L’Inps apre le porte del proprio patrimonio artistico e culturale, un’eccellenza di tutto rispetto in Italia, ai cittadini. A Firenze questo significa volgersi in primis verso la sede di palazzo Pazzi, acquisita dall’ente nel 1931, in via del Proconsolo, un pezzo ben visibile nelle sue forme esterne, ma non sempre così conosciuto in città e anche all’esterno per una sorta di damnatio memoriae che colpì la famiglia d’origine. La causa? Una congiura fallita nel 1478 contro lo strapotere della famiglia Medici. Mutuando le parole del governatore della Toscana, Eugenio Giani, si potrebbe allora dire che l’istituto nazionale di previdenza contribuisca anche a a riscoprire, in positivo, la funzione storica del palazzo.
Lo strumento scelto è l’iniziativa ‘Eccellenze patrimoniali‘ che si è svolta oggi in città per la presentazione di un documentario e di un volume ’20 opere per 20 regioni’ dedicato al patrimonio artistico. Nel primo volume spazio monopolizzato dai capolavori toscani: fra questi i dipinti di paesaggi di Bresciani e Caponi, la campagna lucchese di Niccolò Codino ma anche il buttero maremmano di Tolomeo Faccendi. “Partiamo con questo evento, un convegno diviso in due sessioni in cui raccontiamo la storia di palazzo Pazzi e di Firenze nell’epoca della sua costruzione e poi illustriamo e raccontiamo alcune opere d’arte che sono dislocate in tutta la Toscana nelle nostre sedi- spiega alla Dire il direttore regionale di Inps Maurizio Emanuele Pizzicaroli- lo facciamo con degli esperti, storici d’arte. Speriamo che questo sia solo un primo passo, vorremmo infatti dedicare giornate apposite anche a scolaresche e comunque a visite da parte della cittadinanza”.
Fra i relatori, Claudio Paolini direttore scientifico della fondazione Roberto Longhi intervenuta sulla Firenze delle origini, Angela Orlandi docente di Storia Economica dell’Unifi che ha parlato dell’economia della Firenze rinascimentale, l’architetto della soprintendenza Hosea Scelza che si è soffermata proprio sul gioiello architettonico di palazzo Pazzi, Cristina Acidini presidente dell’accademia delle Arti e del disegno di Firenze. E proprio sul rapporto fra ‘Inps e arte in Toscana’, titolo dell’iniziativa odierna, Pizzicaroli aggiunge: “Come ente pubblico, anche se siamo un ente di welfare e agiamo sul fronte dello sviluppo sociale ed economico, abbiamo il dovere di agire su aspetti di crescita civile e culturale. Mettere quindi a disposizione del pubblico il nostro patrimonio artistico è un’operazione importante. Poi Palazzo Pazzi rappresenta la storia di Firenze oltre che d’Italia visto che la congiura che è stata orchestrata dai proprietari di questo edificio ha segnato la storia della città, ma anche di tutto il Rinascimento italiano”.
Il motivo di questo impegno, chiosa il direttore della comunicazione Inps Diego De Felice intervenuto sul progetto ’20 opere per 20 regioni’, “è far conoscere il patrimonio culturale dell’Inps, un ente che ormai ha 126 anni, e far vedere ai cittadini il patrimonio accumulato di opere d’arte pittoriche, scultoree, vere eccellenze patrimoniali. La Toscana è la regione più ricca di questo patrimonio. La pubblicazione è stata realizzata insieme al nostro centro fotografico e ai nostri colleghi che si occupano di audiovisivo. La presentiamo alla città di Firenze, alla regione Toscana ma anche a tutti i cittadini e a tutti i colleghi italiani”.
D’altro canto, precisa De Felice, “Inps ha un grande patrimonio artistico e ci teniamo ad avere un respiro più ampio rispetto alle attività che sono il nostro core business“. Uno spirito che riceve l’elogio del presidente della Regione Giani: “Ho molto apprezzato la manifestazione di oggi in Toscana, ma parallelamente in tutte e 20 le regioni italiane, perché sviluppa un’attività di mecenatismo moderno che da un lato intende valorizzare la sua sede che ha avuto un ruolo storico fondamentale, troppo sottaciuto per molto tempo, dall’altro si traduce in un investimento sull’arte contemporanea tramite il bel volume sulle opere più importanti di proprietà dell’Inps che possono essere fruite dai cittadini”.
Con l’appuntamento a palazzo della famiglia Pazzi, conclude Giani, “l’Inps ci fa riscoprire anche un momento importante della vita del Rinascimento, e oggi riabilita il senso di un palazzo storico che fu il primo centro di Firenze a metà del 1200”.