cambino non possiamo più fare finta che questo fenomeno non esista. È necessario, affinché non vengano vanificati gli sforzi dei cittadini e dei soggetti virtuosi che operano nel settore, intensificare i controlli lungo la filiera e prevedere sanzioni più dure per chi alimenta questi flussi. Nel nostro Paese gli impianti accreditati al Centro di Coordinamento Raee sono in grado di riciclare oltre il 90% in peso di RAEE; il problema non è quindi il riciclo, ma la raccolta: una parte di questi resta nelle case degli italiani, ma gli altri? Finiscono in mano a soggetti che usano i RAEE unicamente per il proprio tornaconto, catturando le materie più facili da estrarre nel modo più economico, senza minimamente curarsi dell’aspetto ambientale. E questo comporta anche una significativa diminuzione della capacità di riciclare tutte le Materie Prime Seconde e le Materie Prime Critiche, fondamentali e strategiche per il nostro Paese, contenute nei RAEE. Il nostro è un appello alle istituzioni affinché vengano attuati interventi efficaci di tutela di un interesse collettivo, ambientale ed economico“.