Settant’anni fa, il 27 dicembre 1953, il Parlamento varava la legge recante le “Norme modificative al testo unico delle leggi sulle acque e sugli impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, riguardanti l’economia montana”, fortemente voluta dal Ministro Vanoni. Un nuovo approccio ai territori, un cambio di paradigma, un nuovo ruolo per le zone montane dove acqua e forza di gravità producevano e producono energia elettrica. Con grandi benefici per i concessionari. Che grazie alla 959 venivano in parte ridistribuiti ai territori. Legge e settore idroelettrico sono raccontati in un volume pubblicato oggi da Uncem, scaricabile in PDF qui:
https://uncem.it/
“Perché è importante oggi, a 70 anni quella legge 959? Introduce il principio che il territorio conta, vale, il servizio ecosistemico di protezione della fonte, di stoccaggio dell’acqua in bacini e dighe più o meno grandi ha un valore – afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – Ma è veramente importante perché oggi i territori sono in mezzo a una partita storica. Che vale miliardi di euro. Ovvero il rinnovo, come alcuni auspicano, o il prolungamento, come altri si aspettano, delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche. Le concessioni sono già scadute, altre, come quelle Enel, scadranno nel 2029. E lo Stato, che ha affidato due anni fa la materia gare alle Regioni, ma che ha per competenza la ‘concorrenza’, deve decidere cosa fare. La Francia ha chiesto a Bruxelles di non fare le gare, di prolungare le concessioni per difendere l’asset strategico, la produzione di energia con i nostri beni. C’è chi afferma che con le gare arriverebbero grandi società internazionali cariche di finanze e fondi. A prendere le concessioni. Il rischio esiste. Uncem ha al suo interno Sindaci e Amministratori che vorrebbero le gare, e altri che propendono per il prolungamento delle concessioni alle attuali aziende presenti nelle valli, naturalmente ridiscutendo canoni e sovracanoni. In entrambe le soluzioni, il territori deve contare. Alcune Regioni sono già partite con le gare e hanno anche previsto energia gratuita che i concessionari devono dare alle attività sociali ed economiche sui territori. Di certo il territorio non può essere spettatore. E la 959 dice che i benefici devono essere a livello di Comuni insieme, non da soli a dimensione di valle, i sovracanoni devono andare a potenziare le green communities ad esempio, dando senso e forma anche alla norma statale che prevede i servizi ecosistemici-ambientali, con una delega del 2015 al Governo, per normarli, che tutti gli Esecutivi hanno fatto cadere. Riprenderla è necessaria. Per rilanciare i principi della 959 e dare ai territori montani, alpini e appennini, pieno ruolo”.